Lettera aperta ai Presidenti delle Associazioni provinciali e delle Unioni regionali e a tutte le farmaciste e i farmacisti d’Italia.
Care Colleghe, cari Colleghi
gli ultimi avvenimenti, quasi per riflesso automatico, mi hanno fatto venire in mente Armageddon, ovvero la catastrofe finale. Anzi, Farmageddon, visto che parliamo delle nostre farmacie, della nostra professione, della nostra stessa vita. A qualcuno potrà forse sembrare eccessivo scomodare l’Apocalisse per commentare la portata della lettera che il direttore generale dell’Aifa, Luca Pani, ha inviato mercoledì pomeriggio alle sigle firmatarie dell’accordo sulla remunerazione sottoscritto il 16 ottobre scorso. Ma quel qualcuno, evidentemente, si rifiuta di comprendere appieno il significato di quanto è avvenuto e sta avvenendo.
È il caso, allora, di provare a fare un piccolo riepilogo: ritengo sia non solo doveroso, ma assolutamente necessario. E mi scuso in anticipo se ciò mi indurrà, questa volta, a dilungarmi un po’ più del solito.
Le condizioni capestro per la remunerazione
chieste dalle “osservazioni” di MEf e Salute
Nella sua lettera di mercoledì 31 ottobre, il professor Pani ha asciuttamente comunicato i rilievi critici che i ministeri dell’Economia e della Salute hanno fatto pervenire all’Agenzia del farmaco in merito ai contenuti dell’accordo: più che di osservazioni, si tratta di pietre tombali che seppelliscono i contenuti di quell’intesa, sulla quale peraltro esistevano all’interno della categoria non pochi dubbi e perplessità.
Ma purtroppo non basta, perché le indicazioni dei due dicasteri sono il manifesto programmatico della nuova remunerazione che il Governo – questo Governo – ha in mente per la farmacia.
Una remunerazione che:
• non preveda variazioni dei prezzi dei farmaci;
• indicizzi la quota fissa professionale per il farmacista, agganciandola alle dinamiche di spesa, così che diminuisca quando la spesa diminuisce (introducendo per la prima volta nel nostro Paese un meccanismo di scala mobile al contrario: con tanti saluti alla stabilizzazione dell’economia delle farmacie che qualcuno proclamava di raggiungere!);
• preveda la quota percentuale sul prezzo di riferimento Ssn e non sul prezzo ex factory;
• venga elaborata partendo dalle basi di calcolo più sfavorevoli, ovvero tenendo conto dell’incremento al 2,25% dell’extra sconto e dell’effetto della diminuzione dei prezzi nel triennio 2012-2014.
La conclusione della lettera con la quale Pani invita Federfarma e le altre sigle di filiera “ad attenersi ai rilievi mossi dai dicasteri vigilanti al fine di poter giungere già nell’incontro del 5 novembre p.v. a una proposta alternativa” rispetto al già penalizzante accordo del 16 ottobre, suona sinistra come l’invito del boia al condannato di infilare la testa dentro il cappio. Perché è del tutto evidente che uno schema di nuova remunerazione costruito sulle basi richieste da MEF e ministero della Salute altro non è che la condanna a morte della farmacia.
E Federfarma che fa?
I contenuti della lettera dell’Aifa proiettano una luce livida sull’incontro del 5 novembre e, soprattutto, sanciscono il totale fallimento della politica di Federfarma nazionale, che ha ritenuto di forzare la mano per accelerare il processo di modifica della remunerazione (dopo ben due anni di neghittosa inerzia seguiti alla legge n. 122/10), ignorando e quasi irridendo gli inviti di chi – come Federfarma Lazio – raccomandava invece la massima cautela, sostenendo che non erano questi i tempi né questo il Governo con il quale trattare una questione così vitale.
