Sto guardando il telegiornale e mi sento la febbre. Il mio pensiero è: come andrò a lavorare domani. Prendo un’aspirina e incrocio le dita. Il mio sistema immunitario farà certamente la sua parte.
Sto guardando il telegiornale e ascolto le stesse parole che si dicono da mesi: equità, rigore, sviluppo, quasi come se fosse uno slogan. Sento parlare di pensioni, di tasse, di occupazione, dei diritti dei lavoratori, dei precari. di tagli e mancata crescita, crescita che non arriva. Confesso che fin qui ascolto quasi distrattamente.
Ma quando si parla di liberalizzazioni, le mie orecchie si posizionano come radar semoventi, per meglio captare il segnale, come se attendessi una notizia, che poi so che non ci sarà. E mentre guardo il telegiornale succede qualcosa di strano. E’ come se una telecamera mi inquadrasse da vicino e poi a ritroso, si allontanasse da me, sino ad inquadrare via via, dall’alto, casa mia, la mia strada, il mio paese, la mia regione e poi l’Italia, l’Europa e così via, fino a farmi diventare una particella infinitesimale in un continente tra i continenti.
Un viaggio con la mente che non è citato tra gli effetti collaterali dell’aspirina. E mi rendo conto che nel mio quotidiano io sono al centro del mondo, del mio universo femminile e che penso che tutto ciò che mi riguarda debba necessariamente riguardare tutti. Ma non è così. Il mondo è enorme ed io ne conosco solo una piccolissima parte e nel mondo esistono problemi, che a volte mi toccano ed altre mi lasciano francamente indifferente.
Quelle forme di egoismo verso le quali spesso indugio sono assurde, ma al tempo stesso penso che l’egoismo sia una manifestazione antropologica dell’essere vivente e che è necessario per la sopravvivenza. Insomma, il “mio” problema non riguarda gli altri e i problemi degli “altri” non sempre riguardano me. E dopo tutto questo pensare, mi rendo conto che alla fine io sono una donna che vive in un piccolo paese del sud e che, come tanti, mette al centro di tutto le solite cose: famiglia, salute e lavoro. La famiglia va bene, la salute pure quella, e il lavoro…. il lavoro è il mio cruccio più grande.
Ho atteso le mosse di questo Governo, chiudendo un occhio sul fatto che pagherò più cara la benzina, il gas, la luce, i servizi; che andrò in pensione più tardi e con meno soldi e che chi possiede tanto non pagherà praticamente nulla, ma con la speranza di poter fare finalmente il mio lavoro di Farmacista in maniera più decente. Niente da fare. Il Governo ha ceduto alle resistenze delle corporazioni ed ha stabilito che non è ora di fare le liberalizzazioni e che l’unica cosa possibile da fare è istituire i concorsi straordinari per l’assegnazione di nuove sedi farmaceutiche.
Concorsi che io definisco “presa per i fondelli” poichè pochissimi di noi riusciranno a vincerne una, in quanto è stato stabilito che i titolari delle Parafarmacie, che in un primo tempo erano stati paragonati ai rurali e che dunque avessero diritto ad una maggiorazione del punteggio del 40%, adesso invece devono dimostrare di aver esercitato la professione in Parafarmacia da almeno 5 anni. Ai più distratti ricordo che le lenzuolate di Bersani, da cui nacquero le Parafarmacie, risalgono all’estate del 2006 e che dunque pochissimi di noi possiedono 5 anni di attività pregressa che possa consentire un aumento di punteggio tale da avere qualche speranza di vincere una sede.
Quindi, ribadisco “una presa per i fondelli”. Si avvicinano le elezioni e qualcuno accenna alle liberalizzazioni, quelle vere, quelle che aspettavamo da tempo e che erano state annunciate, prima che la potenza di fuoco delle lobby cambiasse le carte in tavola, costringendo il Governo a fare dietro front, e creando una situazione in cui, a mio avviso tutti perdono. Perdono i titolari di Farmacia che vedranno ridotto il loro bacino d’utenza e dovranno combattere con la cosa che più temevano: la concorrenza. Perdono i titolari di Parafarmacia che dopo aver lottato e sperato nelle “vere” liberalizzazioni adesso dovranno sperare solo nel verdetto positivo delle cause intentate presso i TAR di varie regioni.
