All’indomani del ballottaggio delle primarie del centrosinistra che ha incoronato Pierluigi Bersani candidato premier del centrosinistra, non c’è ancora il sigillo politico sul testo di riforma elettorale cui i capigruppo di maggioranza al Senato stanno lavorando. Riunione all’Umiltà, Vizzini: «Senza intesa politica ddl massacrato».
All’indomani del ballottaggio delle primarie del centrosinistra che ha incoronato Pierluigi Bersani candidato premier del centrosinistra, non c’è ancora il sigillo politico sul testo di riforma elettorale cui i capigruppo di maggioranza al Senato stanno lavorando insieme a Roberto Calderoli, ai relatori e al presidente della commissione Affari Costituzionali, Carlo Vizzini, da una settimana circa: l’emendamento che dovrebbe mettere nero su bianco l’intesa su un premio di consolazione al primo partito non sarà presentato questa sera, forse domani. Certamente non sarà votato prima di mercoledì mattina 5 dicembre, subito prima di portare in Aula la riforma elettorale.«Domani mattina mi auguro che venga presentato un testo – ha spiegato il presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, Carlo Vizzini – ma vorrei fosse presentato in concomitanza con una intesa politica. Se comincia a vagare così, senza intesa politica, viene massacrato…». Oggi pomeriggio a Palazzo Madama si è svolta una riunione tra Anna Finocchiaro, Luigi Zanda e Enzo Bianco (Pd) e Gaetano Quagliariello (Pdl) e l’ultima ipotesi su cui ci si è accordati è una versione rivisitata del lodo Calderoli che prevede l’abbassamento al 40% della soglia minima che una coalizione deve raggiungere per ottenere 340 seggi in tutto alla Camera e, se nessuno raggiunge quella soglia, per il partito che ottiene il 30%, un premio dell’8,4% pari a 53/54 seggi. Sull’ipotesi però non c’è il via libera di Silvio Berlusconi e proprio per questa ragione in serata si sono riuniti a via dell’Umiltà Denis Verdini, Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello, Calderoli e Lucio Malan, relatore del testo.
Sulle intenzioni di Berlusconi – riportate da Repubblica sabato scorso e mai smentite – di bloccare l’intesa per tenersi il Porcellum e le liste bloccate – Malan ricorda, prima di entrare alla riunione a via dell’Umiltà, che l’ex premier pubblicamente – l’ultima volta nel libro di Bruno Vespa – si è espresso contro le preferenze previste dal testo di riforma all’esame della Commissione del Senato, testo che dopodomani dovrebbe approdare in Aula («Sono un’anomalia italiana mi terrorizzano. Il sistema migliore è quello spagnolo»). Mentre Quagliariello osserva: «Berlusconi contrario a una riforma? A noi non l’ha mai detto. Penso che lo avremmo saputo innanzitutto noi…».
Questa sera intanto la Commissione si riunirà alle 21 per esaminare altri punti del testo tra cui una norma che prevede l’obbligo al momento della presentazione delle liste anche del simbolo e dello Statuto, una norma prevista da un emendamento dei relatori, che potrebbe mettere in difficoltà il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo regolato da un «non-statuto». Insomma si va avanti. E l’andamento dei lavori del Senato e della trattativa sulla riforma rassicura anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che per ora sembra escludere quel videomessaggio che più di un quotidiano ha paventato.
L’impressione di chi sta seguendo da vicino la questione è che il testo otterrà il via libera del Senato nei prossimi giorni anche perché, viene spiegato, «se qualcuno vuole bloccare questa legge lo farà alla Camera. Ora è troppo presto. Ci sarebbero le condizioni e il tempo per raddrizzare le cose entro la legislatura». A Montecitorio invece nulla è scontato, soprattutto perché lo scrutinio sulla materia è segreto.