Pensioni, lavoro, tasse. Le riforme a tempo del governo Monti che entreranno in vigore nel 2013

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Man cutting money on whiteElsa Fornero è stata chiara. Non si candiderà alle prossime elezioni. Ma una previsione che riguarda il 2013 è facile: il suo nome sarà ancora sulla bocca di tutti. Soprattutto perché le due principali riforme del governo Monti si chiamano come lei, ed entrambe produrranno i loro effetti a partire dal prossimo primo gennaio. A cominciare dalla riforma delle pensioni.

Fino alla fine di quest’anno sono andati in pensione i lavoratori che avevano maturato i requisiti nel 2011 e che hanno dovuto però aspettare altri 12 mesi prima di poter lasciare il lavoro per la cosiddetta “finestra mobile” introdotta da Giulio Tremonti. Un escamotage per aumentare fittiziamente di un anno l’età pensionabile che in qualche modo ha funzionato. Secondo i dati diffusi oggi dall’Inps, le nuove pensioni sono state (fino a novembre) 230.500, il 19% in meno rispetto allo scorso anno.Ma effetti ancora maggiori si vedranno l’anno che verrà. Da gennaio, con la riforma Fornero, si potrà lasciare il lavoro a 66 anni e 3 mesi se uomini e a 62 anni e 3 mesi se donne. Le pensioni di anzianità, quelle che permettevano di ritirarsi al compimento di una certa età combinata con un certo numero di anni di versamenti contributivi, di fatto scompariranno. Per poter andare in pensione prima dei 66 anni e tre mesi, bisognerà aver versato almeno 42 anni e 5 mesi di contributi (41 anni e cinque mesi se donne). Per queste ultime, poi, è previsto che entro il 2018 l’età sia equiparata a quella degli uomini. Un piccolo salvagente, per evitare che alcune lavoratrici inseguissero la pensione fino al 2018, è stato riservato alla classe 1952. Chi ha compiuto 60 anni entro il 2012 potrà andare in pensione a 64 anni e 7 mesi. Dunque nel 2016.

L’altra riforma che porta il nome del ministro del Welfare, e che entrerà in vigore dal 2013, è quella del lavoro. Tra qualche giorno la indennità di disoccupazione sarà sostituita dalla nuova assicurazione Aspi. Spetterà a chiunque perda il lavoro e se ne avrà diritto quando ci siano almeno due anni di assicurazione e almeno un anno di contribuzione nei due anni che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione. L’indennità viene calcolata sulla retribuzione media mensile degli ultimi due anni e in ogni caso non potrà superare l’importo della indennità straordinaria di cassa integrazione, che per il 2012 è di 1.119,32 euro. Per finanziarla il governo ha previsto un aumento delle tasse sui biglietti degli aerei, sulle auto aziendali e sulle locazioni commerciali (l’imponibile diventa il 95% del canone e non più il 75%). C’è poi l’altro effetto collaterale della riforma del lavoro Fornero. La stretta sui contratti precari, secondo le stime della Cgil, metterà a rischio per il prossimo anno il rinnovo di 500 mila lavoratori.

Ma le riforme a “tempo” non sono solo quelle che portano il nome del ministro del Welfare. Nel decreto Salva-Italia ce ne sono anche altre. Come per esempio la patrimoniale sui conti correnti. Dal prossimo primo gennaio il prelievo salirà all’1,5 per mille, e salterà il tetto massimo dei 1.200 euro di imposta. In realtà, con un emendamento inserito all’ultimo minuto nella legge di stabilità, è stato inserito un limite di 4.500 euro al bollo che sarà però valido solo per le società. A pagare la stangata, insomma, saranno solo le persone fisiche.

C’è poi l’aumento dell’Iva. A luglio l’aliquota ordinaria salirà dal 21% al 22%. Un aggravio stimato a regime di circa 6 miliardi. A fronte di questo, tuttavia, arriveranno gli aumenti per le detrazioni sui figli a carico. Per i bambini di età superiore ai tre anni passeranno da 800 a 950 euro, per i figli più piccoli saliranno invece da 900 a 1.220 euro. La legge di stabilità, in realtà, prevede anche degli sgravi per le imprese sull’Irap. Ma se ne parlerà solo nel 2014.

Se il primo appuntamento con l’Imu è ormai stato quasi digerito dai contribuenti, ad aprile, subito dopo le elezioni, bisognerà di nuovo mettersi in coda alle Poste per saldare la prima rata di un’altra imposta decisa un anno fa ma che entrerà in vigore solo nel 2013: la Tares. La nuova tassa sui rifiuti che sostituirà Tarsu e Tia e ingloberà anche un nuovo balzello di 30 centesimi al metro quadro per finanziare gli altri servizi dei comuni (illuminazione, vigili urbani, etc.). In realtà avrebbe dovuto essere saldata già a gennaio, ma in vista della campagna elettorale, con il solito emendamento alla finanziaria, l’appuntamento è stato provvidenzialmente spostato.

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