Riprendendo una posizione già espressa in passato, il premier uscente Mario Monti (che come è noto ha deciso di “salire” in politica, presentandosi alle prossime elezioni politiche come leader di un “movimento civico” che, alla fine, ha trovato e trova sponda e sostegno nelle formazioni politiche di centro) è tornato a occuparsi pubblicamente delle farmacie.
Lo ha fatto ieri, in una lunga intervista concessa al programma di Rai Uno “Uno Mattina”. Rispondendo al giornalista Franco Di Mare, Monti ha puntato l’indice sul “conservatorismo” di quanti hanno impedito “alle varie riforme come quella del lavoro o per una maggiore concorrenza, di andare più avanti, come noi avremmo voluto.”
Monti cita espressamente da una parte “il blocco più tradizionale della sinistra, che vuol dire Cgil e Fiom, con Nichi Vendola, il Sel e il responsabile economico del Pd Stefano Fassina”, e dall’altra “molte posizioni dentro il Pdl che hanno impedito di iniettare più concorrenza nel mercato delle libere professioni.”Esplicitando il suo pensiero, Monti ha quindi affermato che dentro quel partito “c’è molta vicinanza agli ordini professionali, per esempio delle farmacie e di altre professioni: questo ha impedito di andare più avanti nella strada delle liberalizzazioni.” Monti ha anche voluto sottolineare come “in queste professioni in genere i giovani sono a favore di maggiori liberalizzazioni, perché vedono così la possibilità di farsi spazio prima.” L’intervista di Monti, ampiamente ripresa da altri organi di informazione, così com’era già successo qualche giorno fa alle dichiarazioni rilasciate nella stessa trasmissione dal leader del Pdl Silvio Berlusconi, ha suscitato l’immediata reazione di Federfarma, che ha respinto con fermezza l’assimilazione della categoria dei farmacisti a una lobby.
In una nota pubblicata sul Filodiretto del sito sindacale, Federfarma scrive che “la concorrenza non si addice alla Sanità e alle farmacie, la cui natura di presidio convenzionato con il Ssn le colloca in una sfera completamente diversa da quella del libero mercato.”
Per il sindacato, una farmacia lasciata interamente alle dinamiche del libero mercato perderebbe infatti la sua dimensione di servizio pubblico orientato alla tutela della salute. “Nel campo della Sanità” ricordano i presidenti di federfarma e Sunifar Annarosa Racca e Alfredo Orlandi nella nota di Filodiretto “vanno confermate le norme che inquadrano l’attività delle farmacie proprio per assicurare alla collettività un servizio in cui la professionalità prevalga sulle logiche prettamente commerciali. Il che non significa disinteressarsi della capacità di spesa del paziente.” Da qui la richiesta di Federfarma di incontrare Monti per illustrargli specificità e problemi dei titolari. “Ci spiace sentirci paragonare a una lobby e accusare di aver contrastato i provvedimenti del Governo” conclude la presidente Racca. “Non solo non ci riconosciamo in questo ritratto ma ricordo che nell’ultimo anno abbiamo subito una mezza dozzina di provvedimenti legislativi, per una media di un intervento ogni due mesi. Il professor Monti accetti di ascoltarci e gli spiegheremo le vere necessità del nostro comparto.”
Via Il Mattinale
ma certo, Presidentessa Racca, non siete per niente una lobby, che sciocchezze….solamente per il fatto ultimo della serie di impedire in tutti i modi che passasse la fascia C….come si può solo pensarlo…una categoria cosi aperta su tutto…una apertura ai laureati senza la farmacia che persino i tedeschi e i finlandesi ci invidiano, da quanto è democratica per esempio la struttura degli ordini professionali, e Enpaf? ne vogliamo parlare?quella meravogliosa pensione di 400-500 euro dopo 40 anni di contributi, in quale altro paese potrebbe esistere una roba tanto bella….finiamola di parlare di lobby…per favore…
Si scrive lobby ma si legge multinazionali.
Ha una bella faccia tosta l’ex premier Monti a parlare di lobby negli Ordini professionali.
Ma coloro che gli siedono accanto nel Consiglio di Presidenza della Bocconi chi sono?
Tra i tanti risulta un certo Paolo Scaroni, attuale Presidente dell’ENI, che, guarda caso, nel dicembre del 2002, succederà a Jeff Harris, non-Executive Chairman di Alliance UniChem Plc.
E Monti vuol far credere che l’art. 8 sulle liberizzazioni dell’attuale sistema farmaceutico italiano, teso alla sua destrutturazione, non sia stato scritto sotto dettatura di Scaroni e suggerimento di Stefano Pessina, Executive Chairman di Alliance Unichem Boots?