Dicono che le liberalizzazioni si faranno, ma io continuo a non capire in che termini e con quali tempistiche e soprattutto non capisco se gli annunci sono frutto di “promesse” da campagna elettorale già di fatto cominciata o intenzioni serie di una forza politica (il PD) che le liberalizzazioni le ha cominciate e che ha il dovere di portarle a termine. Quindi, di fatto, poco è stato concesso, e di quel poco molti di noi non vedranno praticamente nulla. Forse il mio è il pensiero di un’ egoista che si vede tagliata fuori dai giochi di una cosa che nemmeno desidera più di tanto, in quanto il mio obiettivo è la nascita della Farmacia Non Convenzionata, accessibile a tutti. Liberalizzare significa svincolare il mercato, creare concorrenza; qualcuno paventa caos e chiusure a raffica e destabilizzazione di un modello che molti considerano perfetto e capillare.
Non è così. In Germania vi è libertà di esercizio totale e il sistema funziona alla perfezione. E’ il mercato che premia i più capaci, creando nuova occupazione e nuovi posti di lavoro, calmierando i prezzi e abolendo gli odiosi privilegi duri a morire. Sono queste le forme di egoismo verso le quali spesso indugio; saranno assurde, saranno sgradevoli, ma mi fanno ripiombare, dallo spazio in cui mentalmente (e forse a causa della febbre) mi ero poco prima proiettata, scendendo sempre più giù nell’atmosfera, fino giungere sulla mia sedia, davanti al mio computer, davanti al telegiornale che ormai è finito.
Dott.ssa Antonella Puleo
Farmacista Titolare di Parafarmacia
20 risposte a “La terra vista da casa mia della Dott. Antonella Puleo”
qui non si parla di liberalizzazione..qui si parla di regalare la professione alla GDO.non cercate di fare i furbi,cercate di vincere i concorsi.sveglia colleghi.fate solo il gioco di bersani.a lui di voi non importa nulla
Siamo svegli abbastanza per capire che per colpa di chi non ha voluto perdere privilegi medievali siamo arrivati a questo. E la colpa è solo vostra. Perchè non combattevate le GDO anzicchè i vostri pari? Avete lottato contro la fascia C alle parafarmacie quando potevate favorire la professione e contribuire a mettere paletti contro i centri commerciali. Piangetevi addosso ed abbiate il pudore di tacere. Tanto avete comunque già perso….
Brava Antonella, come sempre del resto.
gent.ma Collega Puleo,
mi spiega perchè ha deciso di aprire una parafarmacia quando,mi risulta, nel 2006 ed ancora oggi,esistevano/esistono ca. 1800 sedi(farmacie) vacanti?
a Giovanni: ma unni??? Traduco: Ma dove???
hO FATTO 18 ANNI DI “GAVETTA”,HO PARTECIPATO DAL ’98 AD OGGI A 23 CONCORSI SPARSI IN TUTTA ITALIA RISULTANDO SEMPRE IDONEO CON IL MASSIMO O QUASI DI PUNTEGGIO.SONO TITOLARE DI FARMACIA RURALE DA QUASI 9 ANNI.SONO CONTRARIO ALLA COMPRAVENDITA ED AL TRASFERIMENTO DELLA TITOLARITA’ DELLA FARMACIA TRA PARENTI.PENSO CHE OGNI COLLEGA DEBBA METTERSI IN GIOCO ATTRAVERSO I CONCORSI PER OTTENERE UNA SEDE FARMACEUTICA URBANA O RURALE.NON CAPISCO IL MOTIVO PER CUI IL TITOLARE DI UNA PARAFARMACIA DEBBA “PER GRAZIA RICEVUTA”DIVENTARE TITOLARE DI FARMACIA.
Vede,gent.ma collega,il suo mal di testa ha/potrebbe avere una causa: forse si chiama..Bersani! Vede,se costui(manzoniana memoria?)avesse abbassato allora il quorum e bandito i concorsi invece delle lenzuolate per favorire le coop(non la povera gente),avrebbe fatto la cosa più giusta senza “colpi bassi”, rispettando le regole e quant’altro..! Il fatto è che ritrovandovi con tale situazione avete da subito intravisto la possibilità di avere una bella e redditizia farmacia senza colpo ferire con soltanto un po’ di pazienza che, forse, comincia a mancare(da qui, il mal di testa?). Non disperi! forse ce la farete! ma resta sempre un “colpo basso” alla faccia degli altri colleghi che hanno fatto i concorsi,hanno acquistato o hanno ereditato(è una colpa?)!c’è gente che eredita o compra cliniche senza essere medico…ma la farmacia..no,quella no!riguardo alle sedi di “unni”,guardi i bandi dei concorsi di questi giorni….certo non saranno tutte “appetibili” ma Le assicuro che il lavoro lo danno …sempre,però.. h24..!guadagno? poco!scommetto, meno di una parafamacia!ma molti colleghi,da anni lavorano in queste condizioni, nelle campagne e sui monti,però,secondo tutte le ..regole..e molti mal di testa!!e sai quante aspirine! ed ora forse, non vedranno nemmeno riconosciuti i loro punteggi nel concorso, dopo decenni di sacrificio assieme alla famiglia…buona fortuna!
