Farmacie e liberalizzazione della professione


La recente riforma degli ordinamenti professionali, che ha preso vita col D.P.R. n. 137 del 07 agosto 2012, pubblicato in G.U. del 14 agosto 2012, è a mio avviso, un passo avanti di portata eccezionale ed epocale per tutte le professioni, inclusa la mia, quella di farmacista. Infatti, dopo attenta lettura e il parere di un avvocato al quale ci siamo rivolti per confermare la nostra interpretazione, in pratica, dal 14 agosto, io, farmacista iscritta all’Ordine dei Farmacisti competente, posso finalmente avviare la vendita di tutti i farmaci in commercio, anche quelli con obbligo di ricetta medica.
A suffragio di questa affermazione vi sono alcuni punti salienti del Decreto, nei quali si afferma che non devono sussistere limiti al libero esercizio delle professioni, ivi compresa quella di farmacista, e che vi è la soppressione di qualsiasi forma di numero chiuso nell’esercizio delle professioni. Lo stesso D.P.R. che garantisce il libero esercizio della professione, prevede, all’art 3, che non sono ammesse limitazioni, in qualsiasi forma, anche attraverso previsioni deontologiche, del numero di persone titolate a esercitare la professione, con attività anche abituale e prevalente, su tutto o parte del territorio dello Stato, salve deroghe espresse fondate su ragioni di pubblico interesse, quale la tutela della salute e, all’art. 4, che sono vietate limitazioni discriminatorie, anche indirette, all’accesso e all’esercizio della professione, fondate sulla nazionalità del professionista.

Quindi, se la recente normativa conferma il libero accesso alla professione e così pure il suo esercizio, compreso quello del farmacista, da parte di professionista regolarmente iscritto all’Ordine, il R.D. 27 luglio 1934 n. 1265, il D.M. 18/04/2012 ed il D. Lgs 24 aprile 2006 n. 219, che indicano l’elenco dei farmaci vendibili con obbligo di ricetta medica dal solo farmacista, devono considerarsi implicitamente abrogati, per contrasto con la normativa suindicata, nella parte in cui prevedono che la vendita deve essere effettuata all’interno della farmacia, alla luce della conferma del principio per cui la vendita di medicinale su obbligo di presentazione della ricetta medica, avviene sotto la responsabilità del farmacista, professionista iscritto all’Ordine.
Tra l’altro, recentemente, questo principio è stato applicato per tutte le ricette di carattere veterinario e per i relativi medicinali dispensati in Parafarmacia. Dunque, in base alle nuove norme io posso svolgere senza limitazioni la mia professione di farmacista, poiché ho tutti i requisiti previsti dalla legge, e non devo necessariamente esercitare all’interno di una farmacia.
Tutti i farmacisti sono professionisti e senza loro, la ricetta del medico è un foglio privo di significato. Quando il medico scrive Pr. o R. (prendi o recipe) si riferisce al farmacista, e siamo solo noi che possiamo dare senso giuridico alla ricetta, sia dentro una farmacia, che in qualsiasi altro luogo conforme, come quello riconosciuto dalla legge 4 agosto 2006 n. 248 del Decreto Bersani. Nel recente Decreto non si parla di luoghi ma di persone, e non si obbliga l’avvocato ad esercitare in Tribunale o il medico in Ospedale.
Quindi il binomio farmaco-farmacista prescinde dal luogo in cui ciò si concretizza, così come il binomio medico-paziente esula dalla struttura in cui si pone in essere. Una lettera con le suddette considerazioni e istanze è già stata spedita agli organi competenti, dai quali attendiamo risposte. Le leggi si fanno e si attuano, ma soprattutto vale il principio che la legge è uguale per tutti.

Dr.ssa Antonella Puleo


55 risposte a “Farmacie e liberalizzazione della professione”

  1. L’articolo delle liberalizzazioni lo ha scritto un ignorante, non é possibile che non capiate quali sarebbero le conseguenze di una liberalizzazione vera e propria. Noi farmacisti titolari saremmo come dei liberi professionisti non laureati ( baristi, fruttivendoli, negozianti) noi abbiamo una laurea, abbiamo l’abilitazione e ci sono i concorsi pubblici che “regalano ” farmacie alla gente che non può comprarsela. Prendetevela con lo stato per la modalità di assegnazione delle farmacie del prossimo concorso, non con i titolari di farmacia che devono combattere con stato, asl, clienti e colleghi ignoranti. Noi siamo una categoria che si sta auto distruggendo per la stupidità di gente ignorante smaniosa di avere una farmacia. Non é colpa nostra se lo stato decide di premiare i vecchi farmacisti piuttosto che i neo laureati, il concorso é assurdo perché noi dobbiamo pagarne le conseguenze?! Perché la gente non capisce che un bacino d’urgenza di 4000 persone non é tanto e
    che con le liberalizzazioni scenderebbe ancora?! Allora non pubblicate più robaccia del genere. Schifosi!

    • Dottoressa Bova, mi permetto di risponderle in quanto sono l’editore ed il responsabile della testata quellichelafarmacia. La nostra testata giornalistica è nata precisamente un’anno fa e fin dal primo momento il nostro scopo principale è stato quello di fare informazione indipendente rivolta a tutta la platea di FARMACISTI senza badare molto se essi siano dipendenti, titolari di farmacia, titolari di parafarmacia, ospedalieri, ricercatori, informatori.
      Questa nostra scelta sono contento di dirlo ci ha premiato rendendoci in meno di un’anno uno dei principali magazine italiani dedicati al mondo del farmacista e questo perchè abbiamo sepre dato a tutti la possibilità di esprimere le proprie opinioni e credendo che solo da uno scambio di idee costruttivo si possa davvero aggiungere valore ad ogni notizia che portiamo sul pc di tutti i farmacisti italiani ogni giorno.

      Saluti
      Felice Guerriero

  2. Dottoressa Bova,mi permetto di ricordarle che anche i suoi dipendenti al banco sono farmacisti abilitati ed iscritti ad un albo come me e come lei.E noi a differenza vostra non abbiamo ereditato nulla se non la voglia di esercitare la libera professione.Poi se posso permettermi la vorrei far riflettere su una cosa…perchè non prova a parlare della nostra professione con i suoi collaboratori?Gli chieda se si sentono gratificati dall’essere sottopagati per le responsabilità che quotidianamente si assumono.La causa di tutto ciò che succede oggi è frutto della miopia di chi vi rappresenta.
    Saluti,dott.Alfonso Albano.

