Fenagifar, la Federazione Nazionale dei Giovani Farmacisti, ha promosso un convegno molto interessante dal titolo emblematico: “Una scelta professionale ed imprenditoriale: aggregazioni o catene?”. La Federazione, presieduta da Claudio Distefano si è spesso distinta per analisi lucide: in particolare le analisi che a volte distinguono la Federazione dei giovani farmacisti hanno la peculiarità di prendere in considerazione lo stato delle cose, per cercare nuove strade, senza rivoluzioni o, spesso inutili, agitazioni. “I ripetuti provvedimenti governativi dell’ultimo anno dalle liberalizzazioni, alla riduzione del finanziamento dello Stato verso il Ssn, alle continue modifiche sull’assetto del sistema farmaceutico, hanno precisi obiettivi: separare la proprietà della farmacia dalla gestione, favorire l’ingresso di capitali di soggetti imprenditoriali, assecondare la trasformazione del modello di farmacia da latino ad anglosassone, avviarsi verso una maggiore privatizzazione della spesa sanitaria e noi consideriamo maturo il tempo per ribadire una netta scelta tra i due modelli possibili di farmacia (latino ed anglosassone), ovvero tra la Pharmaceutical care ed il drugstore. Una delle principali necessità per giungere al modello sperato è l’attuazione di progetti già individuati sia dalla Fofi sia dalla Federfarma, ma non ancora pienamente realizzati”. Queste sono le parole del presidente Distefano che analizzano l’ultimo anno, il presente, ed anche il futuro prossimo della farmacia con estrema precisione e lucidità. Per Fenagifar non è difficile nemmeno capire le motivazioni di questa scelta obbligata: “Le motivazioni sono legate all’assenza di risorse pubbliche ad essi destinabili e, di converso, alla difficoltà per le singole farmacie di affrontarne gli esborsi necessari per attivarli. Potrebbero, quindi, essere necessari dei processi di aggregazione tra farmacie che, pur mantenendo in capo al singolo farmacista la proprietà e la gestione della stessa, producano delle economie di scala, sufficienti ad attivare ed a rendere sostenibili i progetti, così da essere vantaggiosi per l’utenza e remunerativi per la struttura che li eroga”. Lo sguardo di una parte dei giovani farmacisti è dunque rivolto ad un nuovo modo di affrontare le sfide del futuro per la professione; all’orizzonte dunque ci saranno nuove forme di aggregazione? Secondo Distefano non c’è dubbio: “Fino ad oggi l’aggregazione tra farmacie ha avuto lo scopo principale di migliorare le condizioni di acquisto, aumentando il potere contrattuale con l’industria o creando un sistema di concorrenza con la distribuzione intermedia ‘pura’. I giovani farmacisti, però, devono ragionare in ottica generazionale, quindi anticipare gli scenari futuri. Oggi le nuove forme di aggregazione tra farmacisti o le catene imprenditoriali dovrebbero proporsi, pur nelle loro diversità, come soggetti che permettano alle singole farmacie di raggiungere l’obiettivo della realizzazione del modello di Pharmaceutical care ed il miglioramento delle performance economiche aziendali. Le diverse scelte serviranno a promuovere forme di concorrenza virtuosa tra le farmacie o, meglio ancora, tra le farmacie ed i soggetti esterni, a noi avversi, che vogliono entrare nel mondo della salute”. Il futuro è già qui e nonostante tutte le resistenze, sembra che i giovani, o almeno quelli rappresentati da Fenagifar, sappiano molto bene quello che vogliono e, lentamente, si stiano costruendo una nuova professione, che avrà molti punti in comune con l’attuale ma sarà profondamente diversa nell’anima.