IL MATTINALE – Remunerazione, partita riaperta in zona Cesarini: la Salute sottopone una sua nuova proposta alla filiera

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il mattinaleRemunerazione, partita riaperta in zona Cesarini: la Salute sottopone una sua nuova proposta alla filiera

ROMA, 11 gennaio – Sembrava che, con lo scioglimento delle Camere e il “liberi tutti” che poco prima di Natale avevano di fatto segnato l’inizio della campagna elettorale per il voto del prossimo febbraio, la partita sulla riforma della remunerazione delle farmacie fosse stata per il momento accantonata e rinviata ad altre stagioni e (probabilmente) ad altre mani. L’inserimento nella Legge di stabilità del rinvio al 30 giugno 2013 del termine dell’entrata in vigore del nuovo metodo di compenso della distribuzione farmaceutica, originariamente previsto al 1 gennaio 2013 dall’art. 15 della legge 135/12 di spending review, suonava del resto come una definitiva conferma dell’ipotesi dilatoria.
Invece, pur nell’ininterrotto clamore prodotto dalla consueta agitazione preelettorale e nonostante l’esecutivo tecnico del premier Mario Monti sia in carica per il solo disbrigo degli affari correnti, il travagliato percorso della nuova remunerazione ha proseguito sotto traccia il suo corso. I ministeri della Salute e dell’Economia – che come si ricorderà bloccarono con i loro rilievi l’accordo raggiunto in Aifa il 16 ottobre 2012 – hanno evidentemente continuato a lavorare su una loro ipotesi concertata di nuovo schema remunerativo, predisponendo una proposta che ieri è stata inviata (nei suoi elementi essenziali) alle sigle della filiera per una valutazione che – se positiva – potrebbe anche preludere al varo di un decreto, una volta superato il confronto, peraltro tutt’altro che facile e scontato, con le Regioni.I termini essenziali della proposta

La proposta del ministero si riferisce ovviamente ai farmaci dispensati in regime di Ssn e prevede quanto segue: per la retribuzione delle farmacie, relativamente ai medicinali con prezzo inferiore ai 50 euro, una quota fissa per confezione dispensata pari a euro 0,55, maggiorata di euro 0,10 per le farmacie con fatturato annuo inferiore a 258.228,45 euro. Per la dispensazione dei medicinali non più coperti da brevetto, equivalenti od originatori che siano, compresi nelle liste di trasparenza e con prezzo al pubblico corrispondente al prezzo di riferimento, è riconosciuta una quota fissa aggiuntiva pari a 0,50 euro. Alle quote fisse indicate va aggiunta una quota di remunerazione variabile pari al 17% del prezzo al pubblico del medicinale.
Per i farmaci con prezzo superiore a 50 euro, la quota fissa per confezione dispensata sale a euro 5,5, sempre maggiorata di euro 0,10 per le farmacie con fatturato annuo inferiore a 258.228,45 euro. La quota variabile scende invece al 10% del prezzo al pubblico del medicinale.
Dal 2014 il valore della maggiorazione per le farmacie con fatturato annuo inferiore a 258.228,45 euro è modificato annualmente sulla base del numero degli aventi diritto, fermo restando l’importo complessivo di euro 7.994.000.
Per i grossisti, la proposta del ministero prevede invece una quota fissa per confezione dispensata in regime di SSN pari a euro 0,10 e una quota fissa aggiuntiva di 0,06 euro per ciascun medicinale non più coperto da brevetto (originatore o corrispondente equivalente) con prezzo al pubblico corrispondente al prezzo di riferimento, oltre a una quota variabile pari all’1,90% del prezzo al pubblico del medicinale.