Non contento dell’intempestività e inopportunità della scelta, il sindacato nazionale ha anche adottato procedure di stampo carbonaro nell’elaborazione della proposta di nuova remunerazione, facendo mancare quelle trasparenza e condivisione che la posta in palio – ovvero il futuro delle nostre farmacie e di noi tutti – avrebbe invece richiesto. E, all’indomani della firma dell’accordo del 16 ottobre scorso, così come nella successiva Assemblea convocata per la sua ratifica, abbiamo sentito dichiarazioni soddisfatte di improvvisati ematologi che sostenevano di “avere finalmente arrestato l’emorragia”.
Abbiamo anche udito più di una volta audaci rassicurazioni sul fatto che l’accordo – sì, proprio l’accordo clamorosamente bocciato dai ministeri vigilanti – era soltanto la prima fase di un percorso che avrebbe riportato in farmacia i farmaci ex Osp 2 e l’interruzione da parte delle strutture pubbliche della distribuzione diretta e ridato linfa e spazi di crescita all’economia delle nostre farmacie.
La nota di mercoledì dell’Aifa, pur tragica nei suoi contenuti, ha almeno un merito: quello di rendere palese anche a chi non ha voluto finora vederla l’inadeguatezza del sindacato nazionale nella gestione delle drammatiche contingenze che la farmacia sta attraversando ormai da qualche anno.
Soltanto i vertici nazionali di Federfarma si rifiutano ostinatamente di rendersi conto di quanto sta accadendo, continuando a suonare come l’orchestra del Titanic dopo la collisione con l’iceberg. Ne fa fede la risposta al telegramma di convocazione per la riapertura del tavolo che ha preceduto di 24 ore la successiva nota dell’Aifa e già sufficiente, di per sé, a far capire che le cose si stavano mettendo peggio del previsto. Risposta che, come è noto, si è sostanziata in un comunicato stampa ufficiale attraverso il quale la presidente Racca – con toni che è francamente difficile
capire se dettati da impudenza, arroganza o incapacità di leggere le situazioni – anziché esprimere preoccupazioni in ordine all’inattesa richiesta di un nuovo incontro del tavolo, dichiarava di attendersi di “discutere aspetti che non modifichino la sostanza dell’accordo” (testuale), ritenendo “evidente” che i rilievi di MEF e Salute non potessero essere altro che “ritocchi ed integrazioni” (riporto ancora letteralmente, a beneficio di quanti non avessero letto il comunicato).
Solo quando – nero su bianco – in Federfarma hanno letto e finalmente capito la portata dei fatti, la presidente ha corretto il tiro, ovviamente guardandosi bene dal domandare scusa per il clamoroso errore di valutazione del giorno precedente e senza peraltro riuscire a dire altro che, all’incontro di lunedì prossimo, Federfarma ripresenterà (cito sempre testualmente) “la proposta avanzata originariamente al tavolo, che prevedeva variazioni soltanto nei rapporti economici della filiera ma lasciava invariato il prezzo finale”, guardandosi ovviamente bene dal ricordare che quella proposta non era stata sottoscritta dai grossisti di Adf e non era andata a genio nemmeno all’Aifa.
Non mi candido a nulla e non cerco poltrone, ma nessuno
può impedirmi di cercare un futuro per la farmacia
Prima di proseguire, però, ben sapendo che all’interno del sindacato c’è chi da tempo sembra non avere altro da fare che strumentalizzare ogni mia affermazione, evitando di valutarla nel merito e nei contenuti per liquidarla invece come mera espressione di un’opposizione pregiudizialmente ostile agli attuali vertici sindacali, ritengo necessario fare un’importante precisazione.
Come può agevolmente verificare chiunque abbia la bontà e la pazienza di ripercorrere a ritroso gli ultimi anni della nostra storia sindacale, mi sono sempre preoccupato di portare all’interno degli organi collegiali del nostro sindacato contributi fatti di argomenti, ragionamenti e, non di rado, studi commissionati ad autorevoli esperti al solo scopo di discutere fondatamente e costruttivamente scelte sindacali decisive per il futuro di tutti.
Nessuna ostilità pregiudiziale, quindi, ma solo una responsabile e consapevole determinazione a fare di tutto per concorrere a difendere e tutelare le nostre farmacie, mai come oggi in pericolo. Per chiarire la mia posizione, ho dichiarato pubblicamente e in tempi non sospetti di non essere candidato a nulla all’interno del sindacato nazionale.
