Fofi, la Federazione degli ordini dei farmacisti italiani, stizzita, ha risposto alle allusioni di alcuni esponenti di Farmindustria che avrebbero lasciato intendere che i farmacisti suggerirebbero ai pazienti i farmaci più convenienti per il farmacista stesso. Dichiarazioni veramente brutte e un po’ sciocche, da parte di alti dirigenti di un colosso come Farmindustria. Fofi, ovviamente non ha tentennato nemmeno per un secondo nel rispondere prontamente: “A seguito delle dichiarazioni rilasciate da alcuni esponenti di Farmindustria, a proposito della questione della sostituibilità del farmaco con l’equivalente, rilasciate nell’incontro con la stampa di ieri, la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani precisa quanto segue. E’ inaccettabile la tesi che il farmacista sia il decisore ultimo sulla sostituzione, e che non scelga i prodotti branded con prezzo allineato a quello di riferimento perché avrebbe un vantaggio economico a consegnare il generico puro. Innanzitutto simili accuse andrebbero provate. Secondariamente va sottolineato che il farmacista non è l’ultimo decisore di nulla: da sempre è il medico prescrittore a stabilire se un farmaco è sostituibile o meno, si tratti di un medicinale branded o di un generico e, infine, è il cittadino a stabilire se accettare o meno la sostituzione. Quanto alle accuse di mettere a repentaglio la salute dei cittadini dispensando generici differenti ogni volta, è un rilievo quantomeno da argomentare, visto che oltre l’80 per cento dei medicinali non branded in Italia è riconducibile a 5 marche soltanto. Inoltre sarebbe utile indagare per quale ragione in Gran Bretagna l’83 per cento delle prescrizioni contiene l’indicazione di un generico indicato con principio attivo (non semplicemente di un farmaco a brevetto scaduto) e non si registrano particolari allarmi relativi alla salute pubblica. E anche lì, peraltro, già nel 2010 l’allora ministro della salute Mike O’Brien aveva proposto misure per aumentare di un ulteriore 5 per cento questa quota. Sarebbe opportuno che in questa contesa tra segmenti dell’industria del farmaco fossero risparmiate alla professione responsabilità che non ha, non vuole e non può avere e, soprattutto, si evitasse di insinuare che vi siano oggi comportamenti dei farmacisti italiani che possono presentare rischi per la salute del cittadino. La legge 405 che ha introdotto la sostituzione con il generico, e ora le nuove norme sulla prescrizione della spending review, pongono al farmacista soltanto obblighi: rispettare la prescrizione del medico in caso di non sostituibilità, proporre al paziente la sostituzione e rispettare la volontà di quest’ultimo”. C’è da aspettarsi da parte di Farmindustria qualche scusa, qualche ritrattazione delle parole usate, magari l’accusa a qualche giornale per aver male riportato… Il solito teatrino. Non è un mistero, e già ne abbiamo parlato in altri articoli, che Farmindustria stia alzando sempre più la posta nella lotta contro i farmaci generici (o non-branded, come preferite), ma lo scontro con i farmacisti quale sottile strategia può nascondere? Con il ricatto dei posti di lavoro, tutti rispettabili e meritevoli di attenzione, Farmindustria sta forzando la mano contro i farmaci generici: questo è comprensibile. Si può condividere o meno, ma lo si può capire, sopratutto in Italia dove altre aziende ben note hanno fatto di questo sistema il prodotto più redditizio dell’azienda. Ma andare a stizzire i farmacisti accusandoli di non svolgere correttamente la propria funzione e quindi accusandoli di non professionalità, quali premi può portare a Farmindustria? I farmacisti tra l’altro sono una categoria molto suscettibile sulla professionalità, andare a colpire proprio su questo tasto è solo una mossa molto stupida da parte dirigenti poco avveduti (e se questi sono i dirigenti siamo messi bene!), o c’è dell’altro?