Truffa alla Sanità a Bologna: il Parlamento ripristini la norma che impedisce di trasferire la titolarità di una farmacia

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La notizia che una operazione dei NAS di Bologna avrebbe portato 8 arresti e 35 perquisizioni per doping e truffa al Servizio sanitario nazionale ripropone la necessità per il Governo e il Parlamento di reintrodurre la norma che vieta il trasferimento della titolarità di una farmacia in caso di rinvio a giudizio per truffa ai danni del S.S.N.

Tale norma presente nella prima stesura del Decreto Balduzzi, in questi giorni in discussione alla Commissione Affari Sociali della Camera, era stata poi cancellata prima della pubblicazione in G.U.

Il caso di Bologna, se verrà confermato dalle indagine, è emblematico: 300 ricette per un valore di 10.000 euro venivano compilate direttamente dal farmacista su ricettari lasciati a disposizione da due medici e quindi inviati all’incasso presso l’Azienda Sanitaria Regionale. Tutte le ricette erano intestate ad ignari pazientiIl Movimento Nazionale Liberi Farmacisti ribadisce ancora una volta che la norma cancellata deve essere immediatamente ripristinata per evitare che coloro che sono colpiti da provvedimenti giudiziali comportanti la decadenza della farmacia possano trasferire la titolarità della farmacia ad un parente o  prestanome per sottrarsi dagli effetti della condanna..

Lo Sanità pubblica ha tutto il diritto di tutelarsi in questo modo e come già avviene per i medici che se sono rinviati a giudizio vengono sospesi da servizio, deve poter impedire che il rapporto di “concessione” che intercorre tra lo Stato e la farmacia per dispensare farmaci in regime di S.S.N., possa essere “congelato” in attesa del giudizio definitivo e di conseguenza impedita la trasferibilità.

Si tratta – conclude il MNLF – di una norma di giustizia e “buon senso” in grado di agire da deterrente ed impedire che alcune “mele marce” possano continuare ad infangare il prezioso lavoro di migliaia di farmacisti onesti. Mele marce che in passato non sono state sufficientemente colpite ed espulse definitivamente dalla categoria.

MNLF

4 COMMENTS

  1. In occasione dell’esame in sede referente da parte della XII Commissione Affari sociali della Camera del DDL AC 5440 di conversione in legge del DL n. 158/2012 recante “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute” (cosiddetto DL Balduzzi), sono stati presentati oltre 700 emendamenti, consultabili sul sito internet della Camera.
    Tra gli emendamenti di interesse per la farmacia vi è anche quello dell’onorevole Palagiano (IDV), orientato a impedire, fino a sentenza definitiva, il trasferimento tra vivi dell’autorizzazione all’esercizio della farmacia in caso di rinvio a giudizio per truffa ai danni del SSN.
    Tale “suggerimento”, cancellato dal D.L. Balduzzi, ha fatto gridare “allo scandalo” i farmacisti non titolari aderenti al Mnlf.

    Sarà stato il caldo dell’estate scorsa e una forte insolazione la causa del solito proclama, stilato con malcelata facinorosità contro la “casta” dei titolari di farmacia, da parte del Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf).

    Non è questa la prima bordata , e non sarà sicuramente l’ultima, tesa a demolire l’impianto della Farmacia Italiana a tutto vantaggio dei grossi gruppi distributivi e a discapito del cittadino.

    Tuttavia anche al dilettantismo e all’ignoranza deve esserci un limite!

    Appellare sempre e comunque i titolari di farmacia con la parola “lobby”, pur non essendo essi una corporazione iscritta a Bruxelles nell’elenco delle lobby ma uniti semplicemente in una associazione riconosciuta dallo Stato Italiano, è esagerato e pretestuoso.

    Al solito il Mnlf trova sempre occasioni per attirare l’attenzione dei media con altisonanti proclami e urgenti richieste di legge a danno della controparte, al fine di trarne vantaggio e motivando il tutto come opportuno e vantaggioso per il cittadino.

    Quando invece egli è forse il primo a soffrire di una situazione conflittuale paragonabile a quella di un figlio conteso in un divorzio mal gestito.

    Ma entriamo nel merito del contendere di questa volta.

    Nella bozza del decreto Balduzzi era previsto l’impedimento del trasferimento della farmacia in caso di truffa al SSN o nei confronti dell’erario da parte del titolare o di un suo collaboratore o violazione delle norme sanitarie.