Da Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_Pessina
“… (Pessina) …è tra i primi 10 uomini più ricchi in Italia ed è in grado di influenzare il mercato farmaceutico (e il sistema farmacia) più di quanto non possano fare gli strumenti economici delle regioni.”
Signori, qui si parla di un mercato da trenta miliardi di fatturato annui, pari a quello dei carburanti e dei tabacchi (anch’essi sotto monopolio di Stato)!
Ma veramente c’è chi crede che le liberizzazioni siano state attuate per favorire i cittadini?
Si è puntato al mercato farmaceutico, edulcorando tutto il processo con l’inserimento di categorie professionali (notai, tassisti, avvocati, ecc. ) delle quali non interessa nulla a nessuno, per non dare nell’occhio.
Il bersaglio puntato era e resta il mercato farmaceutico.
Altro che garantire l’occupazione giovanile ai neolaureati o un abbassamento dei prezzi dei farmaci!
Monti è solo l’esecutore di ordini provenienti da personaggi nascosti i cui propositi verrano smascherati quando ormai non si potrà far più nulla.
Per questi personaggi le farmacie italiane e l’attuale sistema legislativo che le regolamenta devono sparire per far posto ai loro drugstore.
Poco importa del servizio al cittadino e quanto dispendio ci sarà per lo Stato se vorrà garantire gli attuali standard distributivi.
Il ragionamento ha sicuramente un suo rilievo oggettivo ma mi rimane un dubbio e cioè se la categoria dei titolari di farmacia ragioni più con lucida miopia o piuttosto con una gattopardesca ipocrisia.
E’ sicuramente da miopi non aver visto che difendere per decenni un ricco sistema corporativo, anche al proprio interno, ha inevitabilmente aperto il fianco ed attirato l’ interesse aggressivo dei potentati economici.
Ma insistere nel gridare al pericolo per tutti non mi convince e lo considero invece come un tentativo di confondere le idee affinché nulla realmente cambi.
Per difendere gli interessi della categoria dei farmacisti, verso chi non lo è, c’ è una sola possibilità ed è quella di essere tutti compatti.
Ma per ottenere questo è necessario avere tutti la stessa possibilità e cioè quella di poter aprire liberamente una propria farmacia, favorendo le associazioni fra soci farmacisti.
Capisco che per i titolari sia difficile da ammettere ma guardate che per qualsiasi dipendente è sempre stato più conveniente lavorare in una grande società, anche multinazionale, piuttosto che in una piccola bottega.
I titolari saranno anche miopi e tendono, giustamente, a difendere i loro interessi, come fan tutti gli altri attori della diatriba sulle liberizzazioni.
E’ inutile far finta di credere che i titolari siano degli aguzzini assetati di denaro e i para-farmacisti dei benefattori.
Chiarito questo concetto non si prende in considerazione il volume di denaro mosso dal settore farmaceutico. E’ quello che interessa di più alle multinazionali e alle finanziarie con esse in simbiosi.
Se oggi il credito al consumo è sugli alimentari e nelle attività ricreative (fitness, vacanze, novità elettroniche multimediali, ecc.) in un futuro, oramai prossimo, esso si sposterà sulla sanità. La popolazione sta invecchiando e il marketing si orienterà a dilazionare, con congrue richieste di interessi, le cure dei cittadini. La privatizzazione della sanità, di Montiana ideazione, mira proprio a questo.
Aprite gli occhi invece di foderarli di prosciutto.
I titolari di farmacia, pur nella loro miopia insensata, sono in buona compagnia nel precipitare dal dirupo verso il quale sono indirizzati.
Sarà, ma io al baratro non ci credo e comunque non mi preoccupa più di tanto.
Non credo neanche di avere il prosciutto negli occhi, anzi vedo bene che la maggioranza dei titolari di farmacia non molla nella difesa ad oltranza dei propri interessi, che però non sono quelli di tutta la categoria dei farmacisti.
I circa 3.000 titolari di Parafarmacia non hanno gli stessi problemi e sono convinto che con le liberalizzazioni avranno più da guadagnare che da perdere.
I farmacisti non titolari, che sono poi la maggioranza, hanno anch’ essi da guadagnare dalle liberalizzazioni (fascia C e libero esercizio professionale) dato che a fronte di una diminuzione di posti di lavoro presso le farmacie tradizionali ne avranno molti di più sia per le opportunità di libera iniziativa sia per assunzioni presso i prevedibili grandi operatori (catene varie).
