Rifondare dalla base, un sindacato con nuove idee e con una corretta e costante informazione verso la base.
Ho avuto l’opportunità di intervistare il dottor Roberto Tobia, candidato a presiedere Utifarma, l’Unione dei titolari di farmacia di Palermo. Le elezioni si svolgeranno Domenica 16 e Lunedì 17 e Tobia sembra essere tra i favoriti. A Palermo la tensione è palpabile: nell’ambiente in questi anni ci sono stati diversi strappi tra Federfarma nazionale e la base palermitana. L’’episodio più grave, lo ricorderete di certo, è stata la denuncia da parte di Federfarma di un gruppo di iscritti al sindacato che s’arrogarono il diritto di porre una domanda alla dirigenza nazionale: “E’ vero che la finanziaria della Federfarma (Credifarma) sta per essere ceduta ad un distributore intermedio?” Una semplice domanda, forte, ma a cui Federfarma non ha mai risposto, ed anzi, mise subito tutta la faccenda in mano agli avvocati, creando così una situazione ai limiti del paradosso: i legali di Federfarma vengono pagati con i soldi degli iscritti, quindi anche con i denari dei denunciati! Ora è periodo di elezioni, e l’Unione dei farmacisti titolari di Palermo sceglie quello che sarà il suo presidente.
Il candidato Roberto Tobia, gentilmente ci ha concesso la possibilità di fare una chiacchierata in esclusiva a poche ore dalle elezioni e rapidamente si capisce di che pasta è fatto: “Abbiamo deciso di proporci come alternativa all’attuale dirigenza per molteplici ragioni ma la prima è senza dubbio che questa dirigenza palermitana, nel tempo, sei anni circa, ha seguito a testa bassa la linea politica della Federfarma nazionale con risultati che tutti, purtroppo, abbiamo sotto gli occhi. Nonostante le bastonate arrivate da tutte le parti, mai ci sono state reazioni, e le reazioni non ci sono state perché non esiste più la categoria. La base non ha voce, esiste solo una dirigenza che si guarda bene dall’informare correttamente la base. Poca informazione, poche assemblee. Sulla nuova remunerazione ad esempio, non c’è stata informazione o assemblee: solo una riunione informativa, ad accordo siglato, in cui si esponeva cosa era successo”.
Secondo Roberto Tobia si è aperta una voragine tra farmacisti e dirigenza, particolarmente a Palermo e in tutta la regione siciliana dove il farmacista è ancora di più al centro della sanità che nel resto d’Italia: non dimentichiamo che in Sicilia la distanza dagli ospedali e dai centri fa assumere alla farmacia un ruolo ancora più determinante, infatti anche il costo della “fustella” è maggiore in media. La crisi economica ha ulteriormente aggravato la situazione, colpendo in maniera più forte il sud che partiva in una situazione di svantaggio dal punto di vista economico, e non dimenticando che al sud c’è una disponibilità economica dell’acquisto diretto dei farmaci ben diversa.
“Molti cittadini del nord acquistano direttamente il farmaco in farmacia, mentre nelle regioni del sud la prescrizione da parte del medico è altissima anche per farmaci dai costi molto moderati. E’ facile capire come per la Sicilia il ricorso alla nuova remunerazione diventa estremamente delicato. Il consiglio di Palermo che per sei anni ha appoggiato la linea politica della Federfarma Nazionale, e ha ignorato le dimissioni di alcuni componenti del consiglio, tra cui il sottoscritto, che non potevano tollerare la situazione che si stava creando. Io ricordo che in assemblea ho presentato una mozione che impegnava il sindacato palermitano a distinguersi, al momento del voto, dalla linea politica della presidente Racca. Ma niente da fare. La linea politica venne approvata all’unanimità ma soltanto perché non fu mai messa in circolare: non tutti erano informati, anche perché oramai in pochi partecipano alle assemblee visto che in queste ci si va soltanto per assentire con il capo. Non c’è un dialogo costruttivo tra la base e la dirigenza”.
Il dottor Tobia non si nasconde, ha un linguaggio molto chiaro e diretto e quando gli chiedo qual’è la sua missione, si accende: “Vogliamo rifondare questo sindacato. Rendere la base partecipe delle decisioni della dirigenza, fare di questa base un gruppo di lavoro cosciente e consapevole delle difficoltà del momento. Vogliamo far crescere la categoria, che non è mai stata tale. Ci hanno definito come una “lobby”, ma purtroppo non siamo una “lobby” e neanche una categoria. Dovremo ricominciare da zero nel rifondare l’impianto. Ed è necessario partire dalla base che deve diventare assolutamente protagonista. Una politica del “vabbè poteva andare peggio” ha portato ad una cloroformizzazione della categoria rendendola insensibile a tutte le batoste che abbiamo preso in questi anni”.
Il lavoro da fare è molto secondo il dottor Tobia, perché per troppi anni ci si è girati dall’altra parte, badando al presente e mai al futuro. Sulla nuova remunerazione e sul possibile sciopero paventato dalla dirigenza nazionale il candidato alla presidenza di Utifarma pone un semplice quesito: “Dovremmo scioperare, magari in periodo natalizio, per difendere una remunerazione che, seppur nell’impianto teorico, di principi, sia assolutamente condivisibile, probabilmente nei numeri umilia la farmacia italiana facendola entrare in Europa dalla porta di servizio, tanto che sarebbe più giusto paragonarla alla farmacia greca che a quella tedesca? Per questo dovremmo scioperare? Nei momenti nei quali avremmo dovuto davvero fare la “guerra” abbiamo dormito, ed oggi pensano di proclamare uno sciopero per difendere la remunerazione? Ripeto in linea di principio la nuova remunerazione è una cosa da fare, ma i numeri sono umilianti”.
Quando si parla di Federfarma gli analisti sono quasi tutti d’accordo nell’attribuire un ritardo storico al sindacato dei titolari di farmacia ed anche secondo il dottor Roberto Tobia, bisognava pensare prima alla situazione che si stava creando. Ma il problema è il solito: mancanza di lungimiranza della dirigenza. Ed ora, quando da difendere non c’è più nulla si vorrebbe lanciare la risposta forte. “Bisognava pensarci con governi diversi, con numeri diversi e sopratutto agganciando alla nuova remunerazione una serie di “optional”: la nuova convenzione, il ritorno in farmacia dei farmaci per la distribuzione diretta e per conto, la valorizzazione dei servizi con questa misteriosa “farmacia dei servizi” di cui ancora si è capito ben poco, e tanto altro ancora.
Questo avrebbe reso la farmacia qualcosa di sostenibile a livello economico, e questo sarebbe andato incontro alle richieste disperate delle farmacie che vivono di Ssn”. Roberto Tobia sorride quando gli chiedo come creda che vadano le elezioni a cui si è candidato: “Beh, io credo che vinceremo e finalmente potremo dare il via a questa rifondazione totale del sindacato. Spero di non essere considerato, dopo le votazioni, il presidente di una fazione, ma vorrei che tutti cercassimo una collaborazione interna volta a migliorare la condizione di ogni farmacista”. Auguri a tutti i candidati, e auguri, sopratutto, a tutti i farmacisti siciliani.
Una risposta a “Una chiacchierata con Roberto Tobia, candidato presidente di Utifarma a Palermo”
Che Roberto possa vincere, è ora di rifondare tutto questo sindacato partendo da volti nuovi, volti che dovranno avere il compito di formare una nuova classe di titolari informata ed attiva al costante miglioramento di tutta la categoria.
Auguri