    Tale norma è stata successivamente cassata, e da qui l’inalberarsi del Mnlf in quanto “ … l’articolo cancellato … poteva rappresentare un ottimo deterrente per coloro che avessero intenzione di truffare il Sistema Sanitario Nazionale”.

    Evidentemente il Mnlf ignora quanto previsto nel Regio Decreto del 3 marzo 1927 n.478.

    Infatti proprio facendo riferimento ad esso il Comune di Roma ha disposto, nel mese scorso, la chiusura di due farmacie romane per «decadenza dell’autorizzazione all’esercizio per irregolarità».

    Quindi, come si vede, gli strumenti legislativi per punire i “furbetti” ci sono, basta conoscerli e applicarli.

    Evidentemente qualcuno reputa sia più proficuo per la “sua” causa far “ammuina”, come suol dirsi a Napoli, e gridare allo scandalo.

    Ma se si accettasse la possibilità di bloccare il trasferimento della farmacia, e non il sequestro cautelativo dei beni dell’indagato a copertura di eventuali danni nei confronti del SSN o di terzi, potrebbero aprirsi le porte a ulteriori provvedimenti penalizzanti non solo per le farmacie.

    Basti considerare quante siano le società che interagiscono economicamente con il SSN o con altre società pubbliche statali, anche in campo non sanitario. Para-farmacie comprese!

    Nella norma era previsto il blocco della trasferibilità della farmacia, anche se il procedimento penale veniva a instaurarsi nei confronti dei collaboratori.

    E ciò mi pare un’assurdità legislativa!

    Valutiamo infatti l’ipotesi che, io titolare, a causa di una malattia o ferie o quant’altro preveda l’attuale legislazione, lasci per un determinato periodo di tempo la gestione professionale dell’azienda a un mio collaboratore, “indegno” e truffaldino, in pratica infedele.

    In caso di un procedimento penale a carico di costui verrebbe bloccato il trasferimento dell’azienda ai miei figli o l’eventuale sua vendita, con un enorme danno d’immagine ed economico difficilmente quantificabile e rimborsabile; sia se il collaboratore disonesto venisse condannato sia, peggio, se risultasse innocente.

    E, dati i tempi biblici della giustizia italiana, fate un po voi i conti!

    Oltretutto, i relatori della proposta di legge hanno ignorato che la responsabilità penale, e di conseguenza quella civile, è personale.

    Come si può validare legalmente la possibilità che un cittadino paghi, in sede civile, in solido con un altro suo pari indagato per aver causato un presunto danno erariale e non ancora condannato?

    Ma, se per ipotesi ciò fosse stato promulgato, visto che in base alla Costituzione Italiana tutti i cittadini sono eguali di fronte alla legge, fatte salve le eccezioni per le Alte Cariche Istituzionali, cosa sarebbe avvenuto in altri ambiti?

    Vi ricordate la cronaca di qualche anno fa in cui alcune ditte farmaceutiche sono state accusate e inquisite per aver promosso iper-prescrizioni di farmaci mediante l’ausilio di informatori scientifici e medici compiacenti, a danno del SSN e a vantaggio dell’industria?

    Con una tale normativa, valevole per tutti (altrimenti ci sarebbero note di anticostituzionalità) una qualsivoglia ditta, rea per dolo di un collaboratore o amministratore, potrebbe ricevere un provvedimento cautelare del giudice incaricato delle indagini preliminari e trovarsi in amministrazione controllata con vincolo a vendere e/o trasferire quote azionarie!

    Magari!

    Chissà cosa sarebbe accaduto a Bari nel processo Tarantini o in quello che interessa il l’Ospedale San Raffaele di Milano, e in tanti altri episodi che hanno riempito le cronache di questi ultimi decenni.

    Ma non sarà forse che la normativa sulle farmacie, in fase di elaborazione nel decreto Balduzzi, non era altro che il clone di un articolo già previsto nel Regio Decreto citato?

    E poi, nella legislazione italiana non è sufficiente quanto già previsto in caso di truffa nel c.p.p. (Art. 640-bis)?

    Non sarà stato forse questo a far desistere i relatori? Vale a dire la volontà di evitare una figuraccia di incompetenza capace di far vacillare un provvedimento di per se pasticciato e molto criticato ancor in fase di gestazione?