  3. Basterebbe aumentare gli stipendi ai collaboratori piuttosto che andare avanti con questa lotta che porterà solo riforme che andranno a favore dei corner dei supermercati e sinceramente non mi sembra un buon modo per valorizzare la libera professione nonchè la figura del farmacista stesso.

  4. Dispiace vedere che secondo qualche collega il problema non si risolverà se non cedendo tutto in mano alla gdo.Perchè ovviamente dare valore alla figura del professionista non si addice a tutti.Un po’ come la pubblicità della “mastercard”
    Sveglia siete farmacisti anche voi.La nostra professione viene svilita da certi vostri atteggiamenti.Puntiamo alla libera professione senza se e senza ma.E vedrete che la Gdo non potrà mai fare ciò che fa un professionista indipendente.
    Poi sul fatto che ci si debba paragonare a fruttivendoli o altri lavori mi sembra davvero un’assurdità.Esistono i mestieri e le professioni.La risposta sta tutta qua.C’è chi si limita a vendere momentact e chi invece consiglia un antiinfiammatorio…

  5. Caspita! Davvero si regalano farmacie? Intende quelle che vengono assegnate ogni vent’anni e per lo piu’ finiscono nelle mani di amici e parenti di coloro che hanno gia’ una farmacia?
    Una volta ad un mio collega hanno regalato la sede farmaceutica sull’isola Ferdinandea, ma non aveva abbastanza soldi per le medicine e gli arredi…e le tasse…ed il fitto locali….e per mantenere moglie e due figli. Ha rinunciato…..ed a cinquant’anni fa il dipendente: sta ancora al banco a prendere ramanzine dal figlio del titolare, perche’ usa sempre il formato di carta troppo grande per fare i pacchetti…
    Ma una cosa non capisco cosa c’entrano le ”liberalizzazioni” quella che la titolare Bova dice che ci portera’ ad essere tutti ”baristi” con il libero esercizio della professione di farmacista. La prima porterebbe la fascia C anche nei corner GDO e nelle catene di ”Essere benessere”. Ma la libera professione riguarda solo i farmacisti e quindi se si lascia vendere la fascia C, solo a questi(e perche’ ne hanno diritto) non credo che siano inclusi gli esercizi di vicinato di proprieta’ della GDO o di soggetti non farmacisti. Proprio quel tipo di liberalizzazione ”guidata” che sarebbe auspicabile per non danneggiare i signori titolari di farmacie.
    A volte e’ meglio lasciar fare agli ”attori”(i farmacisti), anziche’ affidare i problemi alla politica…

  6. Io non ho affermato che la soluzione sia la GDO, ho affermato che continuando così non si fa altro che aumentare questa possibilità, visto che è impossibile che ogni singolo laureato in farmacia apra una propria farmacia per ragioni di facile intuizione e piuttosto che finire in un supermercato è preferibile migliorare la condizione del collaboratore che non deve essere una posizione di svantaggio anzi!Io penso che se molti titolari si fossero comportati diversamente in questi anni invece di aumentare il malcontento tra i loro collaboratori ora non ci troveremo a questo livello!

  7. Rispondo alla signora Bova poichè parte in causa. Infatti sono l’autrice della lettera, non articolo, ma lettera, che è diverso. Non commento gli insulti e le frasi offensive, perchè non mi hanno colpito più di tanto. Siamo avvezzi alle aggressioni e le tolleriamo, specie se vengono fatte da chi ha la pancia piena e ragiona con quella. Mi permetto invece di correggere e puntualizzare, circa l’errore grammaticale che è la cosa che mi ha colpito di più da chi mi ha dato dell’”ignorante”. Gli articoli indeterminativi sono UN, UNO ed UNA. UN ed UNO sono per il maschile, mentre UNA per il femminile.Quando però una parola al femminile inizia con vocale si mette l’apostrofo. Ora, siccoe l’ignorante sarei io, e sono femmina, era meglio scrivere “un’ignorante”. Null’altro da aggiungere. Si contenga signora Bova. Abbiamo bravi avvocati e intendiamo avvalercene.

  8. E aggiungo: spero che la frase “bacino d’urgenza” non sia un bisogno impellente di affetto, ma sia “bacino d’utenza”. Siete una fonte inesauribile di ilarità.

  9. Ultimo ragionamento maturato tempo fa e rafforzato dalle assurde affermazioni della signora Bova: Io sono nata in Italia e ho accesso al cibo, quindi vivo. Milioni di persone nate in altri luoghi del mondo non hanno accesso al cibo, quindi muoiono. Io sono una persona; i milioni di individui che patiscono la fame sono persone. Quindi siamo uguali. Ma l’accessibilità al cibo non è legata alla condizione di persona umana, ma al luogo di nascita, alla “struttura” in cui si svolge la propria vita. Ed è per questo motivo che io mangio e milioni di individui no”. In pratica è lo stesso ragionamento della Signora e io mi vergognerei d’averlo solo pensato. La collega invece no; l’ha pure scritto, e riporto fedelmente “Perché la gente non capisce che un bacino d’urgenza di 4000 persone non é tanto e che con le liberalizzazioni scenderebbe ancora?!”. Quindi non è una difesa della professione, del numero di scontrini che calerebbe. Quindi, quando parlate della difesa della professione e mettete di mezzo ortolani e macellai, ricordatevi del vostro più grande lapsus freudiano, ovvero che non vi importa nulla della professione, ma è solo una questione di “bacino d’urgenza”.

  10. Caspita Signora Bova, che stile!”Gente smaniosa di avere una farmacia”, nessun concetto di diritti e doveri,nessun concetto di democrazia sociale,di una professione condivisa, siamo ancora al Padrone, al Vassallo, ma volente o nolente gente come lei è per forza destinata a sparire perchè non ha il senso del tempo che passa e cambia le cose, arroccarsi a vecchi schemi di secoli passati non basterà a lasciare tutto come è.I cambiamenti fanno parte della vita e se ci sono 17.500 farmacie e 80.000 laureati, cosa pensa che succederà prima o poi?Purtroppo per la sua ignoranza e arroganza non posso fare niente, solo compatirla ma un suggerimento ce l’ho lo stesso: giri un pò il mondo, guardi altre realtà oltre la sua PIANTA ORGANICA, scoprirà di essere obsoleta e se ancora senatori e deputati riescono a bloccare qualunque cambiamente, stia certa che non sarà per sempre, noi siamo pronti e non si illuda che i suoi privilegi dureranno per sempre.infine non sono sicura che lei sia all’altezza di baristi, fruttivendoli, negozianti, tutte persone che lavorano, senza il privilegio di essere soli in 8-10 mila abitanti, quella si che è una cosa vergognosa!

