Con sorpresa ho letto l’editoriale di Vittorio Feltri in cui egli tacciava l’attuale governo, ma anche il precedente non è stato da meno, di perseguitare i farmacisti a vantaggio della GDO.
http://quellichelafarmacia.com/8544/i-prof-nuocciono-alle-farmacie-leditoriale-di-vittorio-feltri/
Accade di rado che i farmacisti titolari siano nominati benevolmente dai media, o difesi dagli stessi, per gli attacchi che subiscono da chi vuol entrare di forza in un mercato da oltre 30 miliardi di euro annui di fatturato. Il più delle volte la categoria è accusata, a esser gentili, di essere una casta, una lobby o un feudo da espugnare. Paradossale, invece, è la replica a Feltri dal Presidente di FederDistribuzione.
http://quellichelafarmacia.com/8684/ecco-perche-le-parafarmacie-sono-utili-ai-consumatori/
Egli, citando l’Antitrust, afferma che:
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“… il settore farmaceutico possa essere ancora oggetto di interventi di perfezionamento ai fini di una corretta concorrenza”. …
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“… a tutto favore dei 60 milioni di cittadini italiani che acquistano farmaci a valore ancora troppo elevato, in assoluto, e in particolare per quanto riguarda il confronto con altri Paesi europei e occidentali”.
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E tra l’altro si dice certo “… che il Governo non abbia il disegno di fare l’interesse della Grande Distribuzione (non solo supermercati) ma che punti ad interventi che portino ad un allargamento della base di offerta, a un miglior servizio e a una semplificazione degli acquisti, il tutto ovviamente con un vantaggio di prezzo per il cittadino-consumatore”.
Dov’è il paradosso?
Innanzitutto è necessario superare la prima affermazione, la quale di fatto conduce alla legge del tutto o nulla.
Quindi, o si liberalizza in toto il settore, assimilando le farmacie a degli usuali esercizi commerciali per la distribuzione di scatolette e beni di consumo, e non di prodotti potenzialmente pericolosi che richiedono l’assistenza di un professionista abilitato per la cessione al pubblico in un ambiente qualificato e controllato; oppure si accetta l’idea che il network delle farmacie italiane debba essere amministrato con politiche avulse dalle regole del mercato puro e semplice, validandolo per quello che è, un Pubblico Servizio con regole ferree e sottoposto a rigorosi controlli qualitativi dagli organi di vigilanza.
Fino a oggi così è stato e nessuno dei cittadini, visto anche l’alto indice di gradimento che riscuotono le farmacie (superiore ai supermercati e agli esercizi della GDO), ha avuto di che lamentarsi.
L’unica critica, avanzata dai detrattori, è nel paragonare l’attuale Farmacia Italiana a un sistema ingessato incapace di produrre economie di scala per calmierare il costo finale dei farmaci a vantaggio degli utenti. Essi infatti, sempre secondo il Presidente di FederDistribuzione, sono penalizzati da prezzi dei farmaci troppo elevati in confronto a quelli di altri “Paesi europei e occidentali”.
Evidenzio che il Presidente cita i paesi europei, specificando occidentali, ben sapendo, però, che questi stessi farmaci in paesi anche europei, come ad esempio la Grecia, e non occidentali, come la Turchia, costano mediamente ancor meno. E lì il motivo è da ricercarsi nel minor potere di acquisto dei consumatori. Pertanto, a livello industriale, la possibilità di diminuzione dei prezzi esiste!
Non è poi un segreto la carenza di molti prodotti farmaceutici sul territorio italiano causata dall’esportazione parallela in mercati europei con prezzi più elevati e, quindi, più redditizi.
Questa denuncia è apparsa anche sul sito di “Quellichelafarmacia.com”.
Cosa ancor più stupefacente è l’ipocrisia con cui dal Presidente viene taciuto il rapporto che il Cermes (Centro di Ricerca su Marketing e Servizi dell’Università Bocconi) ha condotto per FederDistribuzione.
In esso venivano messi a confronto gli effetti di una politica di liberalizzazioni in diversi settori di attività: distribuzione alimentare, distribuzione non alimentare, distribuzione di carburanti, distribuzione di farmaci, assicurazioni e servizi finanziari.
“Il rapporto, molto dettagliato, si rifà ai dati del 2009. Per quel che riguarda il farmaco, l’analisi del Cermes riguarda la liberalizzazione della Fascia C nel suo complesso che viene stimato, a valori, in 2,1 miliardi di euro per Sop e Otc (11,1% del mercato), più 3,1 miliardi di etico (16,6% del mercato). La cifra è del 2009, ma è più o meno quella di cui si parla anche oggi. …
…Secondo l’indagine il mercato del farmaco non soggetto a prescrizione è rimasto “stabile se non stagnante” e l’ultimo dato riportato sui risparmi consentiti dal fuori canale (para-farmacie e Gdo), quello del 2008, è di circa 16,5 milioni di euro (cui andrebbero aggiunti i risparmi derivanti dagli sconti praticati dalle farmacie, ma non è questa la sede). Secondo il Cermes, la situazione evolverà, è ovvio, e si prospettano diversi scenari.
