RU486 IL BILANCIO DOPO DUE ANNI DALLA COMMERCIALIZZAZIONE
Da quando è apparsa sul mercato la pillola Ru486 non ha mancato di fare scalpore. L’avvio della distribuzione negli ospedali in Italia è cominciata nell’aprile del 2010 e in due anni è possibile formulare un primo bilancio con un attivo di quasi diecimila confezioni, in crescita del 30 per cento rispetto all’anno precedente, come fa sapere Nordic Pharma l’azienda produttrice. Il 50% (4.848) del totale delle confezioni vendute sono state distribuite in tre Regioni: Piemonte (2.322), Puglia (1.486), Toscana (1.040).Oltre a Piemonte, Puglia e Toscana, nella classifica delle regioni da cui sono partiti più ordini seguono Liguria (890) e Lazio (847). Proprio il Lazio, insieme alla Lombardia (566) fa registrare un dato significativo: poche confezioni distribuite (1.413) a fronte della loro potenzialità. Le due regioni insieme contano infatti oltre un terzo di tutti gli aborti chirurgici nazionali secondo la legge 194. Nello specifico le vendite su base regionale sono state così ripartite: Abruzzo (130); Basilicata (35); Calabria (104); Campania (465); Emilia Romagna (645); Friuli Venezia Giulia (160); Marche (10); Molise (30); Sardegna (125); Sicilia (362); Trentino (48); Umbria (12); Aosta (69); Veneto (333).
Secondo Marco Durini, direttore medico della Nordic Pharma: “Le regioni in cui la metodica ha preso decisamente piede sono il Piemonte, la Liguria, l’Emilia Romagna, la Toscana, la Puglia. Mentre in Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia, nonostante gli incrementi delle vendite riportati siamo ben lontani da un posizionamento fisiologico della metodica farmacologica. Marche, Abruzzo e Calabria rappresentano realtà ancora più difficili, dove l’uso della pillola è quasi aneddotico”. La diffusione della pillola è frenata, spiega Durini, per diversi motivi: “ci sarebbe l’obbligatorietà del ricovero ospedaliero che costituisce un limite alla diffusione della metodica, soprattutto in tempi di riduzione di posti letto.
Le regioni come l’Emilia Romagna, che la offrono anche in regime di day hospital – conclude Durini – sono non a caso quelle dove l’uso della pillola è più consolidato”.