Gentile Direttore
ho trovato interessante l’articolo del prof. Mascheroni pubblicato ieri sui temi che in questi giorni stanno investendo il mondo della farmacia e dei farmacisti in particolare: Concorso, farmacia rurale, parafarmacie e liberalizzazioni. Concordo con il Professore laddove evidenzia lo stato confusionale nel quale versa il Ministero della Salute. Aggiungo che a mio parere i sintomi erano ben evidenti sin dai primi provvedimenti in materia di distribuzione dei farmaci ovvero dal primo decreto “Salva Italia”. Un decreto con il quale il Governo Monti sembrava aver privilegiato, anche per la drammatica congiuntura economica di fine 2011, una politica liberale di espansione a basso costo, nella quale il tema delle liberalizzazioni dovesse avere un ruolo centrale. In questo quadro anche la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, sia pure con le limitazioni previste nel testo del Governo, assumeva un valore politico preciso: determinare le condizioni per un nuovo percorso professionale del farmacista e per una vera multicanalità nella distribuzione del farmaco a pagamento. Un progetto politico che purtroppo si esaurirà nel corso dei lavori parlamentari di conversione in legge del decreto “Salva Italia”, quando ad un drappello di deputati del PDL/Lega Nord, riesce il colpo di far saltare l’accordo sulla liberalizzazione della fascia C. Da quel momento assistiamo, sotto la spinta del Ministro Balduzzi, al cambiamento di rotta del Governo in materia di distribuzione dei farmaci. Infatti con il decreto “Cresci Italia” il capitolo della liberalizzazione nel settore dei farmaci si sposta dal potenziamento della parafarmacia, dunque multicanalità e concorrenza, a quello dell’incremento massivo del numero di farmacie. Una soluzione che appare subito più come una ritorsione nei confronti dei titolari di farmaci, rei di aver voluto con PDL e Lega Nord “l’agguato” sul decreto di dicembre. Come non ricordare che inizialmente il testo prevedeva anche la liberalizzazione dei farmaci di fascia C nel caso di non rispetto dei tempi previsti di assegnazione delle farmacie messe a concorso. Un testo che sulla spinta delle forze politiche di maggioranza, vuole favorire i farmacisti delle farmacie rurali sussidiate e delle parafarmacie, ritenute sedi disagiate. Ma anche con il decreto “Cresci Italia”, nel corso dei lavori parlamentari in Senato è il caos. Si ricorderà l’ostracismo operato da Federfarma contraria ad un “quorum” inferiore a 3500 abitanti per farmacia. Al punto che il provvedimento sulla farmacia verrà approvato per ultimo insieme a quello sui taxi. Un testo che verrà più volte rimaneggiato, sotto la regia attenta di un “consigliere” del Ministro Balduzzi, sempre presente nel corso dei lavori in Commisione, al quale è attribuita la paternità di un testo che nasce (con consapevolezza? Vista la grande esperienza del “consigliere”) con un profilo di compatibilità con le norme precedenti, che lascia molti dubbi tra gli studiosi della materia. Tanto che si parla subito di possibili ricorsi amministrativi a partire dalla questione spinosa della “pianta organica”. Da quel momento è un susseguirsi di aggiustamenti al testo, da parte del Ministro della Salute. Come dimenticare la vicenda del limite ai “40 anni” voluto inizialmente per favorire i giovani farmacisti, piuttosto che la questione della “zona” in contrapposizione alla “pianta organica”. Un tema quest’ultimo che ancora oggi è motivo di forte contrasto e di possibili (certi ?) ricorsi ai tribunali amministrativi di tutta Italia. Senza parlare delle ultime precisazioni del Ministero sulla “idoneità” dei partecipanti al concorso, quanto di coloro che essendo soci di farmacia rurale sussidiata in caso di vincita di sede in forma associata debbono cedere le quote di partecipazione prima dell’apertura della sede vinta a concorso. Una previsione quest’ultima che sembra essere in aperto contrasto con quanto previsto dalla riforma introdotta alla legge 362/91 con il decreto Bersani del 2006. Senza parlare dei farmacisti di parafarmacia che non potranno avere la maggiorazione prevista se non hanno esercitato in parafarmacia per almeno 5 anni, quando era ben noto che le parafarmacie hanno iniziato ad esistere dal 2007 (appena sei anni), una eventualità che si può applicare a poche decine di casi. Dunque i presupposti sui quali si è legiferato, ovvero favorire l’esercizio della professione nei luoghi e negli esercizi più disagiati, di qui la straordinarietà del concorso, si è persa per strada, escludendo dalla possibilità di vincere il concorso proprio coloro che dovevano essere beneficiati. Oggi non ci rimane, almeno per noi che apparteniamo al mondo della parafarmacia, che auspicare una liberalizzazione del sistema distributivo dei farmaci, che preveda di liberalizzare i farmaci a pagamento e dunque favorire quella multicanalità che sola può determinare le condizioni per una vera concorrenza sul territorio nella vendita dei farmaci. Per queste ragioni abbiamo appoggiato Bersani alle primarie del centrosinistra e appoggeremo ancora Bersani alle prossime elezioni politiche.
Massimo Brunetti
Segretario
Associazione Nazionale Parafarmacie Italiane – ANPI