Ma davvero è il calcio lo sport più popolare in Italia? Leggendo i giornali, sembra che sia il lamento il vero sport a cui l’italiano non sa rinunciare. Ora anche Farmindustria comincia a stracciarsi le vesti: “Con queste regole ci costringono a lasciare l’Italia”. In altri Paesi, si saluterebbe augurando buona fortuna chiunque pronunci queste frasi, in maniera particolare in momenti di crisi economica, e si andrebbe avanti. In Italia non funziona così. Basta lamentarsi e un “aiutino” arriva immediatamente, o arriverà nel giro di poco. Massimo Scaccabarozzi è stanco e assolutamente sconvolto, trova insopportabile la situazione che si è creata con i tagli di oltre 15 miliardi in 8 anni, e dichiara: “Sembra che la soluzione a tutti i mali possa venire dai tagli alla farmaceutica. Anziche’ considerarla un fattore trainante di sviluppo e di crescita. Quest’ultima manovra potevano sicuramente risparmiarsela; farla per decreto poi, neppure un mese dopo la spending review. Ci sono aspetti qualitativi che apprezziamo: le sperimentazioni cliniche, il rispetto della proprieta’ intellettuale, forse l’innovazione. Ma colpisce il resto”. Le parole e l’analisi di Scaccabarozzi sarebbero anche condivisibili in gran parte, ma il ricatto sul lasciare il Paese è veramente antipatico. Tantissimi soggetti, molto più deboli di Farmindustria, sono stati massacrati dai tagli, ma non hanno la forza di minacciare di andarsene: sono troppo impegnati a cercare di risolvere i problemi lavorando duramente. Prendiamo atto che ai signori di Farmindustria alcuni aspetti dei decreti gli vanno a genio, immaginiamo quali e perchè, prendiamo nota che danno tempo 3 anni all’Italia per fare un piano di stabilità e sostenibilità, ed intanto aspettiamo pazientemente alla stazione dei treni con il fazzoletto in mano.
Se possibile eviterei negli articoli cinismo e sarcasmo.Sono un dipendente di un industria farmaceutica e mi preoccupa il fatto (magari lei non e’ per nulla turbato)che in caso di abbandono dell’Italia da parte dell’ondustria del farmaco ci sarebbero altre 60000 lavoratori in mezzo alla strada.
Prima di scrivere cerca di documentarti e capire cosa succede evitando le stupidaggini!!! Non è vero che “Farmindustria ha dato 3 anni di tempo all’Italia per fare il piano di stabilità”. In realtà è Farmindustria stessa che ha preparato e presentato al Governo un piano di stabilità triennale per avere regole certe nel medio periodo che consentano la gestione delle aziende.
Paolo
Giovanni, lei ha senza dubbio ragione. Anche io sono preoccupato per un potenziale disastro che porterebbe decine di migliaia di lavoratori in “mezzo alla strada”, ho ancora un cuore. Ma non mi sembra che l’atteggiamento contrario abbia portato a qualcosa di buono negli ultimi sessant’anni. I ricatti pagano nell’immediato, ma poi li scontano le generazioni successive, e questo credo sia ampiamente dimostrato oggi. Conoscendo i sistemi di altri Paesi, ci si accorge immediatamente che questi si affidano alle leggi del mercato (se un’azienda fallisce, i lavoratori vengono licenziati, ma vengono immediatamente assorbiti dalla concorrenza che si prende persone già formate e in grado anche di dare eventuali consigli sul sistema di lavorazione dell’ex azienda), e non mi sembra che le situazioni dei loro lavoratori, siano peggiori rispetto a quelle italiane. Comunque sia, il mio cinismo può dare fastidio, e anche l’ironia, e me ne scuso con lei e con tutti i lavoratori del settore, ma li manterrò, perché nelle intenzioni, questo atteggiamento vorrebbe scuotere un poco l’ambiente, per quanto è possibile con le nostre misere armi.
(Detto tra noi, non credo che Farmindustria lascerà l’Italia, non sarebbe conveniente nemmeno per loro, già la vita è dura contro le BigPharma, spostarsi creerebbe un disagio forte a livello finanziario per anni).
Giacomo Giannecchini
ho trovato molto interessante il seguente comunicato pur non essendo iscritto a nessun sindacato, provi a leggerlo e si renderà conto di quanto probabilmente poco conosce le problematiche del settore, poi se vuole continui pure con la sua crociata anti industria farmaceutica! Forse quando i primi operai verranno messi alla porta qualcuno inizierà a porsi delle domande!
Davide.
http://www.informatori.it/informatori/filepdf/documento%20ISF.pdf
Trovo veramente patetico il suo articolo, credo che documentarsi prima di parlare sia la cosa più giusta! Lei conosce le regole che limitano lo sviluppo dei fatturati delle aziende farmaceutiche!? Sa che in questo paese la crescita di un’azienda é stabilito in base al fatturato dell’anno precedente! “libero mercato” Ha la minima idea di quale indotto generi il farmaceutico?! No credo che lei conosca poco e male il nostro mondo e si permette anche di fare ironia!
Vittorio e Paolo Grimaldi vi rispondo insieme poiché le idee che esponete mi sembrano le stesse. V’informo che ho la buona abitudine di informarmi prima di scrivere ogni articolo, ma è lecito non essere d’accordo con quel che scrivo, invece, vi domando: è lecito non esser d’accordo con quel che voi pensate? Si parla sempre di democrazia in maniera altisonante ma appena qualcuno mostra un pensiero diverso, o scrive un articolo provocatorio e un po’ duro, ci si lancia all’arma bianca. Mi sono documentato sul vostro mondo, certo non lo conosco bene quanto voi (almeno questo si suppone), ma credo che nella vostra analisi ci sia un’interesse troppo diretto per essere realmente “onesto”. Sia chiaro metto in dubbio l’onestà del vostro giudizio nel caso specifico, non la vostra onestà intellettuale o, tanto meno, quella personale. Al dottor Grimaldi vorrei precisare che se il patto di stabilità lo fa Farmindustria sto ancora meno sereno. Per quanto riguarda Davide invece, vorrei ringraziarlo sia per il link molto utile, sia per avermi affidato una crociata addirittura contro l’industria farmaceutica! Sarei davvero potente. No nessuna crociata Davide, cerco di prestare attenzione ai movimenti e alle pressioni attorno ad un mondo che proprio senza peccato non è. Ribadisco: ho davvero a cuore le persone che lavorano in questo campo, e ho anche scritto nell’articolo che alcune analisi di Scaccabarozzi sono condivisibili, ma il ricatto no. In ultimo una considerazione sull’ironia: quando l’ironia tocca gli altri è piacevole, quando tocca i propri interessi, perché di questo stiamo parlando, d’interessi, allora l’ironia non è permessa, o non si dovrebbe permettere. Se stiamo parlando di Fiat o di Alitalia, di Farmacisti ospedalieri o di Farmacisti che lavorano in Parafarmacia, un po’ di ironia non guasta, ma non si scherzi sul “mio stipendio”, vero?
Giacomo Giannecchini
per quanto mi riguarda,lei può usare nella sua analisi tutta l’ironia che vuole,ma per favore non semplifichi…”all’estero lavoratori licenziati vengono riassorbiti dall’azienda concorrente ecc.ecc.!? “,ma in che film l’ha visto ? Posso dirle che l’azienda italiana per cui lavoro produce all’estero già il 70% dell’attuale fatturato(e non è un caso isolato)e le delocalizzazioni sono dietro l’angolo? A me questo preoccupa e non solo per un mero calcolo personale…saluti