Giovanni…. ascolta… leggi meglio. Io non avevo mal di testa. Tenevo la febbre, la febbre…. !!!!!
a casa i parafurbetti,votiamo renzi
va bene..va bene!!!… e allora? la sostanza non cambia!ho collegato l’aspirina al mal di testa..dato che la prendo anch’io per questo e ..spesso!tenevi la febbre?non sarà che Bersani è un…..VIRUS!!!
Dal 1996 ad oggi ho partecipato a 26 voncorsi tutti superati con uma media dal 98/100 al 100/100, dopo tre anni dalla laurea sono diventato titolare e oggi mi trovo nella situazione di poter scegliere altre sedi “vinte a concorso”. Dall’esame di tutte le graduatorie non mi risulta il nominativo della “Collega” aver superato nessuna prova.
I quiz rispondono alla preparazione professionale e quindi attinenti le materie d’esame. Chi non supera nessun concorso per sedi, può significare due cose: ha conseguito la laurea così come intende conseguire la farmacia, strisciando dietro i politici, oppure ha conseguito la laurea in Bosnia.
Preciso che non figurare in graduatoria significa non aver risposto a 67,5 domande su 100, normale quindi non superare 1-2-3 concorsi ma 26 mi sembra proprio da ignorante.
FALLITA
Credo che il test piu’ importante questo signore non l’abbia superato: quello del Q.I. E’ risaputo infatti che chi riesce a ricordare a memoria i quiz( che non danno l’esperienza fatta al banco e col merito non hanno niente a che vedere se non quello di mettere un punto nella casella giusta)addirittura per 26 volte di seguito, poi abbia delle carenze cognitive. Insisto perche’ si faccia un profilo psicologico e rilasciata una idoneita’ relativa a chi vince un concorso per sedi farmaceutiche. Non si puo’ lasciare la salute del prossimo nelle mani di un possibile psicolabile.
(Cosa c’entrino poi i concorsi a sedi con le liberalizzazioni e’ tutto da comprendere…che gente strana questi che anelano come unico scopo della vita essere titolari di farmacia).
i quiz caro dottore sono per la maggior parte domande che ogni giorno vengono poste dai pazienti al farmacista, eccezion fatta di quelli relativi alla legislazione, che bisogna comunque conoscere per il rispetto delle Leggi, risposte che per stabilire se un principio attivo è controindicato con determinate patologie, effetti collaterali di determinati eccipienti/prinipi in varie circostanze ecc. ecc., a quel punto della richiesta del paziente non gli si può dire “tento una risposta e speriamo che sia quella giusta”. (questa sarebbe una risposta di psicolabile) Credo che lei pur scrivendo molto bene di queste cose ne sappia ben poco. Se considera psicolabili quelli preprati a dare la risposta giusta al questito, come considera quelli ,e non sono pochi, che hano sviluppato i test e stabilite le modalità per la titolarietà?.
Per quanto riguarda l’esperieza fatta al banco, la lascio a chi non comprende cosa significa innovazione, aggirnamenti e quant’altro. Dienticavo oggi si parla di meritocrazia ma cosa significa??
scusate gli errori ma vado di fretta….
Egregio dottore io sono vent’anni che sto al banco e persone come lei ne ho conosciute molte, come ho conosciuti molti titolari di farmacia. Lei difende il suo sistema di concorsi a quiz a svolgimento ventennale e piu’ in generale il sistema farmacia, entrambi fatti apposta per lasciare fuori della professione la maggior parte dei colleghi possibile. Ma in merito ai quiz, direi che ho conosciuto anche quelli che li sapevano a memoria tutti, ma senza avere fatto alcuna esperienza diretta al banco.
