Tutto ha un limite, anche l’orgoglio

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Quello che questo Governo pretende dalla Farmacie non è una sia pure ingiustificata ma semplice generosità: è un suicidio di massa.

Voglio ancora una volta sottolineare ai colleghi Racca e Orlandi (e per quel che compete anche a Mandelli) che sono sbagliati i presupposti di tutta la proposta ed è inqualificabile accettarli nei termini della discussione. Primo fra tutti le Farmacie private e pubbliche non sono alle dipendenze del SSN nè del Ministero della Salute. Secondo, il servizio delle farmacie è il controllo formale e professionale delle prescrizioni mediche, il reperimento dei medicamenti prescritti, la loro corretta conservazione, lo stoccaggio, la gestione professionale e burocratica delle scadenze, la spedizione dei medicamenti ai pazienti con tutte le osservazioni e i consigli del caso, compresi avvertimenti e farmacovigilanza, la tariffazione delle ricette, la consegna delle stesse alla ASL per il controllo burocratico, professional e ed economico, la spedizione dei dati alla Sogei. Tralascio altre mille incombenze burocratiche.
Pertanto, applicare da parte del Governo un semplicistico calcolo numerico: tanto costate a percentuale e tanto meno dovete costare a onorario professionale, è ingiusto per il tipo di servizio che svolgiamo e che fa risparmiare lo Stato, è limitato al solo aspetto economico, è prevaricante nei confronti di una categoria che svolge un ruolo essenziale nella filiera della salute. La minaccia che, se non accettiamo un abbassamento ulteriore, questo Governo ci obbligherebbe per legge, è un intervento che le due organizzazioni Sindacale e Ordinistica dovrebbero impugnare nei confronti di qualsiasi tribunale amministrativo, ordinario, internazionale, poiché, oltre a ribadire una concorrenza sleale tra farmacie private e distribuzione diretta (che beneficia di sconti enormemente più elevati delle farmacie), ci impone anche un onorario che non può imporre a nessuna libera attività se non in casi gravissimi di calamità e con leggi straordinarie (come in tempo di guerra).

Trovo assurdo che si vada a discutere con queste premesse e che non ci si rivolga immediatamente a tribunali nazionali e internazionali di alto profilo allo scopo di ripristinare la legalità che, in tal modo, viene elusa con minacce in modo da ottenere una accettazione legittimante.

I titolari, ma anche i collaboratori (poiché rischiano posti di lavoro) dovrebbero protestare ufficialmente per un intervento che non esiste su nessuna altra categoria.

Maurizio Guerra

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