Anche i farmacisti vanno in cassa integrazione

0
504

Vendite e incassi in calo, per la prima volta usati gli ammortizzatori sociali

LA CRISI colpisce duramente anche le farmacie cesenati e soprattutto chi ci lavora. Per la prima volta a Cesena si parla di dipendenti in cassa integrazione in alcune farmacie, tra cui la Buda di Case Finali e la Zampieri di San Giorgio. «Non era mai successo a Cesena – afferma Stefano Pianori, presidente di Federfarma Forlì-Cesena, associazione che riunisce i proprietari di farmacie, e titolare a sua volta di una farmacia di Sarsina – ed è un fenomeno rarissimo anche in Italia. Purtroppo la situazione si sta facendo sempre più difficile».

IL PRESIDENTE di Federfarma spiega la situazione con una serie di motivazioni diverse: «A parte la crisi generalizzata un po’ in tutti i settori, quest’anno si è registrato un massiccio aumento di erogazione diretta di farmaci da parte dell’Ausl, con la conseguenza che viene meno il lavoro alle farmacie. E’ un anno e mezzo che cerchiamo di spiegare all’Ausl che se continua a distribuire direttamente i prodotti ci toglie le forze. A tutto ciò si aggiunge anche il calo dei prezzi dei farmaci e, quindi, degli introiti. Tutte le farmacie sono in difficoltà, non solo quelle che hanno dovuto ricorrere alla cassa integrazione. Rispetto agli anni scorsi è molto più difficile assumere nuovo personale».I PROBLEMATICI rapporti dei farmacisti con l’Ausl vanno avanti già da qualche anno. «Per prendere i farmaci (mutuabili) i pazienti con terapie a lungo termine vengono mandati all’ospedale invece che in farmacia — spiega Pianori — Alle nostre lamentele dall’Ausl ci rispondono che così si tagliano i costi, sebbene questa convenienza non sia ancora mai stata dimostrata conti alla mano. Anzi: alcuni studi che ho consultato dimostrano che i costi aumentano con questo sistema, uno dei motivi è che il paziente si deve recare all’ospedale invece che nella farmacia più vicina a casa propria».

I FARMACISTI sperano ora che che il governo proceda con un decreto che preveda per le farmacie il passaggio dalla remunerazione su base percentuale a quella a prestazione. «In sostanza — prosegue Pianori — viene pagato il lavoro svolto piuttosto che una quota sul prezzo dei farmaci venduti. In questo modo l’Ausl non avrebbe più convenienza a vendere direttamente i farmaci di cui ho parlato poco fa e per noi sarebbe una boccata d’ossigeno in un momento tanto negativo».

ANCHE Alessandro Malossi, vicepresidente dell’ordine dei farmacisti di Forlì- Cesena, interviene a commentare i problemi che affrontano le farmacie cesenati e i loro dipendenti. «Da settembre nelle farmacie abbiamo la fila di gente che cerca una lavoro – afferma – ma per la prima volta ho il sentore che non ci sia stato assorbimento di forza lavoro. In estate le cose, dal punto di vista dei dipendenti, andavano abbastanza bene, visto che c’è l’apertura di tutte le farmacie delle zone balneari e quindi più opportunità di impiegarsi, sebbene temporaneamente. Ma ora la situazione è davvero difficile».

Malossi condivide i motivi individuati da Pianori: «Tutti sono in crisi, il fatturato va giù anche perché si vendono materialmente meno pezzi. L’Ausl ci paga e ci ‘controlla’, ma al tempo stesso è diventato anche il nostro principale concorrente».  La prevista apertura di nuove farmacie sul territorio non contribuirà certo, a parere dei farmacisti, a migliorare la situazione generale del mercato.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here