Al di la’ del fatto che i quiz servono al banco esattamente come le nozioni che abbiamo imparato gia’ nel corso di laurea, non vedo la necessita’ di andarsi a rivedere cose che gia’ conosciamo se non per vincere una farmacia senza grande merito( puntini nella giusta casella). Così come non lo e’ comprandosela e così come non lo e’ ereditandola. Diciamoci la verita’, una volta per tutte e cioe’ che non c’è un gran merito ad essere titolari, ma tutto e’ funzione ad escludere qualcun’altro e perpetrare la casta dei pochi ”eletti”. Poiche’ spesso ho visto certi geni ”mnemonici” essere pietosi al banco, rimanere intontiti in certe situazioni come un gatto abbagliato dai fanali di un’auto, ritengo che a questo punto sia piu’ utile assegnare le sedi facendo un particolareggiato ed approfondito esame psicologico ed il quoziente intellettivo e soprattutto per il numero di anni di esperienza effettiva. Questo vale anche per chi non c’è mai stato in farmacia come i colleghi che lavorano in altri ambiti. Sapesse cosa si vede in giro per l’Italia…
Anchio sono titolare per vincita di concorso e in base a quello che dice il dott. musumeci domani mattina prenoterò una visita dal psicologo. Purtroppo molti colleghi ancora non si sono resi conto di come i politici manovrano alcune professioni al solo fine di ottenere consensi elettorali.
Per quanto mi riguarda ritengo che le parafarmacie siano tate create sol per questo.
Già nel 2006 sarebbe stato giusto fare quello che è stato fatto di recente con l’abbassamento del quorum, cosi oggi avremmo avuto 4100 farmacie in più non parafarmacie.
Secondo me al posto di continuare in questa direzione si dovrebbe fare una sanatoria delle parafarmacie ( escluse quelle collegate a farmacisti titolari, società di non farmacisti e cooperative) collocandole nelle zone carenti e di nuovi insediamenti dello stesso comune. Stop ad ultriori aperture. Concorsi per titoli ed esami subito dopo la dichiarata vacanza di una sede. Aumento dello stipendio dei collaboratori collocandoli nella media di tutti i professionisti. Pagamento del periodo di pratica professionale, rientro in farmacia dei principi attivi innovativi, obbligo di assunzione in base al fatturto SSNN (già approvato). In questo modo credo che si renderebbe un servizio più concorrenziale, capillare e sopratutto professionale, senza dividere la categoria in fazioni solo per far piacere al politico di turno. Perfezioniamo queste idee e insieme portiamole avanti affinchè la professione sia unita senza dividerci per il vantaggio di persone terze.
Al dott. musumci ricordo che dietro al banco e l’esperienza si forma il mestiere non la professione e chi supera i concorsi è quello che conosce tutte le materie studiate all’università , e deve metterle al servizio della gente nel modo corretto, NON PER INTUITO.
A tutti colleghi tItolari di parafarmacie AUGURI.
Al dr.Claudio invece dico che al banco avviene tutta la sintesi della conoscenza gia’ abbondantemente studiata nel corso di laurea(tranne che per la gestione). Ed e’ solo un problema di intelligenza e di applicazione della teoria alla pratica. Chi non riesce a destreggiarsi o non ha capito quello che ha gia’ studiato o ha poca intelligenza finisce per trovarsi imbambolato ed e’ costretto ad andare a ripetersi le materie. Ma impararle a memoria coi quiz e conoscerli tutti e tremila, non sempre risolve il problema.
Dal 2006 ad oggi si sono aperte piu’ di 4000 attivita’ grazie a Bersani, cosa che non sarebbe mai avvenuta abbassando il quorum e partecipando ai vostri concorsi. Difatti adesso il quorum teorico che sara’ abbassato a 3300, rimarra’(appunto) teorico. In realta’ per le farmacie preesistenti rimarra’ tutto inalterato, in quanto le poche farmacie che verranno istituite col concorsone si apriranno nelle estreme periferie dove non possono far ”danno”, lasciando il quorum delle altre come era prima: da 4000 a 10000 a seconda dei casi.
L’unica possibilita’ che rimane ad un non titolare per esercitare liberamente e’ lasciar fare a Bersani…non vedo altre soluzioni, avevamo chiesto la FNC per tenere la fascia ”C” all’interno della professione, ma non ci avete ascoltati. Tempo scaduto.
