L’oramai leggendaria collaborazione tra medico e farmacista è stato il tema centrale del sessantasettesimo congresso nazionale della FIMMG che si è appena concluso nella meravigliosa cornice di Villasimius, cittadina costiera sarda. Il titolo del congresso conferma la centralità del tema: “Integrazione professionale, una scelta necessaria”. La collaborazione tra medico e farmacista è stata prevista già dalla legge 502/1992, ma alcune resistenze sono rimaste. Per non fare sterile polemica, possiamo dire, senza scendere nel particolare, che nel nostro Paese è difficile stimolare la collaborazione tra categorie poiché la tendenza nazionale è quella di stabilire rapporti conflittuali tra clan. Ma Giorgio Congiu, presidente di Federfarma Sardegna, nel suo intervento al congresso FIMMG, ricordando anche che la nuova farmacia dei servizi è prevista anche dalla legge del 2009, ha dichiarato: “La concreta attuazione di questi servizi è demandata alla convenzione farmaceutica nazionale nell’ambito della quale è previsto un confronto con i medici di medicina generale proprio per coordinare le varie attività. In collaborazione con i medici di medicina generale si possono costruire interventi più complessi che prevedano una integrazione della farmacia nel sistema di cure primarie. Il processo di aggregazione degli studi medici, invece, se non mirato alle esigenze del territorio, può determinare conseguenze negative per i cittadini come per le farmacie distanti dal poliambulatorio medico”. Sembrano ottime premesse e nella mozione finale del congresso esposta dalla Federazione Italiana Medici di famiglia, si può leggere che FIMMG “definisce come fondamentale la conseguente integrazione tra medici di medicina generale, discipline differenti ed altre figure professionali”, ma il resto della mozione finale è tutto occupato dalle preoccupazioni per futuro della categoria. Pare che il congresso abbia tenuto un titolo molto interessante e d’attualità ma che poi, in conclusione, il tema centrale fosse un altro. Probabilmente, come recita la mozione, quello che a FIMMG interessa è giudicare in maniera preoccupante “…il fatto che ci si trovi davanti troppo spesso all’imposizione autoritaria di atti attraverso leggi, decreti, direttive, interpretazioni arbitrarie della normativa senza il necessario confronto con le rappresentanze maggioritarie, fino al limite di ledere i diritti fondamentali inerenti la rappresentatività e la capacità negoziale della categoria e (FIMMG, ndr) chiede con forza risposte chiare e concrete per la ripresa delle trattative normative degli ACN”. Per la vera cooperazione tra farmacisti e medici, dovremo forse aspettare ancora un po’. Dal convegno in Sardegna è arrivata solo tanta retorica sulla collaborazione. Niente più.