Gianfranco Simoncini, assessore alle attività produttive della Regione Toscana, che già diverse settimane fa si schierò apertamente dalla parte di Farmindustria nel contenzioso con il governo per la norma dell’obbligo di prescrizione con principio attivo (schieramento condiviso un po’ da tutta la Regione Toscana), torna a parlare in proposito dopo i nuovi emendamenti: “Un punto di equilibrio tra le esigenze di risparmio del sistema sanitario e la tutela dell’industria farmaceutica nazionale va trovato. Gli emendamenti al decreto sviluppo presentati ieri in commissione al Senato da Udc, Lega, Pdl e Pd alle norme sulla prescrizioni dei generici vanno in questa direzione e mi auguro quindi che vengano approvati. Quella che sta emergendo in Parlamento e’ la strada giusta per una soluzione nell’interesse dell’intero sistema-paese: va intrapresa con convinzione”. L’assessore e tutta la giunta Toscana da tempo sostengono le ragioni dell’industria farmaceutica, anche in considerazione del fatto che nel loro territorio gli investimenti che questo tipo di industria ha fatto sono davvero ingenti. Qualsiasi norma che vada contro gli interessi della industria farmaceutica, colpisce piuttosto direttamente la Regione Toscana. Molti analisti erano piuttosto sorpresi dalla politica dell’industria farmaceutica, che a parte qualche incontro con il governo, qualche dichiarazione forte, qualche protesta eclatante ma poco convincente, non aveva messo finora in evidenza nemmeno una parte della forza che ci si aspetterebbe da una potenza economica simile. La mossa è arrivata, la strategia si è scoperta: mentre ardeva qualche fuocherello di paglia, con ricatti, minacce, proteste… sotto traccia si cercava di arrivare in Commissione Industria, nel Senato, alla Camera, dentro il Governo stesso. Il risultato? 4 emendamenti, molto simili, presentati da Udc, Lega, Pd e Pdl alla norma che obbligava alla prescrizione tramite principio attivo. Gli emendamenti, che verranno votati in Commissione nella prossima settimana, di fatto trasformano quell’obbligo, considerato ingiusto, in una facoltà. Ovvero rende inutile la norma. In Parlamento non si fanno norme specifiche per stabilire cosa è facoltativo scrivere nelle ricette; solitamente a questo grado, il legislatore stabilisce cosa è d’obbligo. Lo scopo fondamentale della norma era lanciare una volta per tutte i generici, guardando al risparmio dello Stato e del cittadino, e d’altra parte condannando le industrie farmaceutiche a grossi ridimensionamenti. Sarebbe inutile e disonesto nascondere questa conseguenza. Sembrava molle la risposta delle industrie, ma invece, alla fine, sembra che il colpo della vittoria, il formidabile colpo finale sia stato dato attraverso la grammatica: con una serie di emendamenti che cambiano “l’obbligatorietà” in “facoltà”. Niente sangue, niente rivoluzioni. Alla fine, se non ci saranno clamorosi ribaltamenti, tutti saranno felici: il decreto passerà, la norma è stata fatta, il Governo porterà a casa un risultato più che sufficiente, le industrie dopo il rischio corso saranno certamente contente, i rappresentanti dei generici alla fine qualcosa portano in cascina, i cittadini risparmieranno un poco rispetto a prima… Cambiare tutto per non cambiare nulla: eterno refrain nazionale.
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Caro Giacomo la tua analisi è parzialmente corretta, parzialmente corretta perchè non tiene conto della mobilitazione di tutti i sindacati ai massimi livelli e questo grazie all’azione dei lavoratori.
E’ strano notare come tutti tu compreso abbiate trascurato che il medico deve prescrive il farmaco e farmaco è l’insieme di principio attivo più eccipienti.
La costituzione Italiana all’atr.32 cita come diritto fondamentale la tutela della salute alla luce di ciò come si può mercanteggiare sul prezzo e parlare di costo beneficio.
Quale costo beneficio è sancito dalla costituzione italiana?
Ciao Antonio