I decreti e i continui ritocchi alla farmaceutica, le leggi speciali di Monti che dovrebbero salvare l’Italia ma che intanto stanno per sempre cambiando il settore farmaceutico italiano, non piacciono a molti, ma tra i dissidenti c’è ora anche un “peso massimo”. “In Italia le norme cambiano troppo in fretta, c’è un clima di provvisorietà e di incertezza che rende impossibile pianificare investimenti anche a medio termine”. Sembra un’analisi che non ha nulla di speciale di questi tempi, ma l’elemento che la contraddistingue è che è stata pronunciata da “Big Pharma”. Nello specifico, erano parole di Pierluigi Antonelli, amministratore delegato di Merck in Italia: parliamo di qualcosa che genera 800 milioni annui di ricavi, con 1700 dipendenti e due stabilimenti su territorio italiano. Sono frasi pesanti quando a pronunciarle sono dei colossi di questo tipo, e Antonelli non si è fermato a quella frase: “Quaranta manovre in dieci anni. Tre di queste negli ultimi sei mesi. E tutte tese ad abbassare la spesa farmaceutica. In questo quadro di regole, in continuo cambiamento, diventa impossibile fare industria in questo Paese”. La minaccia velata è di quelle che fanno gelare il sangue nelle vene. Secondo Antonelli questo clima di eterna rivoluzione, questi cambiamenti continui, stravolgimenti oramai quotidiani delle regole del gioco, rendono difficoltoso il lavoro per le industrie targate Usa: “Diventa sempre più difficile dialogare con le case madri in America, perché l’Italia, oggi, non è più un paese attrattivo per fare nuovi investimenti”. Antonelli non esplicita nessun aut aut, ma è evidente che nell’aria c’è un invito a cambiare le cose altrimenti le industrie Usa dovranno spostarsi dal nostro Paese. Per chi non ne fosse informato gioverà ricordare che l’industria del farmaco americana in Italia vale 5 miliardi di Euro di fatturato, 13 mila lavoratori, per un export di 1,3 miliardi di Euro. Se ci fossero ancora dubbi, si consideri che il totale della produzione complessiva farmaceutica nel nostro Paese si attesta a 25 miliardi di Euro:un quinto è a stelle e strisce. Il paragone con il “peso massimo” della noble art è calzante. Continua Antonelli: “Negli ultimi sei mesi abbiamo già subito due manovre che hanno pesantemente impattato il nostro settore: 1,8 miliardi di euro solo con la Legge 135/2012, che portano ad 11 miliardi il contributo che l’industria farmaceutica ha portato nelle casse dello Stato negli ultimi cinque anni. Per la quarta volta in quattro anni, il tetto per la spesa farmaceutica territoriale viene nuovamente abbassato: dal 14% del 2009 all’11,5% del 2013. E ora arriva anche la scure del Decreto Balduzzi”. Le dichiarazioni del dirigente di Merck entrano in scena in un momento che è bene ricordare che ha visto multinazionali enormi come Sigma Tau chiedere la cassa integrazione, la Pfizer a Catania e Ascoli Piceno andare in crisi, proprio come Sanofi Aventis a Milano, Varese e L’Aquila. Con la Spending Review c’è stato un calo del 15%, dati di Farmindustria, mentre i dati di singole aziende parlano di punte massime del 30% in meno. Uno scenario molto grave, e seppure alcuni critichino la veridicità dei dati, è evidente che un problema esiste. Si può pensare quel che si vuole a proposito delle nuove norme, ma bisogna prendere atto della realtà: lo scontro tra nuovi regolamenti e vecchi, tra farmaci generici e industrie farmaceutiche, tra Spending Review e Sistema Sanitario Nazionale, cambierà per sempre il nostro modo di vivere. Cosa siamo disposti a sacrificare? Per la chiosa finale vi lasciamo alle parole di Antonelli, che invece di esplicitare minacce o ricatti lancia un messaggio di collaborazione, duro ovviamente, ma si percepisce l’impegno e l’interesse per la causa: “Abbiamo aperto un tavolo di trattative con il governo che ci auguriamo possa portare certezza nelle regole, mantenimento di uno status quo normativo di almeno tre anni, partecipazione dell’industria farmaceutica alla definizione delle politiche industriali, garantire il rispetto della tutela brevettuale e l’abrogazione di alcune norme penalizzanti”.