Il 17 dicembre scadranno i termini per il bando straordinario previsto dalle liberalizzazioni del governo di Monti. Federfarma: «Così chiudono le vecchie».
Le prime già quest’estate. Le altre entro la fine del 2013. Che poi le nuove farmacie siano 100, 200 o 224 lo sapremo solo dal 17 dicembre in poi, quando scadranno i termini per il bando straordinario previsto dalle liberalizzazioni del governo di Mario Monti e pubblicato dalla Regione Veneto in attuazione della legge nazionale. E attenzione, quelle che apriranno — in teoria al massimo 224 visto che la Regione ha individuato in accordo con le amministrazioni comunali 9 aree nel Bellunese, 46 nel Vicentino, 52 nel Trevigiano, 28 nel Veneziano, 43 nel Padovano, 5 nel Rodigino e 41 nel Veronese — non saranno parafarmacie o corner sanitari tipo centro commerciale che vendono solo ibuprofene per il mal di testa o paracetamolo per la febbre. I nuovi titolari di farmacie saranno autorizzati a vendere tutte le tipologie di i farmaci (con e senza prescrizioni mediche) e a misurare la pressione agli anziani che, con buona probabilità, si metteranno in coda già dalla prima mattina di apertura. «Sembrerà anche una buona notizia per i cittadini— interviene il presidente di Federfarma Veneto Franco Muschietti — ma il fatto che ci siano nuove farmacie renderà la concorrenza più agguerrita e renderà antieconomico tenere aperto agli attuali titolari».
In pratica, a sentire i farmacisti veneti, assisteremo a un boom di aperture iniziali di farmacie che non avranno abbastanza clienti per reggersi in piedi e trascineranno nel baratro del fallimento anche quelle aperte da anni. «Basta pensare al centro storico di Venezia—continua Muschietti—con lo spopolamento progressivo della città le farmacie si sono trovate in soprannumero e adesso molte rischiano di chiudere ». Vista dal governo però la questione è diversa: la popolazione anziana aumenta, il consumo di farmaci pure. Ed ecco quindi che serviranno nuove farmacie soprattutto nelle piccole frazioni.
Perché, a dire il vero, la Regione non ha individuato tante aree in centro città quante nelle periferie o nelle zone a bassa densità di popolazione. «Attualmente in Veneto ci sono poco più di 1200 faramacie, il numero finale dopo l’applicazione della legge sarà chiaro solo per i primi di gennaio, quando sapremo con esattezza quante sono state le richieste », conclude l’assessore alla Sanità Luca Coletto. Alcune delle aree individuate potrebbero non risultare appetibili per un laureato in tecnologie farmaceutiche, iscritto all’albo dei farmacisti, in possesso dei diritti politici e di età compresa tra i 18 e i 65 anni. A sentire chi una farmacia la gestisce da anni, sotto i 387 mila euro di fatturato mutualistico, i guadagni sono talmente bassi che non ci si ricava nemmeno uno stipendio. E infatti, dove i bacini erano ridotti, le farmacie hanno chiuso. Come è successo a Lorenzago (Belluno), a Cona (Venezia), a Fagaré (Treviso) o a Malo (Vicenza).
Per tutti gli altri mestieri e professioni, esclusi notariato e farmacie, la concorrenza c’è e c’è sempre stata. Non si vede perchè ci debbano essere categorie “protette” ed altre no. Anche con l’aumento delle farmacie queste godranno comunque di un “numero chiuso”, quindi staranno sempre meglio degli altri comuni mortali. Forse guadagneranno un pò meno ma non è un mistero che i farmacisti se la sono passata sempre molto bene. Un pò di concorrenza non potrà fare altro che aiutare i migliori.