Il primo è che tutto resti com’è sul piano delle norme e della tendenza dei consumi, oppure che vi sia un adeguamento al mercato dell’OTC del resto d’Europa, notoriamente più florido.
Il secondo è che cambino le normative attuali, e questo può avvenire in due modi: la presenza del farmacista diviene facoltativa, oppure resta obbligatoria e viene distribuito fuori dalla farmacia anche il farmaco etico non rimborsato (ma non è specificato se si parla di tutte le classi o soltanto delle meno problematiche, cioè quelle soggette alla ricetta ripetibile).
Anche per il risparmio ottenibile si prospettano di conseguenza diversi scenari. Se tutto continua come ora, il risparmio generato dal fuori canale salirebbe a 35,4 milioni, se aumentasse il consumo di Otc fino a raggiungere il livello europeo i milioni sarebbero 45,4.” (fonte “Ilfarmacistaonline – http://www.ilfarmacistaonline.it/studi-e-rapporti/articolo.php?articolo_id=6634 )
Quindi un risparmio inferiore a un euro pro capite annuo per cittadino!
Il rapporto, pur affermando la modesta quota di risparmio ottenibile dal processo di liberalizzazione, lo giustifica con l’auspicio di “…un’offerta di un maggior servizio di prossimità ai consumatori.” Eppure non rileva che la rete delle farmacie italiane è la migliore al mondo per capillarità e qualità e tace sulla soddisfazione dell’utente per l’attuale impegno offerto dalle farmacie!
A questo punto, di fronte all’ipocrisia e al pressapochismo delle affermazioni, false, del Presidente di FederDistribuzione, cos’altro aggiungere?
Forse che il rapporto al quale egli si ispira è stato stilato dal CERMES, il Centro di Ricerca su Marketing e Servizi dell’Università Bocconi di cui l’attuale Presidente del Consiglio, Mario Monti, è Presidente?
E poi, a voler pensar male, può l’attuale Governo sconfessare le tesi liberiste professate da un’istituzione universitaria (Università Bocconi) presieduta dal suo Primo Ministro?
La verità è che i conflitti d’interesse non finiscono mai!
4 risposte a “I conflitti d’interesse non finiscono mai!”
Gentile Dottr Siniscalchi,
mi è venuto il mal di testa a leggere le solite cose trite e ritrite che in genere , e anche qui, finiscono con l’affermazione che non so chi vi ha messo in testa che la farmacia italiana “è la più bella del mondo!”, …..ma insomma diamoci un taglio perchè la concorrenza è inesistente e i dipendenti prendono stipendi miserabili, è un sistema medioevaleche purtroppo continuerà cosi fino a quando avremo una classe politica come le protegge, tanto è forte il potere di tutti quei miliardi distribuiti annualmente alle farmacie.
saluti
Gentile sig.ra Maria, son dispiaciuto che quanto ha letto è stato causa per lei di mal di testa.
Mi auguro che ciò non sia accaduto in orario serale, in quanto, con difficoltà, avrà trovato un supermercato o una para-farmacia aperti per soddisfare l’eventuale sua richiesta di un farmaco.
Per quanto concerne il solito consumato paragone, sull’attuale normativa per l’espletamento del servizio farmaceutico, al medioevo, è in errore.
Si informi meglio.
Il precursore, di ciò che fu poi normato nel 1934, è stato Federico II di Svevia.
E anche se egli personaggio di un periodo che non può certo dirsi moderno ( ma in fondo cos’è la modernità se non rinnegare il passato?), fu di sicuro molto più illuminato di tanti odierni politici che necessitano dei riflettori della ribalta televisiva per apparire e farsi notare.
Perche’ le farmacie chiudono tutte la sera ed il servizio lo deve espletare la GDO e la parafarmacia? Io poi titolare di parafarmacia chiudo mai prima delle 20,30, pensando che dopo esistono le farmacie ”notturne”…ma forse non e’ così? A noi piace pensare di essere in aiuto ed in aggiunta alle farmacie e di conseguenza anche aumentare la capillarita’ non ”sostituendo le farmacie” ma aggiungendo il nostro servizio al loro…come mai e’ così difficile da capire questo concetto?
Una precisazione: il calcolo del risparmio di un euro procapite al cittadino e’ sbagliato! Il risparmio va spalmato su chi ha comprato ed effettivamente usato farmaci da banco. Almeno un terzo( ma forse molto di piu’)dei cittadini italiani non fa uso di farmaci da banco. Il risparmio va calcolato solo su quelli che sono entrati a comprare effettivamente OTC e SOP in un anno e paragonarlo agli stessi quando non c’erano esercizi di vicinato.
Se in italia i figli dei medici-avvocati-magistrati-ingegneri-politici-muratori-impiegati-notai-farmacisti ecc
devono fare tutti il mestiere dei padri siamo una nazione oramai alla frutta e allora ben venga una rivoluzione.