Le era stata data la fendimetrazina, sostanza illegale. Aveva perso 42 chili in 5 mesi. I fatti risalgono al settembre 2011.
Voleva dimagrire ed è morta. Il cuore di una 39enne non ha retto e alla fine si è accasciata in casa dove c’erano il marito e la figlia. Una dieta dimagrante a base di fendimetrazina e i chili che vengono bruciati assieme alla vita di una moglie e madre di famiglia nel giro di quattro mesi e mezzo. Meno 42 chili, spiega Vincenzo Rizzo legale della famiglia della donna, in centotrentacinque giorni. Da 120 a 78 chili troppo velocemente e con una sostanza che suscita grandi dubbi. Per il suo decesso il giudice dell’udienza preliminare ha rinviato a giudizio l’endocrinologo Rocco Cuzzupoli, reo di averle prescritto la fendimetrazina. Omicidio colposo, questo il reato contestato al medico. Una sostanza dimagrante la fendimetrazina con azione anoressizzante in grado perciò di diminuire l’appetito agendo sui centri nervosi della fame. Una prodotto però vietato nel nostro paese come spiega Vincenzo Rizzo, parte civile per i familiari della 39enne.
I fatti risalgono al 2011. La donna è morta il 2 settembre, dopo quattro mesi e mezzo di trattamento. “Si pensi che quando la sostanza era legale in Italia – sottolinea Rizzo – la legge prevedeva un impiego massimo non superiore ai tre mesi. Naturalmente senza associarla ad alcun altro farmaco o sostanza, cosa che è avvenuta in questo caso”.
La donna però, secondo il legale del medico Sara Memola, aveva problemi di salute e Cuzzupoli la voleva semplicemente curare: “Non si trattava di una persona fissata con la forma fisica. Quando si è recata nello studio del medico pesava 120 chili, era obesa. Il suo peso forma sarebbe dovuto essere non più 70”. Per arrivare al risultato il dottore ha prescritto il farmaco e il paziente avrebbe “perso – sostiene invece Memola – nell’arco di cinque mesi quasi trentacinque chili”.
Una sostanza “miracolosa” la fendimetrazina in grado di far perdere molto peso in poco tempo. Ma una sostanza come ribatte il legale di parte civile Vincenzo Rizzo “la cui prescrizione è vietata in assoluto dal 2000. Questo a prescindere da posologia e associazioni con altri farmaci. A conferma di questo – prosegue – ci sono tutta una serie di divieti disposti con diversi decreti ministeriali”.
Ma c’è anche la perizia precisa il legale del medico che mette in gioco la relazione tra l’assunzione di questo farmaco e la morte della giovane donna. “Come emerge dalla perizia del consulente della procura – continua Memola – non è possibile evincere il nesso causale tra la somministrazione della farmaco e il decesso”. A decidere sarà comunque il giudice del tribunale di fronte a cui comparirà Cuzzupoli sul banco degli imputati il prossimo 24 aprile per la prima udienza.