È il caso che lo ribadisca qui e ora: non inseguo cariche, cerco semplicemente un futuro per le nostre farmacie e per tutti noi, e vorrei che il mio sindacato mi aiutasse in questo.
Spero, con questa ennesima dichiarazione, di fare definitivamente giustizia delle malevole e spesso subdole illazioni che non pochi colleghi – evidentemente adusi alla menzogna e alla cortigianeria – vanno diffondendo sul mio conto in ordine a mie presunte quanto inesistenti“corse alla presidenza”.
Cosa possiamo e dobbiamo fare subito
In primo luogo, all’incontro del 5 novembre non deve essere firmato alcun accordo, men che meno formulato sulla base delle indicazioni pervenute all’Aifa dai ministeri della Salute e dell’Economia.
Subito dopo, c’è la necessità di dare un segnale forte al Governo, che a mio giudizio può venire soltanto da una scelta di grande visibilità e impatto, che Federfarma Lazio, insieme ad altre Associazioni provinciali e Unioni regionali, aveva già pubblicamente suggerito nello scorso mese di giugno: l’atto pubblico ed eclatante di dimissioni dei vertici sindacali nazionali, da annunciare nel corso di una conferenza stampa adeguatamente organizzata, e la immediata costituzione di un’unita di crisi per intavolare su nuove basi e fin da subito il rapporto con le istituzioni e le rappresentanze politiche, attraverso un’intensa attività di interlocuzione con tutti, nessuno escluso, come è peraltro dovere di ogni sindacato. Non c’è davvero bisogno di ricordare, al riguardo, le conseguenze negative originate, in tempi recentissimi, dall’eccessivo schiacciamento di Federfarma su alcuni schieramenti politici.
All’unità di crisi – che quasi certamente produrrebbe anche il fondamentale effetto di ricompattare in un unico e solido blocco l’intero movimento sindacale dei titolari – competerà il primo e indispensabile compito di stilare un’agenda dell’emergenza, sulla scorta di specifiche priorità indicate da un’Assemblea nazionale straordinaria appositamente convocata, La stessa unità di crisi si preoccuperà quindi di perseguirne ogni singolo punto, relazionando puntualmente in proposito.
È evidente che in cima alla lista delle cose da fare non potrà che esserci la nuova remunerazione, per la quale, alla luce degli ultimi drammatici sviluppi, potrebbe essere strategico discutere, oltre ai contenuti, anche l’opzione di concordare un timing meno stringente di quello attuale.
A situazioni eccezionali, debbono corrispondere risposte eccezionali. E, finora l’unica cosa eccezionale che abbiamo visto è la velocità della progressione con cui le nostre aziende e la nostra professione si sono venute a trovare sull’orlo del punto di non ritorno. Vediamo anche, con comprensibile timore, il profilarsi all’orizzonte di Farmageddon, la catastrofe finale.
Fare qualcosa per evitarla è compito di ognuno di noi e nessuno può chiamarsi fuori o tirarsi indietro. Ecco perché, care colleghe e gentili colleghi, mi sento di chiedere a ognuno di voi di farsi parte attiva per imprimere una svolta decisa e decisiva all’azione del nostro sindacato, sostenendo la necessità di istituire l’Unità di crisi.
Facciamo qualcosa, e facciamola subito prima che il nostro mondo si dissolva e, con esso, le nostre farmacie e il nostro futuro.
Franco Caprino
Come si fà a non essere d’accordo sul contenuto di questo articolo, se passerà questo sciagurato accordo le farmacie verranno spazzate via e così il nostro futuro e quello dei nostri figli…! Quali interessi si celano ai vertici del nostro sindacato( chiamarlo ancora nostro sembra un eufemismo)perchè vi sia tanta fretta a chiudere e tanta segretezza nelle trattative? Perchè non si coinvolge la base su un argomento di tanta vitale importanza? Mi piacerebbe che la Racca avesse il coraggio di dialogare con tutti e soprattutto con gli anelli più deboli della catena.
