Tavolo saltato, cosa fare?

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“Cari Associati,
proseguendo nell’aggiornamento continuo sugli sviluppi della situazione, Vi informo che abbiamo deciso di non partecipare alla riunione convocata per oggi dall’AIFA, come forma di chiara non accettazione della nuova proposta AIFA, peggiorativa rispetto all’Accordo”. Questa la lettera di ADF agli associati, ma anche le altre categorie della filiera hanno evitato di sedersi al tavolo delle trattative. A che pro? Ricordiamo che adesso l’iter prevede che tutto passi nelle mani di ministeri e Regioni come previsto nelle norme della Spending Review: “(Omissis) …In caso di mancato accordo entro i termini di cui al periodo precedente, si provvede con decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano, sentite le Commissioni parlamentari competenti….(omissis)”. Tavolo saltato, esploso, deflagrato. L’avevamo ampiamente previsto chiamandolo “tavolo di resa” invece che “tavolo delle trattative”, ma le associazioni della filiera hanno atteso fino all’ultimo minuto prima di decidere di non sedersi nemmeno a quel tavolo. Federfarma, Assofarm, Federfarma Servizi e ADF hanno inviato una lettera anche a Luca Pani, direttore generale di Aifa: “Al riguardo, nel riconoscerLe di aver svolto il ruolo assegnatoLe dal legislatore in maniera rigorosa e puntuale, confermano che non parteciperanno alla riunione in quanto considerano, come già emerso in occasione dello scorso incontro, la trattativa prevista dall’articolo 15, comma 2, del D.L. 6 luglio 2012 n. 95, conclusa con il raggiungimento dell’accordo formalmente sottoscritto in data 16 ottobre 2012 da AIFA e da tutte le organizzazioni firmatarie della presente nota”. E adesso? Cosa rimane da fare? Il tempo è strettissimo: meno di una settimana. Voci di corridoio parlano di uno sciopero e altre voci parlano addirittura di una disdetta della convenzione. Le voci però in questo momento sono molto confuse ed è bene prenderle per quel che sono. Ma davvero converrebbe ai farmacisti generare disagi al pubblico? L’immagine del farmacista già non gode di ottima salute, revocando la convenzione, e creando quindi grossi disagi ai cittadini, non si rischia di ritrovarsi nel bel mezzo di una bufera mediatica? Potrebbe essere questo un passo falso che costerebbe caro alla categoria, magari potrebbe anche essere un pretesto per peggiorare addirittura la situazione: il governo potrebbe inasprire la legislazione in merito questa volta con il favore popolare. In sostanza: con misure estreme dell’ultimo minuto come scioperi e revoche della convenzione, i farmacisti rischiano di fare un favore al “nemico”? Il tempo continua a scorrere e diventa difficile essere lucidi.

4 COMMENTS

  1. Secondo me arrivare alla disdetta della convenzione in questo momento potrebbe essere catastrofico, la nostra immagine non è mai stata tanto bassa, provate a chiedere a chiunque cosa pensano di questa continua penalizzazione dei farmacisti titolari…. tutti vi diranno tanto sono pieni di soldi possono fare dei sacrifici anche loro

  2. C’è un accordo firmato dalle parti pienamente dentro le regole dettate dalla spending review.
    Adesso sta ai Ministeri riconoscere l’accordo o meno, assumendosene la responsabilità. Oltretutto Federfarma si è detta disponibile a non variare i prezzi al pubblico.
    Federfarma deve però essere brava nel comunicare alla gente cosa sta succendendo, perchè le associazioni dei consumatori ci daranno sicuramente addosso, magari sparando cavolate come ha già fatto Adiconsum.

  3. sospendere la convenzione, peraltro già abbondantemente scaduta, sarebbe si un disagio per la gente comune ma anche un segnale fortissimo per questo governo che non ci stiamo ad essere sempre più sottopagati, sempre più oberati di incarichi burocratici e sempre sotto “assedio legislativo”. Non ne possiamo più di un decreto ogni 3 mesi contro la farmacia italiana. Se li distribuiscano da soli i farmaci di fascia A. o li diano alle poste. Lì a 0,50 al pezzo il postino di turno sarà felicissimo di dare seleparina al cliente già in fila per pagare un bollettino postale.

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