Una lettera aperta di Franco Caprino, Presidente di Federfarma Lazio, rivolta a tutti i farmacisti e farmaciste, e alle rispettive associazioni provinciali, regionali, ed insomma a tutto il mondo della farmacia, è giunta ieri nelle redazioni di molti giornali. Tutti l’hanno pubblicata, compreso il nostro giornale. E’ arrivata anche nella mia posta elettronica e da subito è stata evidente, anche alla prima lettura, l’importanza di questa lettera. Caprino si lancia in un’analisi feroce di quel che è accaduto di recente, ed inizia proprio dalla condizioni dettate da Luca Pani, per Aifa che a sua volta aveva raccolto le osservazioni del Ministero dell’Economia e quello della Salute, definite da Caprino “condizioni capestro” e anche “pietre tombali”. Secondo il dirigente di Federfarma Lazio, la già molto penalizzante nuova remunerazione, così com’era stata votata da Federfarma, diventa, con queste modifiche richieste dai ministeri, del tutto simile ad un Seppuku. Federfarma Lazio, o meglio, il Presidente di Federfarma Lazio, si schiera apertamente contro la politica di Federfarma nazionale che ancora difende la bontà della nuova remunerazione. Le accuse alla federazione nazionale da parte di Caprino sono molto chiare: cecità e ingenuità, mancanza di progettualità, sostanzialmente: incapacità. La tattica tenuta da Federfarma nelle trattative con il governo, e in particolare con questo governo Monti, è considerata dal dirigente laziale autolesionista, come minimo. Nessuno, finora, di quelli che hanno trattato con questo governo, in tutti i campi (non solo per il mondo farmaceutico), è riuscito a spuntarla: tutti sono tornati a casa con le ossa rotte. Ma almeno gli altri si sono lamentati, hanno opposto resistenza, a sentir Caprino, invece Federfarma è pronta a rompersi le ossa da sola. Caprino chiede che si passi ad organizzare un atto pubblico di grande forza: le dimissioni dei vertici sindacali nazionali. Per poi, ovviamente, creare un’unità di crisi per intavolare una nuova discussione con le istituzioni su ben altre basi. Insomma: rovesciare il tavolo delle trattative, presentare nuovi volti più agguerriti come rappresentanti al nuovo tavolo e ridiscutere tutto. Per il dirigente di Federfarma Lazio, non è più tempo di “tirare a campare”, poiché, come nella lettera sottolinea più volte, saremmo vicini al “Farmaggedon”: la fine della farmacia. I tempi sono stretti poiché il 5 Novembre è previsto il prossimo incontro con le istituzioni. Sarà raccolto l’appello di Franco Caprino? Lo scopriremo a breve, seppure sia già assodato che sono molti i perplessi dalla politica nazionale di Federfarma. Caprino sottolinea come Annarosa Racca, sia andata all’incontro con Pani, per ricevere le osservazioni dei ministeri, troppo a cuor leggero, e senza essere preparata al peggio, come già lasciavano supporre molti segnali. Anche questo è un sintomo di impreparazione, o per lo meno la dimostrazione di una grossa difficoltà a leggere le situazioni in anticipo. “Farmaggedon” è alle porte dunque ed è stata annunciata dalla tromba di Pani, citiamo dalla lettera di Caprino: “Una remunerazione che: non preveda variazioni dei prezzi dei farmaci; indicizzi la quota fissa professionale per il farmacista, agganciandola alle dinamiche di spesa, così che diminuisca quando la spesa diminuisce (introducendo per la prima volta nel nostro Paese un meccanismo di scala mobile al contrario: con tanti saluti alla stabilizzazione dell’economia delle farmacie che qualcuno proclamava di raggiungere!); preveda la quota percentuale sul prezzo di riferimento Ssn e non sul prezzo ex factory; venga elaborata partendo dalle basi di calcolo più sfavorevoli, ovvero tenendo conto dell’incremento al 2,25% dell’extra sconto e dell’effetto della diminuzione dei prezzi nel triennio 2012-2014”. Questo il programma per raggiungere la catastrofe finale. Qualcuno già sostiene che Caprino è una “Cassandra”, ma questi, probabilmente poco avvezzi ai miti dell’antica Grecia, dimenticano che Cassandra non sbagliava.