  11. Certo fa specie leggere certe amenità..ma tanto siamo farmacisti né letterati né tanto meno uomini di scienza.La maggior parte di noi si limita ad assecondare i desideri al banco del cliente..”mi dia una voltaren,per favore”…”certo signora”
    Ma fortunatamente anche se in pochi qualche “farmacista” vero è rimasto.E voi temete proprio questo.Gente che abbia un pensiero indipendente dalle direttive di Federfarma…ma vi conviene?Noi non ci arrenderemo mai..e grazie mille.Senza di voi sarebbe state semplici liberalizzazioni..

  12. Collega Bova
    sveglia siamo nel 2012!! Vediamo di capirci nel mondo reale se una persona ha compiuto gli studi e se ha le competenze per
    svolgere l’attività di farmacista, credo che impedirgli di farlo sia non degno di un paese CIVILE.

    Purtroppo l’Italia non lo è visto che oramai da decenni, si consente ad aziende private, quali sono le Farmacie, di lavorare in regime di monopolio con autorizzazioni che si tramandano da padre in figlio, mentre a noi PERSONE NORMALI ci viene impedito di svolgere a pieno la professione di FARMACISTA.

    Non è colpa nostra se lo stato decide di premiare i vecchi farmacisti?? Bene non sarà colpa nostra se il prossimo governo liberalizzerà la vendita dei farmaci di fascia C (TUTTI).

    Una domanda: vi sentite così professionisti voi titolari e avete tutta questa paura della GDO o dei supermercati??

    A presto sarà un piacere…

    Renato

  13. è davvero deprimente vedere colleghi come quelli delle parafarmacie che non si accorgono che con questi attacchi continui stanno regalando il farmaco alla coop e svilendo la professione in maniera totale.Se continuate cosi,tra un pò verremo equiparati ai fruttivendoli.Complimenti,continuate a lagnarvi e a chiedere la fascia c.Intanto questo governo vi ha aumentato le farmacie,che andranno a piazzarsi dove siete voi,e vi ha aumentato le spese per la messa a posto del negozio.Lagnatevi,lagnatevi..

  14. c’è gente che sta ancora pagando il mutuo della farmacia,gente che ha vinto i concorsi.e i colleghi qui sopra vogliono una farmacia non convenzionata?si vuole tutto,con il minimo sforzi..e no..cari colleghi..la vita non è cosi facile.Poi ci lamentiamo di come veniamo dipinti all’estero. Saluti

  15. e se continua il monti bis,difficilmente le farmacie verranno nuovamente toccate,non fatevi illusioni di aprire le parafarmacie sperando nella furbata.

  16. Vorrei chiedere a Giovanni dov’è la furbata…è una furbata ritenersi un professionista laureato ed abilitato come te e la d.ssa Bova e PRETENDERE che lo Stato italiano mi riconosca la possibilità di svolgere la libera professione! Un avvocato un medico udite udite un notaio, dopo l’abilitazione e l’iscrizione all’albo è libero di svolgere la propria professione come LIBERO professionista…Poi non mi sembra che le parafarmacie vengano regalate, ci sono colleghi che pagano il mutuo, i farmaci li comprano, l’enpaf la pagano, non capisco dove starebbe la furbata, anzi hanno un rischio d’impresa maggiore nell’aprire una parafarmacia visto il minor assortimento…

  17. Cari colleghi, ci sono qualcosa come 1500 farmacie piccole come la mia, orfani del titolare.
    I concorsi sono stati espletati, ma nessuno le ha accettate.
    Perchè? come mai? Ve lo dico io? perchè nessuno vuole fare sacrifici. Alla faccia della passione professionale e della preparazione intellettuale, voi volete fare solo i commercianti,avere il negozio sotto casa, magari con il locale di proprietà. Peccato che anche per aprire un parafarmacia ci vogliono anche tanti soldini, e non tutti i poveri diavoli farmacisti se lo possono permettere.
    I farmacisti rurali con farmacie fino a 700- 800 abitanti, fanno tanti sacrifici. La maggior parte della giornata,13 o anche 14 ore le passano in farmacia, perchè per espletare tutto il lavoro
    quotidiano, non bastano le ore normali di apertura.
    Per non parlare poi di quando ti svegliano di notte, per una urgenza e non puoi farti pagare il notturno perchè ti regalano le uova. Si lamentano anche se chiudi una settimana per ferie, perchè sono stati costretti ad andare in una farmacia dove non sanno quale sono le medicine che prendono ed hanno paura di morire.
    Se danno la maggiorazione a noi piccoli rurali un motivo ci sarà.

  18. voi volete fare solo i commercianti,avere il negozio sotto casa, magari con il locale di proprietà. hai pienamente ragione giuseppe,qui nessuno vuole fare sacrifici,vogliono tutto e subito.l’unico interesse delle parafarmacie è il commercio,ciò porta allo svilimento totale della professione.la cosa brutta è che non se ne rendono conto caro giuseppe, pensano di essere nel merito.

  19. Allora ringraziamo voi tutti titolari di farmacia che siete stati chiamati dallo stato italiano a svolgere questo lavoro per un misero stipendiuccio costretti a fare le notti e a non fare ferie…ma mi chiedo se questo lavoro è così faticoso perchè non fate un altro lavoro, credo non ci sia nessuno che vi obblighi a fare i titolari di farmacia…chiudete, vendete e fate i collaboratori almeno quei 1300 € sono garantiti, o meglio andate in fabbrica a fare gli operai che lo stipendio è uguale e ci sono meno responsabilità, ecm, enpaf, ordine…basta con le chiacchiere, basta con le giustificazioni inutili e vecchie fondate sulla fantomatica commercializzazione dovuta alle parafarmacie…ma siete voi i primi commercianti che pur di far quattrini vi siete sviliti vendendo caramelle ,chewingum, ciabatte, giocattoli, vibratori…siete voi i primi a commercializzare il farmaco, altrimenti non vendereste quotidianamente farmaci con obbligo di ricetta senza chiederla semplicemente per avere quei soldini subito! Non siete più credibili, il tempo dell’onnipotenza dei titolari di farmacia sta finendo, vi è stato concesso di rubare fatturato a sanitarie, negozi di giocattoli, ottici, profumerie, sexy shop appena viene toccato il vostro di fatturato tirate fuori la storia della mercificazione del farmaco…ma vi rendete conto che scadete ne ridicolo? Meglio il silenzio

