Ritengo che i farmacisti italiani – e in particolare chi li rappresenta- farebbero bene a seguirlo. Perché quello che sta accadendo in materia di nuova remunerazione delle farmacie – e che il consiglio delle regioni di Federfarma tenutosi il 2 ottobre a Roma ha puntualmente confermato – è che nel sindacato dei titolari c’è chi, per non arrossire oggi facendo le domande che andrebbero doverosamente fatte ai vertici nazionali, costringerà tutti i farmacisti d’Italia a trovarsi con il viso terreo e le tasche al verde domani, quando giungerà l’inevitabile momento di fare i conti.
Anche ieri, infatti per motivi francamente difficili da capire, una discussione vitale per il futuro delle nostre aziende a della nostra professione è proseguita in un contesto di sostanziale, fumosa genericità. Una delle tante cose promesse dalla presidenza di Federfarma per garantire una remunerazione stabile e compatibile con la sostenibilità del servizio è quella di riuscire a ottenere dalla proposta che verrà portata al tavolo AIFA il rientro in farmacia di tutti i farmaci OSP 2 e dei farmaci innovativi, unitamente a un contestuale intervento di riduzione della distribuzione diretta da parte della ASL e della DPC, a tutto vantaggio delle farmacie del territorio. Una prospettiva che risulterebbe anche convincente, se non fosse che entrambe le leggi che prevedono la revisione della remunerazione delle farmacie (la L. 122/10 e la più recente legge di conversione del Dl n.95/12) si riferiscono in modo chiaro e a mio giudizio non equivocabile alla sola remunerazione del servizio farmaceutico reso in regime convenzionale. L’azzeramento o anche la sola riduzione della distribuzione diretta e della DPC, dunque, così come il ritorno nelle nostre farmacie degli OSP 2 e dei farmaci innovativi ad alto costo, altro non sono che una pia illusione.
Per convincersene, del resto, basterebbe leggere con attenzione le due leggi prima citate e, magari, farsi un paio di domande.
La prima: c’è davvero chi può ragionevolmente ritenere che le Regioni – responsabili della spesa sanitaria e con i conti perennemente in rosso – possano anche solo considerare la prospettiva di un ridimensionamento dall’alto (Governo) della distribuzione diretta e della DPC ? La seconda: c’è qualcuno disposto a scommettere anche un solo euro sul fatto che – posta la conditio sine qua non dell’invarianza dei costi – gli OSP 2 e i farmaci innovativi ad alto costo possano essere riportati in farmacia? Sono le domande che, appunto, ho voluto porre anche ieri intervenendo al Consiglio delle Regioni federale. E che, come tante altre volte prima, non solo non hanno avuto risposte convincenti ma, molto più semplicemente, non hanno proprio avuto risposta.
A questo punto, pur sapendo di ripetermi, ribadisco tutta la mia preoccupazione in merito alla trattativa in corso al tavolo AIFA sulla remunerazione. Una trattativa – lo vado dicendo ormai da mesi, del tutto inascoltato – che non era davvero il caso di far partire, almeno in questo momento e con questo governo.
Dott. Franco Caprino
diamoci da fare tutti