    Perplesso da questi dubbi ho chiesto lumi a un amico giurista che, sinteticamente, mi ha risposto in una mail con alcune sue considerazioni.

    Mi permetto di riportarle qui sotto:

    “Stupiscono le posizioni dei dirigenti del MNLF , perché, se pur vera l’animosità di chi si senta da tempo farmacista “dimezzato”, vuoi per indisponibilità economica (pur potendo fruire dei fondi Credifarma) vuoi per mancato accesso alle procedure concorsuali per carenza di titoli di servizio e/o difficoltà soggettive al superamento della prova attitudinale, e senza disconoscere larvati intendimenti eminentemente politici tendenti al controllo del consenso degli iscritti e/o interessati per il “pacco voti” da rappresentare ai politici di turno per le note finalità liberalizzatorie ( un farmacista – una farmacia, senza i nominati requisiti di giustizia ed equità che andrebbero sì richiamati ma a garanzia delle qualità di chi sia preposto alla cessione del farmaco ), non spiegano come andranno a giustificare, nel Congresso Nazionale dei farmacisti non titolari, ai collaboratori non titolari, che il ripristino del provvedimento configurerebbe un irreversibile notevole danno al collaboratore; investito della responsabilità penale laddove, su iniziativa personale per interesse sul benefit da fatturato o su obbligo a cura del titolare a pena di licenziamento, ponga in essere comportamenti truffaldini configurabili anche per meri errori materiali di dispensazione o tariffazione (si pensi, ad es., alla tariffazione di farmaci in PHT inseriti tra le normali ricette ).

    Con rischio di vedersi anche “citato”, a scopo strumentale e non, dall’assente titolare, per ferie personali o altro, per il danno causatogli.

    Non sembra escludersi in toto l’affermazione, nella fattispecie, dell’ Asinus asinum fricat (l’ignorante incensa un altro ignorante), visto che il provvedimento è stato reiterato non solo a salvaguardia di colleghi terzi ma forse, anche, per non criminalizzare ulteriormente una categoria di professionisti (… e solo quella dei farmacisti) della quale fa parte, purtroppo, anche chi insiste a spandere concime e a dividere la categoria criminalizzandola per episodi di cronaca opportunamente enfatizzati, ma pur sempre esigui rispetto ad altri professionisti.

    Se poi il provvedimento verrà ripristinato da queste nuove e sponsorizzate lobby (strumentalizzate per altre finalità) ben più potenti, stando ai fatti, delle corporazioni accennate … amen !”

    Dr. Raffaele Siniscalchi
    Consigliere del Movimento Spontaneo Farmacisti Italiani (M.S.F.I.)

  2. Non entro nel merito della questione ”trasferimento”, ma un vero giurista si attiene alla logica del diritto e delle leggi e non da’ giudizi senza fondamento sulla consistenza patrimoniale o sulla preparazione accademica di persone che non conosce nemmeno lontanamente. Io stesso che non difendo MNLF ma con obbiettivita’ rispetto chi ha scelto di non voler far parte di un sistema lobbystico ”pietrificato”, potrei dire che questo signore che ha citato e’ un giurista che non sa fare il giurista, che non ha ne equilibrio ne metodo….insomma un giurista a mezzo servizio. Anch’io che non conosco la persona ( ma forse ho un’idea di chi sia)potrei arrivare a dire che e’ un coglione! Ma se voglio essere obiettivo devo riconoscere che bisogna attenersi alle cose certe ed ai dati di fatto senza fare illazioni su persone e fatti che non si conoscono e quindi mi astengo.
    Per chiarezza rimetto la parte dove questo amico ”giurista” da’ giudizi(non competenti) su persone di cui non sa assolutamente nulla e completamente al di fuori dalla ”giurisprudenza”:

    “Stupiscono le posizioni dei dirigenti del MNLF , perché, se pur vera l’animosità di chi si senta da tempo farmacista “dimezzato”, vuoi per indisponibilità economica (pur potendo fruire dei fondi Credifarma) vuoi per mancato accesso alle procedure concorsuali per carenza di titoli di servizio e/o difficoltà soggettive al superamento della prova attitudinale, e senza disconoscere larvati intendimenti eminentemente politici tendenti al controllo del consenso degli iscritti e/o interessati per il “pacco voti” da rappresentare ai politici di turno per le note finalità liberalizzatorie ( un farmacista – una farmacia, senza i nominati requisiti di giustizia ed equità che andrebbero sì richiamati ma a garanzia delle qualità di chi sia preposto alla cessione del farmaco ),..ecc…

    lascio ai lettori capire con quale livello di obiettivita’ abbiamo a che fare.