  20. le parafarmacie non vendono ciabatte profumi vibratori..nooo.. io dico che invece sono proprio quelli delle parafarmacie a dover cambiare lavoro..ve ne sono tanti,e dato che vi lamentate tanto,il vostro lavoro non vi soddisfa,vi frustra,vi sentite mortificati,cambiate.in fabbrica,potrete sfruttare a pieno la libertà di professione,o che so,nei campi.li c’è massima libertà di professione.nessuno vi ha obbligato ad aprire il negozio,nonostante fosse chiaro che la parafarmacia è un idea fallimentare,sopratutto in tempo di crisi.è dato che siete dei puritani,per favore non vendete più caramelle ,chewingum, ciabatte, giocattoli,perchè quelli li vendono solo i cattivoni delle farmacie,voi siete la parte pulita.Saluti

  21. Caro Luca, hai perso il punto della situazione:Il vostro sindacato ci impedisce di vendere i farmaci per tutelare i vostri guadagni, come nelle migliori tradizioni medioevali, chiaro?la Pianta Organica vi ha garantito di non avere concorrenza, giusto? Meglio di cosi….non è che il nostro lavoro non ci soddisfa, noi semplicemente lo vogliamo fare il nostro lavoro, invece non possiamo perchè una piccola ma potente categoria detta casta ce lo impedisce, mi sembra chiarissimo, come i neri d’America(e anche di qui) quando volevano uguali diritti dei bianchi, è la stessa cosa, tutte le altre cose sono fesserie.Vicino a me c’è una signora che vende scarpe anche buone completamente rovinata dalla farmacia che le ha messe tutte di tutti i tipi e generi, bambini , vecchi, tutte all’ultima moda…..questa farmacia fa una concorrenza spietata a questa donna con la scusa che sono “di farmacia” quindi migliori(sic!), ma quella donna non può fare nessuna concorrenza alla farmacia, nemmeno noi farmacisti possiamo per la sacralità dei “muri” come ebbe a dire il grande senatore Lettieri poco tempo fa.La domanda è : ci fate o ci siete?

  22. esistono regole,nella vita.Regole,regole,regole,anche nel mondo delle farmacie.cara collega,lei vuole l’accalcarsi di parafarmacie nei pressi di studi medici,e ospedali,e desertificazione nel resto delle città di farmacia? l’importante a quanto ho capito dai commenti è solo guadagnare soldi,null’altro,quindi lei vorrebbe questo.che tristezza..ragazzi,nessuno vi ha obbligato ad aprire il negozio.sono scelte,avete rischiato,forse vi siete accorti di aver sbagliato,e ora infangate le farmacie..no perchè qui sembra che si ripete sempre la stessa cosa.la gente apprezza le farmacie,e come direbbe gasparri,io non andrei mai da un para-avvocato. anche voi avete diritto a lavorare in farmacia,con i concorsi o come collaboratori,o come ospedalieri.datevi da fare,si ricordi però,REGOLE REGOLE REGOLE.ma mai cercare di scavalcarle cercando la furbata.Saluti

  23. Quando ci sarà la completa liberalizzazione così tanto desiderata, allora aprirò una farmacia grandissima proprio accanto a quella di Maria,una accanto a quella di Riccardo, un’altra a quella di Renato ecc…. Poi……….. che prevalga il migliore!

  24. Poveri illusi credete che davvero ci sarà mai una liberalizzazione? La politica è fatta con i soldi e di soldi nelle parafarmacie ne girano ben pochi.

    Illusi

  25. Davvero lo pensi Marco? Hai detto bene la politica è fatta di soldi Federfarma finanzia il PDL mentre le Cooperative e i grandi gruppi quali AUCHAN e CARREFOUR finanziano il PD (x Marco questi di soldi ne hanno tanti).

    La liberalizzazione si farà ma non per porre fine ad un ingiustizia grande come una casa ma solo per consentire a questi gruppi di entrare nel mercato della vendita dei farmaci.

    I farmacisti titolari dovrebbero capire che il mercato non lo si ferma a botte di leggi e scioperi(di un giorno), il prossimo anno ci sarà la sentenza della corte europea di giustizia che sancirà il principio che il farmacista se abilitato può e deve esercitare la sua professione senza limiti imposti dalla legge (perchè un altra legge gli conferisce il titolo di Dott. in Farmacia).
    Quindi se la vendita dei farmaci in tutti i luoghi abilitati a farlo e che preveda la presenza del farmacista non avverrà per legge nazionale ci sarà perchè sarà l’Europa a chiedercelo.

    Arriveranno le multinazionali? Distruggeranno le farmacie e le parafarmacie? Benissimo se è il mercato e quindi i consumatori a deciderlo perchè non accettarlo? Perchè un salumiere che si è visto aprire un Centro commerciale di fronte ha dovuto chiudere senza potersi appellare a niente e i titolari di farmacia gridano alla fine se ciò dovesse accadere?

  26. x Annalisa: spero vivamente che ciò avvenga, sarebbe una civilizzazione dell’ Italia, lasciare liberi i farmacisti di svolgere la libera professione e che prevalga il migliore.
    x Luca: già l’aver tirato in ballo Gasparri come esempio mi fa comprendere la tua levatura, ma quello che nè Gasparri nè tantomeno tu (cosa più grave in quanto collega) siete in grado di comprendere è che non esiste il PARA-farmacista, esiste la parafarmacia al cui interno c’è un farmacista e migliaia e migliaia di persone vanno dal farmacista in parafarmacia, credimi sono tantissimi ed è questo che vi rode.
    x Renato: sono d’accordo su ciò che dici, è il mercato che decide e molti salumieri, nonostante i centri commerciali, sono stati in grado di restare sul mercato grazie alle loro capacità.

  27. é ovvio che la mia era solo una provocazione: nel 99,9% dei casi il piccolo salumiere ha sempre chiuso quando ha aperto al suo fianco un grande centro commerciale! Lo stesso accadrà a noi, e in tal modo si cancellerà dal dizionario italiano la parola farmacista, nella sua stessa essenza, riflettete!

