Di tanto in tanto bisogna pur stemperare con notizie non legate ad emendamenti, tassi di sconto, interessi, decreti, dichiarazioni di categoria… La notizia non è certamente allegra, nemmeno strapperà sorrisi, ma chiunque la legga credo percepirà un certo “surrealismo” nella situazione che purtroppo si è venuta a creare. Un 70 enne torinese ha iniziato una terapia per combattere il Parkinson nel 1999, ed ha cominciato ad avere un particolare effetto collaterale da un farmaco specializzato per questo tipo di terapia: è diventato un giocatore d’azzardo compulsivo. La notizia è quasi tragica, perché l’anziano ha dilapidato una vera fortuna: 300 mila Euro di risparmi. Non c’era verso di smettere: videopoker, slot machine, fino a tardissima notte. Notte dopo notte, la vita dell’anziano si è trasformata in un vero inferno. Quando l’anziano ha compreso l’origine del suo problema ha intentato causa si è rivolto alle autorità. La casa farmaceutica in questione si è vista finire in una indagine per lesioni colpose ed il caso è nelle mani di Raffaele Guariniello, notissimo procuratore della Repubblica coinvolto in importanti inchieste: abuso di farmaci nel calcio, ThyssenKrupp ed altre ancora. In verità, già nel 2000, il principio attivo del farmaco in questione, il pramipexolo, era già stato accostato al problema del gioco d’azzardo e nel 2005 fu l’Unione Europea a chiedere che questo effetto collaterale fosse evidenziato nei foglietti illustrativi, ed addirittura Aifa, due anni dopo, aveva diffuso una nota alle case produttrici segnalando l’effetto collaterale del gioco d’azzardo. Tutto inutile, almeno sembra. Gli inquirenti verificheranno se si sono rispettate tutte le regole, se i foglietti illustrativi contenevano le giuste avvertenze e se chi doveva vigilare ha vigilato. Non riusciamo a credere ai nostri occhi nel leggere il grave fatto che ha distrutto la vita di questo 70enne colpito da una grave malattia degenerativa che, per volersi curare, si ritrova ad essere dipendente da slot machine ed affini. Una storia “ai confini della realtà”, reciterebbe la sigla di un vecchio telefilm, ma purtroppo nella realtà, sopratutto per le vittime, non si può tornare indietro.