L’Enpaf dice no alla proposta del Ministro Riccardi

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“Non voglio credere che un governo tecnico possa inserire, su proposta di un suo Ministro un emendamento alla Legge di Stabilità per obbligare le Casse privatizzate di previdenza dei professionisti a svendere il proprio patrimonio immobiliare”. E’ il commento di Emilio Croce, Presidente dell’ENPAF alla sortita, puntualmente registrata dalla stampa, del titolare del dicastero per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione.

“E’ inaccettabile che un governo che ha già chiesto alle Categorie dei professionisti rigore e sacrifici per garantire, nel lungo periodo, l’equilibrio dei conti previdenziali, possa cedere oggi a lusinghe e pressioni demagogiche” prosegue Croce.Per di più, “evidenzio che, in passato, tutte le operazioni riguardanti la dismissione di una parte del patrimonio immobiliare dell’ENPAF sono avvenute previo accordo con le Organizzazioni sindacali degli inquilini, riuscendo con successo a contemperare i contrapposti interessi e a tutelare le fasce sociali più deboli”.

“L’ENPAF – conclude il Presidente dell’Ente – non si è mai sottratto al confronto, ma non può accettare politiche dirigistiche che, tra l’altro, rischiano di penalizzare, oltre alle prospettive di tutela degli iscritti, anche il settore delle locazioni, dal momento che, dopo le dismissioni pubbliche, le Casse dei professionisti sono, di fatto, le sole grandi proprietà che concedono locazioni ad uso abitativo nelle città metropolitane”.

1 COMMENT

  1. Immobili: Riccardi, nessun esproprio a enti e casse

    Rispetto a valutazioni errate e commenti impropri sull’eventuale vendita delle case degli enti pubblici e delle casse previdenziali, l’ufficio stampa del ministro Riccardi precisa quanto segue:
    La proposta del ministro, ancora in fase di approfondimento, non prevede alcun obbligo – come pure è stato detto e scritto – di vendita agli inquilini dell’intero patrimonio immobiliare. Patrimonio, è bene ribadirlo, che resta nella piena disponibilità degli enti e della casse.
    L’idea invece riguarda esclusivamente quella parte di patrimonio – da più di 35 anni di proprietà degli enti – già messa in vendita o sul punto di esserlo (così come comunicato in Parlamento dai rappresentanti degli enti e delle casse) attraverso l’affidamento o la cessione a gruppi o fondi immobiliari. Unicamente in questi casi – e fatta ulteriore eccezione per gli immobili di lusso – si prevede la possibilità per l’inquilino di esercitare una sorta di prelazione a un prezzo equo. Prezzo che – a ben vedere – non si discosta molto, nella stragrande maggioranza dei casi, da quello che l’ente venditore ottiene dai gruppi immobiliari.
    Dunque nessun esproprio, nessuna aggressione o impoverimento dei bilanci degli enti o delle pensioni erogate. Ma solo la volontà di risolvere in modo moderno, con senso di equità e di giustizia, una tensione abitativa che in qualche caso sfiora la drammaticità.
    L’ufficio stampa ricorda inoltre che l’attenzione per questo problema è stata sollecitata al ministro da molti sindaci di grandi città e di diverso orientamento politico, da numerosi prefetti nonché da parlamentari di vari gruppi. Alle Camere peraltro da anni si discute dell’argomento senza finora essere giunti ad alcuna conclusione concreta.

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