  28. Ma dai,grazie per avermelo specificato che era una provocazione… Comunque non mi sembra che la parola farmacista in America, in Belgio, in Gran bretagna, in Olanda, in Germania sia stata cancellata…La professione la fà il professionista, non il luogo dove egli esercita…(il medico rimane medico in ospedale, nelle asl così come nel proprio studio privato)

  29. Annalisa
    finiamola con questa storia della professione che sono 40 anni che viene mortificata da stipendi di fame noi come gruppo (2 supermercati + parafarmacia ) gestiamo circa 30 dipendenti e ti posso assicurare che come stipendio guadagna di più il direttore del supermercato (solo un misero diploma) che le 2 Dott.sse che abbiamo in Parafarmacia (CONTRATTO NAZIONALE FULL TIME).Nel mercato conta e tantissimo la qualità delle persone e quindi come a parità di dottori se ci dobbiamo fare operare andiamo non da quello che costa meno ma da quello che ci da più garanzie di profesisonalità.
    Saluti

  30. Un concentrato di banalità. Il problema è che se si fraziona oltre un certo limite la distribuzione finale del farmaco i farmaci non alto-rotanti divengono di difficile reperibilità (tralasciando il problema dell’investimento e ammortamento dell’infrastruttura), non bisogna inventarsi nulla: basta conoscere esperienze estere passate. Dei cinque maggiori paesi europei 4 contingentano le farmacie (Italia, Francia, Spagna e UK, si avete capito bene: in UK le farmacie sono libere come principio ma contingentate, e più ch in Italia da un punto di vista numerico, da una norma che si chiama “control of entry”, chi non la concosce si informi), ci sarà un perchè. Fa eccezione la Germania, ma parliamo di un paese che “sforna” 1800 farmacisti/anno per 80 milioni di tedeschi contro i ns 4000 per 60 milioni, con un mercato farmaceutico molto più ricco e un’organizzazione socio-politica totalmente diversa (stato federale e sistema sanitario basato su casse mutue di categoria). Cerchiamo di essere seri.

    • E questa teoria del frazionamento si applica solo alle farmacie non convenzionate o anche alle farmacie? No perche’ e’ davvero affascinante collegare l’aumento dell’offerta del farmaco ad una sua difficile reperibilita’. comunque a quanto pare si applicherebbe solo agli esercizi di vicinato…o no? forse il dottore intende anche adottare rimedi alla ”frazionabilità” anche bloccando le revisioni di pianta organica ed eventualmente pure le aperture delle farmacie rurali in zone disagiate…(che ce frega della capillarita’ di stì bifolchi, ce stanno le farmacie di citta’ a quorum 20.000, che c’hanno tutto…).
      Blocchiamo tutte le nuove aperture, allora! E quorum a 100.000 per far contenti questi disinteressati titolari…

  31. Comunque non tutto e’ male e non tutto e’ bene, i prezzi delle farmacie sono in nettissimo calo, e dal 180-280% del fatturato di 5-6 anni fa ora siamo al 120-180% e mi sento di dire, se conosco un po’ l’ambiente e sentiti gli analisti finanziari, che nel medio termine si stabilizzerà attorno al 100%, favorendo l’apertura di un sistema che, innegabilmente, aveva qualche chiusura di troppo.

    • Quindi una farmacia da 1.000.000 non la pago 2.000.000 ma 1.500.000… se mi va bene la pago addirittura 1K. Questo e’ cio’ che intendono i NON titolari per liberalizzare la professione…

  32. ” No perche’ e’ davvero affascinante collegare l’aumento dell’offerta del farmaco ad una sua difficile reperibilita’.” dr.Musumeci, lei mi attribuisce concetti in maniera distorta, per le regole della farmacoeconomia all’aumento dei punti di dispensazione diviene + facile reperire i medio-alto rotanti e – facile trovare i medio-basso rotanti. Per lo stesso motivo oltre un certo limite (e si può discutere su quale questo limite sia nel mercato farmaceutico italiano) la qualità del vizio e delle infrastrutture scendono. Questo e’ il razionale che porta la quasi totalità dei paesi europei a contingentare le aperture (sia pur attraverso i sistemi più disparati, ad esempio in Belgio teoricamente l’apertura e’ libera ma da molti anni ogni 31/12 re Leopoldo firma una moratoria sulle nuove aperture nell’intento di far diminuire le farmacie perché gli standard di servizio e fornitura erano andati in crisi), e ha portato la Francia un anno fa ad ALZARE, con provvedimento bipartisan, il quorum da 3500 a 4500. Ciò detto l’attuale assetto non e’ certo l’unico possibile, e dove mettere i paletti di garanzia si può discutere, ma le basi tecniche cerchiamo di saperle se vogliamo parlare.

  33. Dottore la mente umana e’ fatta per imparare e solo i morti non lo possono piu’ fare. Quindi sono felice di poter imparare da lei, perche’ così vuol dire che sono ancora vivo. Come le ho gia’ scritto e’ affascinante la teoria della carenza di farmaci a bassa rotazione dovuta al ”frazionamento” distributivo che lei cita e che precisa essere di farmaco-economia. Quindi sicuramente enunciata da una persona od un gruppo di studiosi, che descrivono(dimostrandolo) in un testo specifico che la teoria summenzionata va applicata al sistema farmaceutico nel suo complesso e soprattutto nello specifico della distribuzione e vendita al dettaglio delle farmacie( e parafarmacie naturalmente). Quindi farebbe cosa gradita citando il testo dove e’ enunciata la teoria affinche’ possiamo arrivare tutti a capire qual’è la realta’ delle cose.
    Lei quindi collega l’eccessivo frazionamento ad una difficolta’ di reperire farmaci a bassa rotazione. Mi piacerebbe pero’ sapere se si riferisce alle farmacie gia’ sul territorio a quelle di nuova istituzione, ad entrambe o agli esercizi di vicinato o tutti questi punti vendita messi insieme…poiche’ sappiamo che ognuno di loro puo’ avere sistemi di approvvigionamento diversi.
    Quindi anche lei quando applica le teorie che conosce meglio di me e di altri dovrebbe poi specificarne bene tutti i punti.
    Capisco pero’ anche che forse non e’ la sede adatta per dilungarsi, ma potrebbe dare il suo prezioso contributo( e non sto ironizzando) se potesse intervenire sul forum di puntoeffe).
    La fascinosita’ della materia poi non sta nella natura ”economicistica” della teoria, ma nel fatto che fa parte delle tante teorie e leggi che si sono susseguite e stratificate negli anni a sostenere per sedimentazione e poi aggregazione stretta e amalgama perfetto, quella impalcatura su cui si basa tutto ”il vecchio diritto delle farmacie” (materia affascinante ripeto) che ha giustificato e giustifica tutt’ora come una forma a se stante di ”diritto civile”, l’esclusione da qualsiasi titolarita’ da parte di generazioni di farmacisti destinati ad essere unicamente manovalanza nelle farmacie ove non sostituiti al banco da un magazziniere.
    Quale evoluzione del pensiero tradotto in teorie e leggi umane portano due esseri umani uguali in tutto e per tutto uno ad essere limitato o discriminato, rispetto all’altro, nello esercitare lo stesso lavoro e la stessa scienza. Questo e’ l’aspetto piu’ affascianante…(piu’ che riuscire a dimostrare che un esercizio farmaceutico in piu’ provoca un farmaco in meno sugli scaffali di quello nato prima).
    (p.s. naturalmente sarebbe anche bello poter collegare la moratoria di re Leopoldo con la teoria della difficolta’ di reperimento dei farmaci col frazionamento…). Credo che sia pero’ di fondamentale importanza (e voi titolari ne avete il dovere), di far capire la verita’, prima di consegnare la farmaceutica al grande capitale.
    Dr. Rosario Musumeci, titolare di parafarmacia.

