Dal Consiglio delle Regioni Federfarma, appello all’unità e alla moderazione dei toni

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Alla fine, montes parturiunt mus:  il “processo” di ieri a Federfarma Lazio, celebrato dal Consiglio delle Regioni federale, si è concluso con un sostanziale nulla di fatto, poco più di un rimbrotto alle “intemperanze” dei titolari laziali.  Come riferisce uno stringato e anodino annuncio pubblicato ieri sul Filodiretto Federfarma, le Unioni regionali si sono limitate a raccogliere “l’invito del Consiglio di presidenza a serrare i ranghi e lavorare uniti per arrivare alla  riforma entro la fine dell’anno.”
Gli amanti delle tinte forti saranno certamente rimasti delusi dall’esito dell’incontro tenutosi ieri per fare le pulci ai  “comportamenti non conformi al dettato statutario e alle delibere assembleari” di Federfarma Lazio, come recitava con la compunzione dell’ufficialità l’ordine del giorno.  Per contro, avrà avuto ampi motivi di soddisfazione chi invece  reputava perlomeno inopportuno, nelle circostanze attuali, il deferimento disciplinare voluto dai vertici sindacali nazionali, in quanto potenzialmente foriero di ben più pesanti lacerazioni al tessuto della rappresentanza.
Le immancabili voci dal sen fuggite riferiscono che le discussioni, in realtà, non sono mancate, anche se raccontano di colpi di fioretto  più che di sciabolate tra il “partito” dell’ortodossia sindacale e quello della dissidenza. La sensazione che qualcuno ha ricavato è che non si avesse poi troppa voglia, in momenti come questi, di star lì a discutere sul voto in condotta da attribuire a questa o quella componente sindacale. E in effetti  il fatto che l’incontro di ieri sia stato disertato da almeno un quarto dei 42 componenti del Consiglio delle Regioni è un probante indizio dello scarso favore incontrato dall’idea di indire la seduta disciplinare.
Il fatto che l’assise delle rappresentanze regionali si sia poi spaccata praticamente a metà tra quanti propendevano per l’adozione di misure disciplinari e quanti, al contrario, reclamavano il “non luogo a procedere” nei confronti di Federfarma Lazio, sta in ogni caso a significare che all’interno del sindacato si registra certamente (e fortunatamente, verrebbe da aggiungere)  la presenza di voci e posizioni diverse.
Sia come sia, rimane il fatto che, alla fine, non è stata comminata alcuna sanzione  contro l’Unione regionale dei titolari laziali, che è stata però invitata a mantenere toni e comportamenti improntati a una maggiore moderazione. Un esito che il protagonista  suo malgrado della vicenda, Franco Caprino – raggiunto telefonicamente dal Mattinale nella serata di ieri – non ha voluto commentare, “per una elementare questione di rispetto nei confronti dei colleghi” .  Caprino non si è pero tirato indietro rispetto al merito della questione, ovvero  il contenuto delle sortite pubbliche delle scorse settimane che hanno poi causato il suo deferimento. “Nonostante il voto contrario espresso e ampiamente motivato in Assemblea” spiega Caprino “non sono mai andato contro la delibera assembleare, come qualcuno ha continuato pervicacemente a sostenere anche ieri contro ogni evidenza,  né ho mai sparato ad alzo zero contro l’accordo del 16 ottobre: per verificarlo  basta  andare a rileggere senza pregiudizi quel che ho scritto nei giorni scorsi Quel che paventavo, e che peraltro ancora pavento, è  una riforma della remunerazione costruita sulle successive  indicazioni al ribasso fornite dai ministeri della  Salute e dell’Economia, che sono peraltro la causa del lo stallo nel quale ci troviamo.”
Il presidente di Federfarma Lazio commenta anche l’appello a “serrare i ranghi” emerso ieri dal Consiglio delle Regioni. Sono da troppi anni nel sindacato per non sapere che l’unità, nei momenti difficili, è un valore decisivo, e non ho dunque alcuna esitazione nell’aderire all’invito. Con la sola ovvia condizione – conclude Caprino –   che ciascuno non solo possa ma addirittura debba sempre esprimere le proprie valutazioni e posizioni, con il dovuto rispetto per tutti,  ma in tutta libertà.”
Via Il Mattinale,
Ordine dei Farmacisti Roma

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