Toccar con mano per credere!


Il 16 ottobre c.a. è stata siglata l’intesa tra AIFA e associazioni di categoria maggiormente rappresentative della filiera distributiva, sulla base dei criteri stabiliti dal comma 6- bis dell’articolo 11 del decreto-legge 31 marzo 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, attuato ai sensi del comma 2, dell’art.15 del D.L. 6 Luglio 2012, n.95, convertito con modificazioni in Legge 7 Agosto 2012,n.135

Appena chiariti i termini della nuova remunerazione i farmacisti si son divisi in due fazioni, pro e contro, e tra esse, come Mosè spartiacque nel Mar Rosso, camminava imperterrita la presidentessa Racca. Prodiga a dispensare delucidazioni non chieste e avara nel rispondere alle legittime domande della base sul futuro della Farmacia Italiana e sulle criticità di certe scelte.

E’ di questi giorni la notizia che tale accordo, o per meglio dire l’intesa sull’accordo raggiunto, debba essere messo in discussione il 5 novembre c.m.

Non ancora si è appreso come lo giudicano le regioni e già cominciano i dissensi, alimentati da quell’industria che non vuole perdere quote di fatturato e ambisce a una platea di silenti e obbedienti dettaglianti piuttosto che farmacisti.

Infatti il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, spiega che: “Con la Spending review abbiamo fatto un provvedimento che sta dando risultati positivi ma, al contempo, stiamo monitorando per vedere se in corso d’opera ci sono aspetti da aggiustare”.

“Per il settore farmaci” – continua Polillo – “c’è indubbiamente un effetto positivo sulla finanza pubblica, ma vanno valutati gli effetti collaterali in termini di freno dello sviluppo tecnologico delle imprese farmaceutiche”.

Infine, a corollario di quanto descritto sommariamente, c’è l’apporto della FOFI (ma che centra poi la Federazione degli Ordini dei Farmacisti con le attuali rivendicazioni sindacali? Boh!) alla quale, a detta di chi vi è dentro, non è stato pubblicamente riconosciuto alcun merito dall’attuale dirigenza sindacale.

Sciocchezze da “primedonne” si può commentare, ma in effetti la FOFI c’era al tavolo delle trattative con l’AIFA, magari giustamente, ma con che peso?

Fosse per me, me ne tirerei fuori e non chiederei alcun cenno di gratitudine che, alla luce delle future penalizzazioni per la farmacia, verrebbe inteso come condivisione di responsabilità!

Peccato però che a quel tavolo, a parte la convenzione col SSN, non si sia parlato d’altro.

Non è stata discussa la tariffa nazionale per la vendita al pubblico dei medicinali, che risale al ben lontano D.M del 18 agosto 1993, con un tariffario delle preparazioni galeniche espletate a prezzi ridicoli, dei servizi farmaceutici (mi riferisco “in primis” alla “guardia farmaceutica”) e di quelli aggiuntivi che dovremo fare e in parte già eseguiamo gratis, all’ampliamento degli orari di apertura ben oltre gli orari minimi di altri professionisti (ad es. i medici di medicina generale) e che non vengono riconosciuti come “straordinari” se non dal titolare ai collaboratori!

In questi giorni ci sono state anche varie simulazioni sulla futura redditività delle farmacie, in base all’ipotesi di accordo citata, da parte di eminenti studi professionali.

Mi riferisco a quella del Dr. Nicola Guerriero (pubblicata su “Quellichelafarmacia.com”) realizzata dal centro studi dello Studio Farmadata di Napoli, e l’altra dello studio Tarabusi e Trombetta dello Studio Guandalini di Bologna (pubblicato sulla rivista “Puntoeffe” e in anteprima sull’omonimo sito internet).

Non entrerò nel merito delle due pubblicazioni a dare un giudizio sulla bontà dei dati presentati e meritevoli di attenzione da parte dei colleghi farmacisti. Tuttavia mi insospettisce la prontezza con cui le informazioni fornite dallo Studio Farmadata venivano disattese in anteprima su Puntoeffe dallo Studio Guendalini, ed etichettate alla stregua di un lavoro approssimativo svolto da un ragazzino in occasione di una Assemblea Nazionale di Federfarma.

Ciò ha indotto il Dr. Guerriero a una giusta replica, pubblicata al seguente link:

http://quellichelafarmacia.com/7848/lettera-aperta-ad-annarosa-racca-dal-prof-dott-nicola-guerriero/

Ora, al di la della partigianeria di avallare questa o quell’altra tesi, desidererei che le idee avessero il sopravvento sulla fede politica o sindacale che accomuna ognuno, malevolmente, per amicizia e stima a una persona e ai suoi propositi erronei.