Lei forse per il fatto che non è amante dei quiz non sà che negli ultimi ventanni sono stati svolti almeno 30 concorsi a sedi, l’assegnazione avviene anche sommando i reltivi anni di servizio,e per diventare titolare le assicuro che c’è ne vogliono molti, per cui l’esperienza sommata alla conoscenza di tutte le materie, è garanzia di professionalità. Lei ha conosciuto farmacisti che sapevano i quiz a memoria ed altri che che rimanevano intonditi come gatti alla luce dei fari,. Mi dispiace ma questo sarà il suo ambito, nel mio conosco solo farmacisti titolari e collaboratori di specie diversa.
I vostri concorsi, come anche i quiz mi lasciano indifferenti come coloro che si vantano di conoscerli a memoria tutti e tremila.
Dunque un calcoletto veloce…se si sono svolti 30 concorsi ”regionali” a sedi in vent’anni ( comunque con una quantita’ esigua di aperture per non danneggiare le altre farmacie di vecchio diritto) e se in Italia ci sono 20 regioni, la media sarebbe…1,5 a regione che confermerebbe(approssimativamente), appunto, cio’ che dico cioe’: che i concorsi sono ventennali e piacciono solo a chi vuol tenere fuori piu’ gente possibile dalla titolarita’. Per quanto riguarda la conoscenza di farmacisti io mi baso sull’aver girato e lavorato in farmacie di mezza Italia, ma non conosco il mondo di Alessandro…che non so’ qual’è..Pasquale, Francesco, Nicola..Temistocle, Neottolemo…e chi sono?
il suo problema e quello di avere paura della prova scritta, appunto per far valere i suoi ventanni di servizio. Ne approfitti adesso, se vuole, il concorso straordinario è stato ideato per gente come lei alla faccia di chi risulta titolare di 2^ laurea, specializzaizoni, master e quant’altro. Le rammento che qualora si devono imparare i quiz a memoria, non sno tremila ma 15000 visto che ogni quiz è formato da risposta multipla pari a 5. Le conoscenze di Farmacisti probabilmente quelli che conosco io appartengono ad un’altra italia, quella della meritcrazia. per quanto riguarda il post di Gianni cocordo specie nei punti relativi all’aumento di stipendio e ‘aumento di aperture di farmacie per dare la possibilità ai colleghi di fare i Farmacisti a pieno titolo non essere dipendeti di soggetti che nulla hanno a che fare con il farmaco.
Lei (motivo per cui prima consigliavo visita psicologica preventiva per chi diventa titolare) da’ troppi giudizi su persone che non conosce. E’ un grosso limite, se non un danno verso coloro che si affacciano al suo banco. Vede, coerentemente con cio’ che ho scritto sopra, cio’ che non puo’ imparare uno che conosce a memoria tremila quiz ma e’ incompetente ( a dir poco) al banco, e’ proprio la capacita’(occorre intelligenza, applicazione ed esperienza di anni)di valutare chi hai davanti e non solo per cio’ che rappresenta nella sua sfera di essere umano ma anche relativamente alle cure che deve seguire, alla aderenza della terapia. Quando si vince con merito mnemonico senza avere certe competenze si puo’ fare un danno alla salute altrui. Avere paura di una prova scritta….ci sono cose che mi fanno molta piu’ paura e non riguardano i suoi concorsi ”meritocratici”. In ogni caso vedo che non capisce cio’ che si scrive e poiche’ i concorsi ormai si fanno senza quiz, perche’ prendersela? Lei puo’ scegliere la sede? Che Dio l’accompagni, pero’ lasci stare la ”meritocrazia” per favore che non abita su certi lidi.
In quanto al personale non partecipo ai concorsi da sempre e non parteciperei neanche a questo, visto che il mio percorso non prevede questa opzione,( da molti anni). Buona fortuna con le sue scelte e spero da ora in poi che abbia piu’ rispetto per quelle degli altri..
Il primo gidizio su persone che non si conoscono ovvero psicolabile l’ha dato Lei rispondento tra l’altro ad un post al quale Lei non c’entrava da nessuna parte. per quanto attiene la su esperienza alla quale tiene tanto le risposte Le sono state date al successivo articolo.Per quanto mi riguarda anche ioho chiuso con i concorsi ma, bisogna rispettare le centinaia di colleghi che hanno superato, con impegno, le prove, senza addebitargli alcuna spregievole aggettivazione da parte di ci la pensa solo in modo diverso. Le chiedo scusa se sono andato oltre ma se rilegge i post è Lei che dà inopportune aggettivazioni a persone che non conosce e definizioni di psicolabili a colleghi che la pensano solo in modo diverso dal suo.
bun lavoro