Pertanto solo ricompattando la categoria si potrà avere sufficiente forza contrattuale per riuscire a gestire il futuro limitando l’ influenza degli operatori economici.
Ma se Federfarma e Fofi non cambieranno posizione favorendo il libero esercizio professionale sarà solo un tutti contro tutti, le liberalizzazioni si faranno comunque ed il danno più grande lo avranno proprio coloro che continuano a guardare ai propri interessi senza lungimiranza.
ma i farmaci acquistati dallo stato e dagli stati delle multinazionali non sono stati per caso quello che ha fatto la ricchezza delle (poche) farmacie italiane o sbaglio, che le scoprite ora le multinazionali del farmaco,e fino ad esso che avete venduto(e con quei prezzi) i galenici come due secoli fa?Il bersaglio puntato sono tutte le professioni italiane e quella del farmacista pure, dove abito io il sabato pomeriggio per prendere un Peridon sciroppo il cittadino si deve sciroppare 10 km…la meravigliosa e capillare farmacia italiana…….
E quanti Km deve fare la sig. Maria per la spesa quotidiana al fine di raggiungere l’ipermercato più vicino?
E poi mi pare pura fantasia asserire che la farmacia più vicina siua a 10 km di distanza, con una distribuzione omogenea come in Italia.
Ne racconti un’altra, forse le riesce meglio
Condivido l’analisi di Nemesi, ben articolata e realistica, che mette in evidenza come la finanza ed i grandi capitali si servono dei farmacisti giovani o meno giovani che lavorano in parafarmacia o nella GDO come scudo per fare gli interessi di non farmacisti, ovvero imprenditori e multinazionali, ansiosi di accaparrarsi il mercato dei farmaci di fascia C, sottraendolo ai farmacisti titolari di farmacia e di fatto a tutti gli altri laureati in farmacia che non avranno alcuna chance se non quella di essere nel migliore dei modi dipendenti lla GDO. Che i potentati della finanza cerchino in tutti i modi di influenzare la politica con pressioni assidue e strategie ad hoc e’ fin troppo evidente; sarebbero disposti a tutto per mettere le mani sui farmaci a tutto tondo.
Persino ai vertici di associazioni delle parafarmacie ci sono non farmacisti, abili a ipotizzare scenari di multicanalita’ del farmaco con presunti vantaggi (per gli operatori economici di sicuro) e a serrare i ranghi delle tifoserie politiche (pro-Bersani e fornendo indicazioni precise persino su chi votare alle primarie del PD).
Se così non fosse bastava che gia’ il decreto Bersani prevedesse che i farmaci SOP ed OTC usciti dall’esclusivita’ della farmacia potevano essere liberamente venduti in altri canali, Parafarmacie o altro, la cui titolarità era di un farmacista o di una società di farmacisti. Questo significava in modo chiaro e sincero dare un’apertura o una possibilità ai laureati in farmacia che volessero mettersi in proprio escludendo altri soggetti non farmacisti e che nulla hanno a che fare con la cultura farmaceutica.
Purtroppo la politica ed i tecnici -ancora peggio- giocano in maniera spudorata ed irresponsabile a scalfire l’immagine professionale del farmacista ovunque esso operi,
piegandosi sempre piu’ ai veri poteri forti della finanza e delle multinazionali.
Anch’io trovo corretta l’ analisi di Nemesi ma con una sostanziale obiezione e cioè che la situazione creatasi non era inevitabile, ma è dipesa sostanzialmente dalle scelte o meglio dalle non scelte fatte dalla categoria che rappresenta i titolari di farmacia.
Nel 2006 ai tempi delle lenzuolate di Bersani c’ era una concreta possibilità per smontare la strategia di chi voleva portare il farmaco OTC/SOP fuori dalle farmacie.
Da una parte bisognava operare comunque un delisting razionale di farmaci da banco da potersi vendere senza la presenza del farmacista ma dall’ altra bisognava soprattutto smontare il rischio di un futuro assalto speculativo liberalizzando la professione di farmacista e riconoscendo la vendita del farmaco in esclusiva ai soli farmacisti.
Gli esempi di successo di iniziative analoghe in Europa c’ erano (vedi Germania) ma da parte di FederFofi si è deciso diversamente valutando, erroneamente, di riuscire poi, attraverso gli agganci politici, a controllare la cosa.
Se oggi ci sono circa 3.000 farmacisti titolari di Parafarmacia, quasi tutti ex dipendenti di farmacia, ed al concorso straordinario si sono iscritte diverse migliaia di altri farmacisti fa capire che non ci si è neppure resi conto di quanto forte fosse l’ aspettativa per chi risultava escluso dalla ristretta cerchia degli eletti.