  34. Gentile collega, potrei fare una ricerca anche online per ritrovare tutti i riferimenti ad articoli e testi che ho letto in anni di approfondimenti dovuti all’amore per la professione, ma lascio a lei l’onere se interessato, non pretendo di convincere nessuno. Ma e’ evidente che se la farmacia media fattura 1500k avrà un magazzino di circa 150k, se domani avremo più farmacie, essendo il ns mercato per l’80-85% inestensibile, diciamo che fatturerò 1000k e il collega che avrà aperto 1000k anche lui (chiaro che andiamo per polli di trilussa, unico modo per analizzare dinamiche di sistema); tutti e due avremo un magazzino sui 100k (a meno che uno dei due non sia un soggetto con capacita’ finanziarie molto sopra la concorrenza, magari una chain…ma non complichiamo lo scenario); ovviamente sia io che il vicino “taglieremo” i farmaci meno rotanti, vi sara’ quindi una maggiore accessibilità agli alto rotanti dato da più punti vendita ma una minore ai bassorotanti, anche le consegne diverranno più rarefatte (tutto già accaduto in grecia 20 anni fa e in Ungheria recentemente, a quanto mi risulta i magiari hanno liberalizzato nel 2006 e rimesso la p.o. Nel 2011!, altrimenti perché il quorum in tanti paesi europei, la moratoria belga, la P.o. Rimessa in Grecia dopo 20 anni?) Il nocciolo e’ che occorre trovare un compromesso su una farmacia ogni tanti abitanti, che sarebbe fornitissima e potrebbe anche lavorare con margini unitari molto bassi (per accennare ad un’altra variabile) e un ogni pochi che non potrebbe garantire forniture, strutture e professionalita’. Dove mettere il paletto, badi bene, io non pretendo di dirlo, dipende da moltissimi fattori (mercato farmaceutico, presenza di distribuzione.diretta, costo di esercizio, etc etc…), pero’ le dinamiche vanno comprese. In ultimo mi lasci dire che non ho assolutamente nulla contro i colleghi che hanno aperto una para per voglia di indipendenza o perché non hanno trovato alternative, ne comprendo benissimo le ambizioni e sono consapevole che il mio unico merito (almeno in partenza) rispetto a loro parimenti qualificati e’ statonquello di ereditare, e riconosco loro anche il pieno diritto di lottare per allargare la lista di farmaci dispensabili (non che il mio riconoscimento sia necessario, sia ben chiaro), contrariamente a chi dice “le regole erano chiare: SOP e otc, se chiedi altro fai il furbetto”; tuttavia ho l’impressione che moltissimi colleghi (titolari e non) non abbiano piena comprensione delle dinamiche del loro stesso settore, dalla figura del farmacista ( e relativo stipendio) all’estero alle logiche che regolano i rapporti economici del settore. Declino il suo invito al forum di pf (rivista che leggo sempre volentieri) per lo stesso motivo per cui ho rinunciato a cercarle i riferimenti bibliografici alle “teorie”, quando finisco di fare il farmacista sono stanco e non e’ che mi paganonper fare altro. Resto a disposizione, magari su facebook per ragionare assieme di tanti e tanti spunti. Cordialità. Ps: se legge pf reperisca l’allegato dell’anno scorso sugli effetti del nuovo quorum nel microcosmo immaginario di s.passera in monti, uno studio simulativo fatto per sopratutto per i titolari e senza fini politici che credo troverà interessante

  35. Purtroppo si e’ fatto tardi e anch’io vado a casa, non riesco a metabolizzare tutto subito, anche perche’ per trovare i riferimenti che ha acquisito lei negli anni, dovrei perderci notevoli quantita’ di tempo, devo ”fidarmi” di cio’ che ha scritto,seguendo i suoi ragionamenti… ma con l’intento pero’ di approfondire l’argomento al piu’ presto e continuare questa interessantissima conversazione, anche se non mi pagano. Magari su facebook… pero’ stasera mi lascia un tarlo che mi rode: ma se attualmente il sistema e’ valido( il migliore del mondo per chi ha la farmacia) e quindi il magazzino delle farmacie ha il giusto assortimento anche di bassa rotazione, perche’ ci sono farmacie piu’ fornite e quelle meno fornite e quelle magari che si ”specializzano” in veterinari o prodotti naturali o medicinali di importazione a scapito di altri prodotti a bassa rotazione?
    E la reperibilita’, che e’ quel fattore che entra in gioco quando il medicinale di bassa rotazione non c’è al momento, ma che si potrebbe comunque ordinare, perche’ dipende dalla grandezza del magazzino( e quindi dai fatturati) e non dalla velocita’ di consegna del grossista?
    Spero di dormire stanotte…Cordialmente Dr. Rosario

  36. La definizione di “miglior sistema del mondo” e’ senz’altro eccessiva, e semplicemente non credo esista un miglior sistema in assoluto,ognuno ha pro e contro, ad esempio a me piace parecchio il sistema delle farmacie di s.marino, ma in Italia non lo ritengo applicabile. Il ns sistema non e’ esente da vizi e storture, macerto penso di poter dire senza paura “magari in Italia tutto funzionasse come le farmacie”.La domanda sul più o meno fornite non la comprendo appieno, come detto ragionando di un sistema, non potendo analizzare 17’500 situazioni, e’ chiaro che si va per medie. E quanto ci sarebbe da dire sui prodotti di importazione…..

  37. Ah dimenticavo: anche numero e frequenza delle consegne sono funzione del fatturato, lo sanno bene i colleghi greci e anche un po’ i ns rurali, e purtroppo oggi anche noi urbani nei festivi (magari le racconterò cosa ha provocato a Roma la liberalizzazione dell’orario del sabato a livello di disservizio e caduta dell’assistenza sul turno della domenica!)

