La Fornero davvero si è lamentata della sua vita con un malato di Sla ?

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Il ministro del Lavoro avrebbe detto ad un malato grave che la sua vita “è difficile”. La macchina dell’indignazione è già partita ma lei ha davvero detto una bestialità del genere?

a frase incriminata è (più o meno): «Deve capire com’è difficile la vita di un ministro». L’avrebbe pronunciata Elsa Fornero, ministro al Lavoro e Politiche Sociali nel governo di Mario Monti. La cosa inquietante è che il ministro l’avrebbe detta in risposta a Salvatore Usala, da 8 anni malato di Sla, sclerosi laterale amiotrofica, terribile malattia degenerativa, segretario nazionale del “Comitato 16 novembre” e protagonista insieme ad altri malati di un clamoroso sciopero della fame per protestare contro i tagli all’assistenza.

Usala non parla, si esprime attraverso un sintetizzatore vocale. È il quotidiano Unione Sarda del 1 novembre scorso che – riportando dell’incontro fra il battagliero professore e i ministri Fornero e Balduzzi (Sanità) a Monserrato, provincia di Cagliari – riferisce di questa sortita del ministro.

C’è anche un cronista sardo, Vito Biolchini, sul suo blog a ribadire che la Fornero avrebbe pronunciato questa bestialità riportandola però così: «Anche la vita da ministro è difficile».
La notizia sta, come si dice “facendo il giro del web”. Né Fornero né il suo ministero hanno smentito. Tuttavia solo Salvatore Usala può mettere un punto definitivo su quest’affermazione: davvero un ministro della Repubblica ha detto quella frase, «Deve capire com’è difficile la vita di un ministro» o «Anche la vita da ministro è difficile» ad un malato di Sla? No, perché se così fosse, stavolta altro che ‘choosy’, non basterebbero le scuse.

1 COMMENT

  1. Mi rivolgo a Francesco che contestava il metodo del Prof. e al Prof. stesso per conforto su quanto esposto sotto
    Premetto che personalmente condivido il metodo del Prof. RANAUDO, altrimenti la stragrande maggioranza dei partecipanti avrebbero punteggi vicini a 50 e non si farebbe giustizia tra di CHI corre da solo e CHI fa le associazioni: le commissioni sarebbero sommerse da ricorsi (beati gli avvocati)
    Per evitare di restare fregati dalle commissioni quando si corre in associazione, mi sono accorto che facendo dei calcoli utilizzando delle equazioni BASATE SUL METODO DEL PROF. RANAUDO, allo scopo di valutare gli anni di servizio di uno o più soci che servono a chi non ha da solo 7 punti per commissario (7*5=35), gli anni di servizio per i soci, sono conservativi e cioè sono maggiori di quelli che ne derivano da una semplice somma aritmetica e cioè senza considerare la distinzione dei primi dieci anni e dei secondi dieci anni.
    Infatti se prendiamo il quesito di FRANCESCO che sconfessava il Prof. secondo il metodo del Prof. RANAUDO, avremmo che i 16 anni dei tre soci (1° socio = 7 anni urbani, 2° socio = 7 anni urbani, 3° socio = 2 anni urbani) saranno considerati così:
    (7+3)*0,45 + (2+4)*0,18 = 6,508
    mentre se ragioniamo come Francesco avremmo:
    7*0,45 + 7*0,45 + 2*0,45 = 7.2 BLOCCATO A 7
    ora se sostituiamo il terzo socio con un’altro che abbia servizio rurale possiamo fare il seguente sistema di equazioni per vedere quanti anni di rurale ci servono:
    (7+3)*0,45 + nr*0,18*1,4 = 7 punti/commissario
    7+3 + nr <=20 anni (vedi legge)
    avremmo:
    nr= 9,92 anni rurali che portiamo per eccesso a 10 anni
    come dire che il secondo socio porta 3 anni nei primi DIECI ANNI poi quest'ultimo insieme al terzo devono portare ancora ALMENO altri 10 anni di servizio rurale, dunque in totale avremmo
    1° socio = 7 anni
    2° socio + 3° socio = 3 urbani + 10 anni rurali
    TOTALE 20 ANNI, QUINDI NON BASTANO PIù 16 ANNI PER ARRIVARE A 7 PUNTI PER COMMISSARIO
    In conclusione nel fare le associazioni se cerchiamo dei soci usando il metodo del Prof. ci cauteleremmo da eventuali interpretazioni restrittive delle commissioni , cioè se queste ragionano come il Prof. RANAUDO

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