Questa è la realtà e negarla od ignorarla non aiuterà ad evitare i rischi temuti per cui… errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Gentile Nemesi la signora Maria che poi è meglio dire la Dottoressa Maria che sarei io non vado in nessun ipermercato e ho parlato di sabato pomeriggio (e domenica) in cui le farmacie della zona le quali, ognuna di loro ,superano abbondantemente i 6 milioni di euro l’anno, ma rimangono chiuse tutte e tre e per quello bisogna fare tutta quella strada, ovviamente se ne disinteressano assolutamente del servizio in quanto stanno a 400 scontrini al giorno….ma tu le sai benissimo queste cose, fai solo la finta….
Quindi lei afferma che per una convenienza di mercato e non per obbligo di servizio le tre farmacie della sua zona restano chiuse?
Cosa vuol farci, con la libertà di chiudere e lasciare ad altri la turnazione può accadere anche questo.
E’ il mercato, baby!
http://www.youtube.com/watch?v=CXVQKoWy-s0
Non ho altro da aggiungere.
Dottoressa Maria,
io invece non lo so perchè dalle mie parti i turni funzionano.
Se c’è qualche irregolarità perchè non denuncia la/le farmacia/e colpevole/i?
Se invece non ci sono irregolarità, perchè non se la prende con il sindaco e con la Asl per aver dato origine ad una cattiva rotazione delle farmacie di turno?
6 milioni di euro? azz! Zona molto ricca o carenza di farmacie?
Se mancano le farmacie perchè non denuncia chi non fa il proprio dovere e non ne adegua il numero alla popolazione?
Dalle sue parti non funzionano solo le farmacie o ci sono anche altri problemi?
Alessandro
francamente che due… con ‘sto filmato.
Puoi scandalizzarti o far finta di scandalizzarti ma tutti finanziano i partiti, solo che non lo dicono pubblicamente come quell’ingenuo di Siri.
Perchè non parlare allora anche di Balduzzi che incontra federfarma solo quando proprio ha incontrato tutti gli altri possibili e immaginabili?
O di Monti che lancia accuse (elettorali) ma che con i farmacisti non ci parla?
Sono comportamenti corretti?
Lobby:(da wikipedia)”Un gruppo di pressione (o gruppo d’interesse) è una struttura dotata di una organizzazione formale, identificabile e riconoscibile, basata sulla divisione funzionale dei compiti che agisce, in vista dell’affermazione dell’interesse particolare che ne ha causato la genesi, in modo da esercitare influenza sulle decisioni dei decisori pubblici, siano essi i rappresentanti del potere legislativo, dell’esecutivo, delle Authority e degli enti di controllo o della funzione di implementazione realizzata dalla PA. Il termine ha, nella lingua italiana, un sinonimo acquisito dalla tradizione anglosassone: lobby”.
In Italia le lobby vanno in televisione senza contradditorio, stabiliscono per i farmacisti collaboratori stipendi più bassi in Europa, comprano deputati per bloccare leggi già firmate da Napolitano alle 3 di notte, sono proprietari di siti, giornali pagati anche con le tasse dei farmacisti collaboratori per fare campagna elettorali a Mandelli come sindaco di Monza o a D’ambrosio Lettieri (presiedente della Fofi Bari) del PDL che votano proposte legge come la Tomassini Gasparri che voleva mettere distributori di farmaci per strada per far chiudere le parafarmacie (alla faccia della sicurezza del farmaco vantata dai sostenitori della farmacia italiana). Poi devo sentire la presidente Racca che chiama “profumieri” e “pizzaioli” dei colleghi laureati in farmacia senza che il servo Mandelli (segretario di tutti farmacisti) batta ciglio. Ma chi volete prendere in giro?
Belle parole dispensate da un barone universitario: io continuo a sostenere che le liberalizzazioni,quelle vere, hanno un senso se si toccano le case farmaceutiche,se si fa l’abolizione degli ordini e poi discutiamo; Monti è l’ultima persona che può dispensare perle di saggezza,cosa non si fa per un voto.
Se “la concorrenza non si addice alla Sanità e alle farmacie”, allora perchè i farmacisti hanno un ccnl del commercio e non della sanità???
Ci vuole COERENZA, se il farmacista è una figura sanitaria deve essere trattato come tale anche a livello contrattuale; fin quando il farmacista è inquadrato con un CCNL del Commercio allora gli si addice meglio la concorrenza del libero mercato!