  38. Per Luigi Nava:A proposito dei cari Colleghi tu ne sai niente????

    Chiuse due farmacie al Tritone e al Tuscolano. «Truffavano le Asl»

    ROMA – Truffavano il sistema sanitario nazionale, facendosi rimborsare farmaci mai venduti. Ma dove non è arrivata la giustizia penale – che per la più notadelle due farmacie coinvolte ha dovuto dichiarare la prescrizione – ci ha pensato la burocrazia amministrativa del comune di Roma che ha deciso di revocare la licenza ai farmacisti condannati: a ferragosto hanno chiuso i battenti l’Antica Farmacia del Corso in via del Tritone 16 e la Farmacia Enea di via Tuscolana 350.

  39. Beh, io che non sono nessuno ed ho il fatturato di una mosca in confronto alle farmacie, mi consegnano anche due volte al giorno.
    Immagino che le farmacie le trattino anche meglio..
    O vorra’ dire che gli sto simpatico… In effetti al di la’ dei discorsi serissimi che stiamo affrontando in genere sono piu’ gioviale…ma qui non e’ il caso e credo anche che l’efficienza della distribuzione intermedia sia anch’essa una delle migliori( quando non si fanno prendere dalle simpatie ed antipatie o condizionare dai titolari di farmacia che gli impongono di non consegnare alle para). Ma non tutte sono condizionabili e la loro serieta’ ed efficienza si vede anche da questo a prescindere dai fatturati di chi ordina la merce.

  40. @sig.Renato: colleghi (miei come del dr.Musumeci, peraltro) sono la vergogna della professione ma d’altronde ogni categoria ha le sue mele marce (e si potrebbe discutere sulla possibilità di fare i controlli allargando ulteriormente la distribuzione, visto che fondi per aumentare gli organici di NAS e asl non credo ve ne siamo molti)
    @dr. Rosario: esatto, due consegne per una farmacia sono decisamente poche. Ad Atene (pre crisi) per reperire un farmaco non altorotante ci potevano volere anche due-tre giorni, nelle zone rurali molto di più, perché molte farmacie per avere un fatturato che giustificasse le forniture in genere avevano un solo grossista, qualcuna due, pochissime gli potevano dunque accedere agli standard di fornitura italiana (e tralascio la variabile geografica per non tediare)

  41. Dr.Nava: Pero’ un momento doc, perche’ non riesco piu’ a seguirla. Due consegne sono poche…ma dico io: non sono sufficienti per rifornire il cliente del basso rotante? Io credo di sì. Se poi uno potesse avere tre o quattro consegne anche meglio. Pero’ eravamo partiti dall’ipotesi che una farmacia ha il basso rotante sugli scaffali perche’ ha la sua fetta di mercato. In seguito ad apertura nelle vicinanze di altra farmacia che fa concorrenza, nessuna delle due ha piu’ il basso rotante( sempre per ipotesi)perche’ non puo’ mantenere piu’ un determinato fatturato e quindi magazzino a causa della concorrenza. Ammesso che questi parametri o fattori siano esatti c’è sempre il grossista che quel bassorotante puo’ consegnarlo(mal che vada) in media nelle quattro o cinque ore successive. (Le farmacie che farebbero testo sono le medie e grandi poiche’ le rurali sono automaticamente escluse da un abbassamento del quorum e anche dalle liberalizzazioni).
    Quindi se sono esatte le premesse, il cliente vedra’ aumentato il tempo di consegna del basso rotante in un valore comunque del tutto accettabile per un farmaco poco richiesto a fronte di una migliore capillarita’.E questo nell’ipotesi che il basso rotante sia un acquisto improvviso, perche’ se invece il paziente/cliente non ha bisogno di un basso rotante in emergenza (per malattia cronica o comunque non urgente) i parametri vanno a decadere. Oltretutto se c’è una sola farmacia ed il cliente deve mettersi nel traffico per trovare la farmacia fornita, magari nella nuova che gli si apre piu’ vicino risparmia almeno il tempo per raggiungerla anche se poi deve aspettare la consegna….Insomma la vedo troppo piena di incognite non valutate e anche non valutabili se si vuole un numero chiuso di farmacie in base a tale teoria del ”frazionamento”. Per questo che non riesco a vederci le certezze che lei ci vede. L’efficienza nella consegna da parte dei grossisti che sono ”intermedi” alla filiera, non la vedo legata al fatturato della farmacia o delle farmacie che si dividono la stessa fetta di mercato essendo l’anello finale .
    L’esempio della Grecia credo che sia imputabile ad un calo generale di domanda del farmaco, del suo giro d’affari ed in generale del ridimensionamento del mercato intrinseco alla Grecia che ha fatto tornare ad un quorum piu’ alto. Quindi derivante dallo stato di crisi che non e’ di oggi e quindi non sovrapponibile con le nostre ipotesi italiane.
    In tutto questo poi ancora non abbiamo considerato se questo cosiddetto ”frazionamento” si applica solo alle
    nuove aperture delle farmacie o rientrano anche le farmacie non convenzionate. Perche’ in questo caso sarebbe davvero funambolico applicarci la teoria dei basso rotanti in quanto tali esercizi farebbero una concorrenza limitata nel numero e tipologia di medicinali. Un saluto
    (Approfitto per dare la mia completa stima a chi e’ sempre alla ricerca della verita’)

  42. Il fatto che il calo di assortimento e servizip più che una teoria e’ abbastanza un dato di fatto a livello di esperti di organizzazione sanitaria (ripeto:altrimenti perché Spagna e francia contingentano le farmacie? Perché il Belgio vieta le nuove aperture? Perché in uk hanno introdotto la norma del “control of entry” e l’anno scorso hanno anche abolito la “legge delle 100 ore” che era l’unica che consentiva di derogare alla norma precedentemente citata? Trovi lei un’altra risposta -nb: potrei citare altri esempi-); ciò non vuol dire che non si possano trovare correttivi diversi, che pero’ non possono certo essere un “liberi tutti” senza pianificazione. Per tornare allo specifico: il magazzino e’ dunque più magro, ma per gli accessi mediamente ridotti anche il n.ro di grossisti per farmacia si riduce, e quindi aumentano i “mancanti” (oggi la % e’ bassa perché una farmacia media ne ha 3 o 4 per 5/6 consegne die più uno per omero e fito). Finche siamo in centro e aree urbane comunque più o meno la cosa funziona (anche se l’aumento di prenotazioni al posto della consegna immediata, il dover cercare in un’altra farmacia dopo che la prima mi ha dato il mancante sono costi sociali e non e’ ovviamente auspicabile neanche da un punto di vista sanitario). Se ci spostiamo in zone meno dense gli stessi problemi si moltiplicano, ma in piu il grossista non consegna senza una massa critica che giustifichi il viaggio (in zone centrali diamo per buono che il fatto di servire più farmacie giustifica le stesse consegne, anche se non e’ detto se vi sono parecchi operatori, e comunque salgono le spese di allestimento ordine), quindi per avere l’ordinato magari ci vogliono uno o due giorni. Vorrei sottolineare che quello dell’assortimento era solo un esempio, ma vale lo stesso ragionamento per infrastrutture, strumentazioni (laboratorio, autoanalisi, p.a., per non parlare dei “servizi”, non a caso in Francia, per rendere possibile la nuova sanità territoriale dove le farmacie hanno un ruolo importante con una serie di servizi personalizzati e la creazione del dossier farmaceutico per tutti i cittadini si e’ deciso l’innalzamento del quorum a 4500 da 3500, sono forse impazziti?)

