Federfarma vuole la testa di Caprino e la sottomissione di Federfarma Lazio. Dopo una lettera dai toni responsabili che invitava tutte le componenti territoriali di Federfarma, e per esteso tutti i singoli associati, ad un unione compatta in questo periodo estremamente difficile, Federfarma nazionale, ha iniziato le epurazioni. Così sembra almeno. C’è stata da parte di Federfarma la convocazione del consiglio delle regioni per Mercoledì 28 Novembre e al punto due dell’ordine del giorno è previsto: Esame comportamenti non conformi al dettato statutario e alle delibere assembleari (con particolare riferimento alle comunicazioni di Federfarma Lazio), come da segnalazione del Consiglio di Presidenza. Linguaggio da sgherri. E’ assolutamente plausibile il desiderio di un confronto diretto, duro e franco con Franco Caprino da parte della dirigenza di Federfarma, è comprensibile anche una bella ramanzina, ma l’epurazione attraverso il consiglio delle regioni, sa veramente di
Politburo sovietico degli anni cinquanta o da Comintern degli anni settanta. Sia inteso: è perfettamente normale che si applichino i regolamenti interni in un sindacato o in un’associazione di persone, ma Caprino ha espresso opinioni molto condivise che hanno fatto riflettere e che hanno lanciato una analisi interna che ha fatto soltanto bene a Federfarma. Le sue conclusioni sono errate? La sua posizione è inconciliabile con il resto di Federfarma? Benissimo, lo si contrasti con gli argomenti, lo si induca a ravvedersi con i risultati, lo si metta in minoranza convincendo tutti gli iscritti di Federfarma a suon di dati e di programmi. Non lo si metta al punto due di un consiglio delle regioni. Anche perché si cade facilmente nel ridicolo, visto che il punto 1 è l’approvazione della riunione del 24 Ottobre, e il punto 3 è la ratifica degli Statuti. Si parla, nell’invito di Federfarma Lazio, ma s’intende Franco Caprino. E’ un sistema d’agire veramente tetro. Caprino non ha certo bisogno della nostra difesa, non ha certo bisogno di righe sgangherate da perfetti sconosciuti, che tra l’altro non sono pienamente d’accordo con quello da lui dichiarato: ma questo sistema da ex Unione Sovietica è assolutamente da evitare. Non abbiamo la fortuna di conoscere personalmente Caprino ne la signora Racca (che qui viene intesa per esteso tutta la dirigenza nazionale di Federfarma), ma crediamo che si possano ottenere risultati migliori con altri strumenti più concreti, moderati ed intelligenti. L’intelligenza sta nel non creare faide interne in un momento così delicato. Non conviene a nessuno. Si metta in minoranza Caprino, e si imparino ad accettare le critiche più dure, anche interne, senza tirar fuori il “Comitato Centrale” che sente e vede tutto, e alla fine punisce impietosamente. Caprino ha tentato una difesa, piuttosto molle in una sua lettera diffusa poche ore fa: “In una congiuntura a dir poco drammatica, nella quale tutte le energie disponibili (anche quelle economiche) dovrebbero essere più utilmente convogliate per cercare di “individuare e portare avanti le soluzioni più efficaci” a tutela delle nostre farmacie, il Consiglio di presidenza di Federfarma nazionale non trova dunque niente di meglio che far convenire a Roma i rappresentanti regionali del sindacato – bruciando così almeno 20 mila euro – per celebrare quel che si annuncia fin d’ora come un processo del piffero (con tutto il dovuto rispetto) e stabilire, come e quanto una delle sue componenti interne si sia macchiata di chissà quali comportamenti “non conformi” al dettato statutario. Saranno ovviamente i colleghi delle Regioni – nei quali ho piena fiducia – a esprimersi sul merito della questione, merito che peraltro ancora non risulta del tutto chiaro. A tutt’oggi, infatti, pur essendo il presidente della “reproba” Federfarma Lazio, non ho ancora avuto il bene di ricevere una comunicazione ufficiale che illustri in modo circostanziato gli eventuali addebiti e rilievi mossi alla mia Unione regionale. E sì che una compiuta informazione di garanzia dovrebbe essere … il minimo sindacale (se mi è permessa la battuta) per ogni ordinamento che abbia anche un’dea rudimentale dei concetti di democrazia e di diritto”. Ho definito molle la difesa di Caprino perché avrebbe gli strumenti dialettici e l’occasione per far molto male alla dirigenza nazionale di Federfarma, ma preferisce, forse un po’ stupito da quel che gli accade attorno, mettersi nelle mani degli organi regionali. Probabilmente ciò che impedisce a Caprino di difendersi con il coltello in bocca è anche un minimo di onestà intellettuale poiché anche lui ha usato proprio gli stessi sistemi di cui adesso è vittima: tentò di far fuori Leopardi e molti altri, e, ad esempio, fu lui ad assassinare la legge Bernasconi. La situazione che Racca attualmente si trova ad affrontare è figlia dell’operato di Caprino e compari d’un tempo: basti ricordare che se ad oggi esistono le parafarmacie, lo si deve all’opposizione estrema di Caprino all’epoca delle trattative sulla Bernasconi. Francamente ci auguriamo che il “processo” non si faccia. Confidiamo nell’intervento di un alto dirigente che si opponga a questa sciocchezza di politica interna e che, non prenda le difese del dottor Caprino, ma difenda la democrazia interna a Federfarma, che quella si che è importante! Caprino non è certamente un candido, ma non possiamo sacrificare un processo così importante come il rinnovo di Federfarma per far delle vendette: anche se fossero “giuste”. La dottoressa Racca si dovrebbe, a nostro avviso, prendere la responsabilità di trattare la questione Caprino come egli stesso non avrebbe saputo fare. I principi non possono essere rivisti, e non sono valutabili di caso in caso. Vinca il principio, anche su Caprino!
Una risposta a “La testa di Caprino e la fedeltà alla linea”
“I principi non possono essere rivisti, e non sono valutabili di caso in caso. Vinca il principio, anche su Caprino!”
Franco Caprino sarà il nuovo martire della nuova resistenza? Non sarebbe stato più logico fare i processi a conclusione del percorso che ancora ci vede nel rischio scivolare in un baratro? dovremmo dedicare i nostro tempo a presidiare il territorio. Chi deciderà il nostro futuro? che cosa accade ancora visto che le sole notizie le strappiamo dalle dichiarazioni estemporanee di questo o quel ministro bellamente intervistato nella rete amica di turno? i farmacisti dove stanno? e i rurali? qualcuno si salverà? che consigli posso dare ai miei 20, dico venti, titolari rurali che dispensano meno di 500 “CONFEZIONI” al mese? dico loro di partecipare ai concorsi? li affidiamo ai tanti speculatori che stanno spuntando come funghi? 300 euro a botta e poi ne parliamo? Signori, ma che succede? fate silenzio per favore e lasciate i processi ai tribunali. Non “del popolo” , per carità!