  3. Certo che i farmacisti sono una lobby. Avere un’impresa privata ma col numero bloccato e l’erditarietà di una licenza pubblica è una cosa vergognosa, due sono le cose: se si vuole avere una azienda privata poi si deve stare sul libero mercato, no che questi, dato che non hanno una vera concorrenza fanno utili pazzeschi (la media è 150 mila euro all’anno, parliamo di 15 mila euro al mese, tanto incassano i titolari di farmacia, a tenersi bassi) fanno una lobby, tengono invariati i prezzi (dove sono gli sconti? nella mia città non esistono) e poi addirittura si passano la licenza pubblica tra parenti alimentando la casta di pochi a danno dei cittadini, del mercato, dei colleghi non titolari. Una vergogna. Come i taxisti, uguali.
    Cari miei non potete fare i soldi privati con concessioni pubbliche centellinate in modo da farvi arricchire, o diventa tutto pubblico e fate i dipendenti, oppure se siete privati abbiate il coraggio di stare sul mercato col rischio di impresa come fanno tutti. Questa formula è roba medievale e lobbystica in cui si pigliano il vantaggio del privato (i soldi, gli utili) e i vantaggi del pubblico (zero concorrenza vera, numero bloccato). E poi osate pure protestare se lo stato aumenta le licenze, poverini! E non mi venite a dire cavolate tipo i farmaci sono un bene delicato ecc…ma che vuol dire, è ovvio che col libero mercato rimarrebbe l’obbligo della laurea in farmacia e tutto il resto. Come in Gran Bretagna: anche lì i farmaci sono dati dal SSN, ma c’è libero mercato, tutti i laureati in farmacia possono aprirne una. Risultato? Prezzi molto più bassi tra gli scontabili, una farmacia dietro ogni angolo, posti di lavoro, restano sul mercato i migliori. Invece no, qui una sciagurata legislazione ha regalato soldi a pochi, creato una lobby potente e noi cittadini dobbiamo rimetterci, vergogna! Vedrete che prima o poi questi privilegi finiranno, le ingiustizie prima o poi perdono sempre.

  4. Quanta alterigia, populismo e pura demagogia nelle parole della sig.ra Tania, che non si qualifica se farmacista o semplice cittadina. Tuttavia il suo intervento denota un eccessivo astio nei confronti dei farmacisti titolari, quasi fosse un fatto personale!
    Ma soprattutto confusione mentale.
    Innanzitutto la sig.ra dovrebbe chiarire a se stessa, prima che ai lettori, il concetto di pubblico servizio discriminandolo da qualsivoglia altro servizio pubblico. Successivamente assimilare il concetto che il mercato, così come ella lo descrive non è esattamente un contenitore aperto in cui, oggi, si esprimono capacità e potenzialità aziendali. Tutt’altro!
    Se poi, nonostante le liberalizzazioni, ella non è soddisfatta della poca competitività dei prezzi in generale e dei prodotti farmaceutici in particolare, può prendersela solo con un “sistema” liberista che induce a credere che la concorrenza possa produrre vantaggi per il cittadino.
    Quantunque nella fase iniziale e per breve periodo, successivamente, con il consolidarsi di attori dominanti nel mercato, tale vantaggio viene azzerato a discapito del consumatore.
    Evidentemente la signora non sa che vi sono “solo” quindici multinazionali che determinano e condizionano il mercato mondiale.
    E il nostro “liberista” Presidente del Consiglio Mario Monti è molto vicino a esse.

    http://msfi.forumattivo.com/t549-conflitto-di-interessi-e-prezzo-della-benzina

    Per quanto invece concerne la favola dei redditi dei farmacisti, l’esatto dato lo si può rilevare presso l’Agenzia delle Entrate. Visto che le farmacie sono tra i contribuenti più fedeli al fisco, il valore medio reddituale di una farmacia è molto lontano da quanto viene asserito.
    Gli studi di settore parlano chiaro.
    Inoltre esso andrebbe distinto da quello che è l’effettivo utile del farmacista titolare.
    Utile che deve essere considerato al netto delle tasse e costi aziendali.

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