  43. Ora mi permetto una storia vissuta per far capire che più libertà e concorrenza non sempre significa miglior servizio. Un paio di anni fa si libeluzzarono qui a Roma i sabati, tutto bello, tante farmacie aperte il sab pom (quelle di turno + tutte quelle su vie commerciali cui ovviamente conveniva). Tutto bene, solo che si sono ovviamente sgonfiati gli ordini della domenica per che aveva il turno (sab+dom) perché ovviamente il lavoro del sab si diluiva. Risultato, la consegna domenicale noi non riusciamo quasi mai ad ottenerla. Morale: se ti serve un’aspirina il sabato e’ più facile. Ma se il sab o la domenica mattina ti accorgi che ti manca l’insulina particolare, o il prodotto in dpc, o l’eparina in dimissione da ps….e’ molto più dura.
    Infine mi consenta di raccontarle una cosa che mi capita quando chiacchiero con amici non titolari, per far capire come c’e’ una generale non comprensione delle dinamiche aziendali; poniamo che una farmacia in un microcosmo produce un reddito loro tax di 100’000 euro l’anno (dato medio credibile ad oggi), sie ne apre (per liberalizzazione, maxi concorso o altro) un’altra. Poniamo per semplicità che il mercato resta lo stesso (ok, venderemo in due qualche spazzolino in più, ma il ns mercato e’ per il 90% inestensibile). ognuno di noi guadagnerà lordo tax…..e qui quasi tutti i colleghi dicono 50’000 euro! lei, che gestisce una para, avrà capito che non e’ assolutamente così e perché, ma se somma questo al fatto che il non titolare medio e’ convinto che una farmacia media guadagna il doppio della realtà, capirà che in giro vi e’ molta confusione che crea tensioni esplosive. Voglio infine ribadire che tutto ciò non vuol essere una aprioristica e strenua difesa dello status quo, che sicuramente necessita correttivi, e può anche essere stravolto (il capitale ha pro e contro), ma se lo si vuol cambiare mi auguro che lo faccia chi conosce la materia. Un saluto. LN

    • L’esempio fatto della citta’ di Roma nei fine settimana, sicuramente e’ emblematico delle scelte di liberalizzare gli orari. Ma del tutto eccezionale e non indicativo per quanto riguarda la qualita’ distributiva in condizioni di ”normale” attivita’. Il sabato e la domenica e’ ovvio che la necessita’ di farmaco diminuisce enormemente, ma e’ inversamente proporzionale all’urgenza. Molte farmacie aperte soddisfano pienamente l’urgenza del paziente, ma non giustificano le spese di gestione ( e di distribuzione). Comunque non direttamente collegabile alla questione della ”frammentazione” delle sedi farmaceutiche.
      Due farmacie insieme hanno costi molto piu’ alti che una….Ma (secondo il mio modestissimo parere) questo non incide sulla capacita’ distributiva dei grossisti intermedi che forniscono comunque per un volume d’affari diviso semplicemente in due( bassorotanti + altorotanti). Questo e’ cio’ che penso io, ma ci sono anche altri 63000 farmacisti che hanno bisogno di capire. E parlare di questi argomenti fa senz’altro del bene a tutti.

  44. Ci sono elementi ragionevoli naturalmente per condividere cio’ che scrive. Io pero’ non condivido appieno alcune valutazioni date per certezze: in alcuni paesi europei piu’ ”liberisti” di noi(partiamo innanzitutto da questo) si cerca di portare correttivi ad un eccessivo liberismo, che si traduce nel riaggiustamento del numero di farmacie in equilibrio con la qualita’ di servizi offerti. Io credo(opinione del tutto personale) che non entri in gioco in queste scelte l’approvvigionamento dei bassorotanti e nemmeno la difficolta’ distributiva, ma semplicemente una bassa redditivita’ generale della attivita’ che non consente di erogare un determinato livello minimo di servizi.
    Pero’ partiamo da regolamentazioni liberiste. Qua in Italia il discorso e’ inverso. Ci sono molte farmacie molto ricche rispetto a quelle che si potrebbero avere, che erogano servizi che vanno ben oltre un livello minimo sufficiente per dare un normale servizio farmaceutico. Farmacie che sono al vertice per cio’ che viene offerto al cliente come servizi aggiuntivi, ma che secondo regole italiane vigenti impediscono l’apertura di un’altra sede che possa comunque dare un servizio qualitativamente accettabile e che in compenso darebbe grandissimi benefici in termini di capillarita’ e allargamento delle opportunita’ al resto dei non titolari.Non sarebbe la liberalizzazione della professione, ma sarebbe un inizio di equita’ all’interno della categoria.
    Si tratta di stabilire qual’è lo standard minimo di servizi che deve erogare un presidio farmaceutico. Non so se oltre il quorum a 3300 ed il concorsone si potra’ andare oltre. Certamente non e’ auspicabile il ”liberi tutti”, perche’ l’estero ci insegna il contrario…di sicuro chi e’ in grado di decidere un riordino lo deve fare conoscendo la materia, ma prima di questo deve essere scevro da qualsiasi interesse personale, un soggetto autorevole e credibile.Commistioni tra ineresse privato e rappresentanza politica non possono essere esempi di ”autorevolezza”. Abbiamo gia’ avuto un esempio con il riordino dei Tommasini,Lettieri ed il ”farmacista” Gasparri che civolevano azzerare dal panorame farmaceutico. Ora c’è posto per la farmacia convenzionata, che rappresenterebbe il vero passo in avanti decisivo per la liberalizzazione della professione(non del farmaco o della pianta organ.). E non esisterebbe neanche il problema della ”frammentazione”, in quanto esercizi che farebbero una concorrenza ”limitata”alle farmacie tradizionali. Cordialmente dr.Rosario

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