E’ notizia di ieri l’accordo raggiunto tra AIFA, Federfarma, ADF e Assofarm sulla nuova remunerazione di farmacie e grossisti. Una remunerazione che si compone di una parte forfetaria e una percentuale sul prezzo del farmaco ex-factory che ha il pregio di omogeneizzare i trattamenti a livello nazionale togliendo di mezzo le storture che attualmente caratterizzano i rimborsi delle Regioni alle farmacie.
Dunque apparentemente sembrerebbe tutto bene. Ma è proprio cosi? No, noi crediamo che questa poteva essere l’occasione per una vera spending rewiev in questo settore. Ristrutturare il processo distributivo del farmaco, a cominciare dalla fase di determinazione del prezzo di acquisto del farmaco SSN, per fare quelle economie sulla spesa farmaceutica, che sole permettono di finanziare i servizi professionali necessari a garantire un’assistenza qualificata sul territorio per i pazienti più bisognosi. Infatti non si comprende perché mai le regioni possano acquistare i farmaci direttamente dalle aziende farmaceutiche con uno sconto di almeno il 50%, mentre per quelli distribuiti dalle farmacie debba pagare alle stesse aziende farmaceutiche un importo pari al 65% del prezzo dei farmaci, con una perdita secca di almeno un miliardo di euro. Un regalo alle aziende farmaceutiche e magari anche ai distributori intermedi? E ancora ci interroghiamo sul perché Federfarma non ha preteso l’allineamento dei prezzi di acquisto visto che con esso si sarebbe favorito il passaggio dei farmaci in DD e DPC verso la farmacia?
Domande che rivolgiamo al Ministro Balduzzi, che di quest’accordo ha la diretta responsabilità, ma anche alle Regioni visto che nei prossimi giorni saranno chiamate a ratificare tale accordo.
Non vorremmo che qualche Regione fosse tentata di mantenere la differenza di prezzo sull’acquisto dei farmaci, allo scopo giustificare, come ha dimostrato un recente studio della Fondazione CREF sulla Asl di Trieste, una struttura organizzativa e gestionale, voluta da politici e funzionari regionali al solo scopo di avere occasioni di spesa ovvero generare posti di lavoro pubblici tanto utili per il consenso politico.