Intanto grazie dott. Caprino, le voci libere sono quelle che ancora tengono in piedi questa pseudo-democrazia italiana!!!
Perchè, Caprino dialoga?
Accetta che qua vengano pubblicati i suoi proclami ma non si degna di discutere con chi non la vede come lui.
Sono tutti uguali.
Francesca, chi l’ha detto che Federfarma accetterà i ‘rilievi’?
E se aspettiamo nuovi governi come propone Caprino (quello di Bersani?)credi che nel frattempo i prezzi dei farmaci cresceranno per cui strapperemo un accordo migliore?
esattamente,come si fa a trattare con un governo di sinistra?a proposito colleghi,alziamoci dalla sedia e andiamo con famiglia al seguito a votare renzi alle primarie.bersani ci vuole distruggere,noi lo distruggeremo alle primarie
Bersani vi vuole distruggere? ma certo poverini, votate Renzi di corsa……ma avete mica letto che nel suo programma di governo c’è la cancellazione di tutti gli ordini professionali?…..forse è meglio che vi informiate prima…..
l’accordo raggiunto era buono vediamo cosa succedera’ lunedi.Non condivido il contenuto dell’articolo che ritengo poco lungimirante perche’anche se ora il costo medio della ricetta nel lazio e’ molto piu’ alto che in altre regioni in futuro sara’ destinato a diminuire inesorabilmente
angelo ha ragione, l’accordo per alcune regioni era disastroso ma per regioni come la mia dove la dpc la fa da padrone significa aumentare non di poco il nostro margine, inoltre se la remunerazione doveva essere fatta con l’invarianza di bilancio era normale che avvenisse una redistribuzione
Caprino anche se non dialoga, non rappresenta altri che se stesso, la stessa cosa non posso dire della sig.ra Racca(pardon sig.ra Presidente Racca) che ci rappresenta tutti.Chiudere una trattativa epocale con un governo che fra quattro mesi non ci sarà’ più e per giunta tecnico e non politico, obbedendo ad un diktat assurdo per quello che in fondo e’ un sindacato di imprenditori-professionisti, cioè il silenzio in fase di contrattazione, richiesto dalla controparte(cui prodest??!!) costituirebbe motivo più che sufficiente per defenestrare,anche in un consiglio di condominio, tutto l’ apparato dirigente, che invece presenta l’accordo come un successo trionfale. E come logica conseguenza, arrivano i cosiddetti “rilievi”, che io chiamerei col loro giusto nome “vessazioni”, ma piuttosto che indignarsi, si accetta precipitosamente un altro tavolo onde arrivare costi quel che costi, e sulla pelle dei più deboli( che sono maggioranza), ad un accordo finale. La base non ha scheletri nell’armadio e neanche rendite di posizione, vuole solo sopravvivere col proprio onesto lavoro al quale ha dedicato e dedica la propria vita sin da quando ha cominciato a sudare sui libri. Basta ricatti e vessazioni, dobbiamo far capire che senza il nostro servizio sul territorio, il SSN non sarebbe in grado di garantire quello che invece garantiamo anche nei più sperduti villaggi( vedi capitolo ospedali ecc…).
Francesca
1) Caprino non rappresenta solo se stesso, se pensi questo non sei bene informata.
2) Non si può non tornare al tavolo oggi, perchè dopo il 15 novembre per legge decideranno da soli.
Ringrazio l’amico Franco Caprino che ha tutta la mia stima, credo però che chiunque può capire che la Farmacia sta per arrivare al “capolinea”, in quanto a cosa fare ora….bah! mi sembra che di tempo ne ha avuto.
Una domanda sorge spontanea….in tutti questi anni di lungo “regno” circondato sempre da “fedelissimi diligenti colleghi”, perchè non si è battuto per evitare tutto questo ed altro che sta distruggendo inesorabilmente la nostra professione…forse, prendendo in prestito una battuta divertente ad un simpatico collega, era troppo impegnato a procurarsi il “Vinavil” da spalmare sulla poltrona….. :-))))