I rappresentanti sindacali, con le cariche di cui sono investiti, dovrebbero servire coloro che li hanno scelti e portare innanzi alle istituzioni le richieste della base elettorale.

Oggi si sta assistendo a una situazione inversa.

Abbiamo un sindacato che, invece di convincere i rappresentanti istituzionali dell’inconcludenza delle loro proposte avanzate, miserevoli e insufficienti, tentano di persuadere i colleghi rappresentati della bontà di un accordo penalizzante.

Accordo, puntualizzo, mai sottoposto alla base elettrice per l’approvazione!

Come si può descrivere un simile comportamento sindacale, senza cadere nell’ovvietà e nella denigrazione? Forse come l’atto di una “dittatura minoritaria”?

Se il fine di questi incontri con l’AIFA è giustificare un’operazione al ribasso della trattativa, tanto basterebbe per sfiduciare la dirigenza di Federfarma, disdire la convenzione e pretendere un guadagno proporzionale ai costi che le farmacie devono sostenere e in relazione alle responsabilità assunte.

Esso sicuramente non potrà essere inferiore a quello che già è! E un parametro oggettivo di riferimento per la sua valutazione, esiste.

Se infatti l’Agenzia delle Entrate, basandosi su studi di settore, pretende determinati volumi di fatturato da singole aziende divise per categorie, facendo scaturire da essi la tassazione corrispondente, sarebbe corretto che questi volumi siano congrui e coerenti con i costi e anche il guadagno del professionista che li lavora.

Non si possono celebrare nozze con i fichi secchi.

Se poi essere in Europa significa tassi fissi di cambio e competizione su bassi prezzi di servizi e beni, con la deflazione del valore del lavoro di quei cittadini che ne fanno parte, allora è come ho sempre asserito. Il vantaggio è solo per le multinazionali e non per i lavoratori.

Il fatto che da più parti si afferma di un euro irreversibile, valida la teoria economica che non lo sia!

Viceversa, dire che la morte è irreversibile non pone nessuno dubbio scientifico!

A meno che non si sfoci in una fede mistica e senza prove.

Oggi  a me pare stia accadendo questo. Si crede alle balle propinate da “professori”, senza prove!

Io preferisco essere pessimista e non credere al primo profeta capitato per caso che suggerisce, paternalisticamente, la via della salvezza. Soprattutto se a rischiare è chi riceve consigli e non colui che li elargisce.

Benedetto, quindi, sia sempre San Tommaso!

Dr. Raffaele Siniscalchi


2 risposte a “Toccar con mano per credere!”

  1. Come al solito gli spunti di Raffaele fanno riflettere a più ampio
    raggio.
    Capisco che non è il momento ma avrei due domande da proporre.
    Perché una trattativa sulla remunerazione di un sistema economico farmacia
    e distribuzione intermedia viene discussa con l’Aifa ?
    L’Aifa è un organo tecnico di controllo ed ottimizzazione della spesa sanitaria.
    La remunerazione di un settore economico andrebbe discussa con le attività
    produttive. Se si tratta con l’Aifa ,una marginalità, questa diventa spesa.
    Che la Farmacia rappresenti poi un costo per lo Stato e non una risorsa
    economica che crea posti di lavoro, lo si dimostra da un punto che il MEF
    contesta dell’accordo al punto 5 in merito all’invarianza di spesa:
    “…pertanto è necessaria una simulazione degli effetti futuri che tenga conto
    sia dell’evoluzione del mercato farmaceutico, sia della circostanza dell’ingresso
    nel settore di circa 3500 nuove Farmacie ai sensi delle recenti disposizioni
    In tema di liberalizzazioni.”.
    Ció secondo il MEF , dimostra che le Farmacie sono un costo e 3500 in più
    aumentano tali costi per lo Stato contrariamente a quanto le liberalizzazioni discutevano in termini di concorrenza.
    Con stima
    Roberto Adrower

  2. Raffaele ha centrato in pieno ciò che pensiamo tutti NOI, INUTILI FARMACISTI DELLA BASE, al di fuori delle decisioni importanti, necessari allo Stato solo come bancomat a cui attingere a piene mani, risorsa impagabile per il cittadino, ma di fatto considerati “merce” dalle istituzioni, dall’economia e…dal proprio sindacato.
    Sarei favorevole allo smantellamento dell’attuale dirigenza, con costituzione di una “unità di crisi” che s’incarichi di redigere un nuovo statuto che ci renda parte di un sistema a noi estraneo.
    Dr. C. Lazzeri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *