Molti colleghi si saranno probabilmente chiesti – leggendo i toni trionfalistici di Federfarma relativi al recente accordo sulla nuova remunerazione – le motivazioni del dissenso manifestato da alcuni colleghi ed in particolare i rappresentanti di Lazio, Piemonte, Liguria e perfino alcuni delegati siciliani, da sempre vicini, in tutte le altre occasioni, alle posizioni della Presidenza di Federfarma.
I motivi sono nel metodo e nel merito
E’ necessario considerare, infatti, che tale riforma della remunerazione è stata elaborata ed attuata dalla dirigenza nazionale con un numero ristretto di colleghi, senza che ci sia stata alcuna possibilità di confronto preventivo con coloro che avevano l’unico torto di esprimere una posizione diversa a tutela degli interessi economici delle farmacie. Il Lazio, tra l’altro, si era fatto carico nel luglio scorso di commissionare al prof. Pastore della Facoltà di Economia della Sapienza uno studio specifico, poi ampiamente diffuso.
L’Accordo, infatti, come è stato da più parti sottolineato, risulta penalizzante per le farmacie presentando, in particolare, un evidente squilibrio tra quota fissa e quota percentuale con conseguenze sui costi di magazzino e forte variabilità di risultati tra farmacia e farmacia, facendo perdere margini sulle vendite in contanti e non garantendo nessuna prospettiva per il futuro. E ci vorranno anni per poter cambiare questo sistema di remunerazione. Ci auguriamo che non sia così.
Per quanto riguarda l’analisi del provvedimento, era stato proposto alla valutazione dell’assemblea nazionale un documento che impegnasse Federfarma a non sottoscrivere l’accordo siglato in mancanza di alcuni elementi fondamentali per il futuro della farmacia, tra i quali la previsione di forme di indicizzazione della quota fissa (i 2 euro di oggi non saranno uguali ai 2 euro di domani), una maggiore tutela per le farmacie rurali e per quelle a basso fatturato e l’assicurazione che il sistema non favorisca l’introduzione in commercio delle grandi confezioni con ulteriore perdita di utili per la farmacia.
La dirigenza Federfarma ha ritenuto opportuno non porre in votazione tali proposte, che a parere delle Regioni proponenti dovevano essere assolutamente vincolanti per l’approvazione dell’accordo, in considerazione che le stesse erano contenute in un documento di “auspici” che avrebbe accompagnato la nota di intesa siglata tra Federfarma, distribuzione intermedia e AIFA.
Da qui il nostro dissenso che ha condotto al voto contrario.
Cordiali saluti.
IL SEGRETARIO
Giuseppe Palaggi
IL PRESIDENTE
Franco Caprin
o
io credo che poichè le voci del dissenso non vengono ascoltate dal nostro grande sindacato,che senza consultare la base,ha siglato l’accordo sulla nuova remunerazione sia il caso di unirsi in nuovo sindacato che abbia più a cuore le sorti dei piccoli.
assunta mele