La parola alle sigle della filiera

Come già detto, lo schema predisposto dal Ministero (non lontano, a ben vedere, dall’impostazione a suo tempo suggerita dallo studio commissionato da Federfarma Lazio al professor Alberto Pastore, ordinario di
Economia del’università Roma Sapienza) è all’esame delle sigle della farmacia e della distribuzione intermedia, delle quali si attendono a stretto giro le valutazioni.
La Federfarma, nel corso di un incontro informale tenutosi al ministero nel tardo pomeriggio dell’altro ieri, ha già avuto modo di esprimere le prime impressioni al riguardo, sia pure non nel merito stretto della proposta (che deve essere attentamente considerata in sede tecnica; del resto lo stesso ministero ha tenuto a sottolineare che lo schema inviato “è in corso di approfondimento presso i competenti uffici”).
Il sindacato dei titolari ha fatto presente, secondo quanto riferisce una nota pubblicata ieri in tarda serata sul Filodiretto del sito Federfarma, “che ogni proposta alternativa all’accordo del 16 ottobre sarà presa in considerazione soltanto se rispetterà tre condizioni: l’invarianza dei margini al 30 giugno 2012 (come stabilito dalla legge sulla spending review dello scorso agosto), il rispetto delle quote di spettanza di ciascun segmento della filiera, la stabilizzazione dei fatturati delle farmacie”, confermando che in ogni caso l’ultima parola su ogni ipotesi di accordo relativo alla nuova remunerazione spetta all’assemblea nazionale.
Ultima occasione per chiudere la partita prima che passi in altre mani
È ragionevole ritenere che già a partire da lunedì prossimo sarà possibile conoscere, almeno in linea di massima, gli orientamenti delle sigle della filiera sulla proposta di nuova remunerazione presentata dal ministero, pervenuta (è il caso di dirlo) in zona Cesarini: è facile prevedere che quello che sta per cominciare sarà un fine settimana pieno di valutazioni, proiezioni e calcoli al centesimo per verificare se, come e quanto lo schema messo a punto dal ministero risponda alle esigenze di sostenibilità del servizio e di stabilità economica di farmacie e grossisti. Quel che si può dire è che l’improvvisa e per certi versi inopinata accelerazione della Salute (certamente in accordo con l’Economia) su una questione vitale per il futuro della filiera del farmaco rappresenta l’ultima occasione per concretizzare nell’immediato la prospettiva di un nuovo modello di compensi per la distribuzione farmaceutica. O la proposta del ministero si tradurrà nell’arco breve delle sei settimane che rimangono da qui alle elezioni nel varo di un decreto, oppure la palla della remunerazione passerà in altre mani e se ne occuperanno altri protagonisti.

Mnlf, a Trieste iniziativa di solidarietà in parafarmacia

ROMA, 11 gennaio – Il Movimento nazionale liberi farmacisti e la Confederazione delle libere parafarmacie (“costola” del Mnlf costituita nel congresso di Rimini nello scorso autunno) annunciano per il prossimo 15 e 16 gennaio l’iniziativa “Parafarmacia Solidale”.
Ne riferisce una nota pubblicata sul sito dello stesso Mnlf. precisando che con il patrocinio del Comune e della Provincia di Trieste e il sostegno del locale Ordine dei Farmacisti, i titolari di parafarmacia della città e del Friuli Venezia Giulia organizzano una raccolta di medicinali e di materiale sanitario che sarà destinato alle famiglie in difficoltà economica.
“I clienti che si recheranno nelle parafarmacie aderenti nei giorni 15 e 16 gennaio, potranno acquistare farmaci o altro materiale sanitario, anche con una minima spesa, per devolverlo in beneficenza. I prodotti verranno raccolti in appositi contenitori che, a chiusura dell’iniziativa, verranno consegnati al Comitato Mani del’Amicizia che si occuperà della distribuzione alle famiglie bisognose indicate dal servizio di assistenza sociale” scrive la nota, precisando che “la manifestazione sarà completamente solidale perché i titolari delle parafarmacie daranno un proprio contributo fornendo un certo quantitativo di prodotti e praticheranno uno sconto massimo su tutti gli altri medicinali destinati alla beneficenza.”
Si tratta di un primo test che si pensa poi di allargare su tutto il territorio nazionale. “L’intenzione dei titolari delle parafarmacie che si sono fatti carico di organizzare l’evento” spiega ancora la nota del Mnlf “è di sottolineare la valenza etica e solidale della propria attività e l’avvenimento si contraddistingue da altre iniziative simili per la completa assenza di fini di lucro, il forte legame con il territorio e la conoscenza capillare dei bisogni delle famiglie che si trovano, anche momentaneamente, in difficoltà economica. Il progetto parte dalla volontà di alcuni farmacisti che dopo essersi visti rifiutare la partecipazione ad altre iniziative simili con le proprie parafarmacie, hanno deciso da soli di dare vita ad una due giorni della solidarietà.”

Le farmacie e la prospettiva della liberalizzazione: la ricetta di Tarabusi e Trombetta per “guadagnare tempo”

ROMA, 11 gennaio – Per la cortesia degli autori, Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta, esperti di economia e gestione della farmacia ben noti alle cronache di settore, anticipiamo alcuni contenuti dell’articolo Fragilità, il tuo nome è farmacia? che sarà pubblicato sul numero di prossima uscita del quindicinale PuntoEffe. Partendo dalla prospettiva di una possibile, repentina e radicale trasformazione dell’intero modello economico di riferimento della farmacia e ipotizzando l’evenienza di una brusca liberalizzazione della proprietà degli esercizi o la definitiva affermazione delle farmacie non convenzionate, Tarabusi e Trombetta evidenziano come il sistema-farmacia, al suo interno, sia caratterizzato da una fragilità strutturale e non disponga di risorse imprenditoriali, finanziarie e culturali sufficienti ad affrontare i nuovi e molto più critici scenari. “L’ingresso dei capitali, o comunque un via libera alla costruzione di catene proprietarie, potrebbe essere una radiosa opportunità per creare aggregazioni tra i titolari, così come sono state create a suo tempo le cooperative di distribuzione. Ma oggi, quando molti hanno acquistato in leva totale, e altri hanno interamente consumato il reddito prodotto negli anni precedenti, mancano all’appello i capitali per realizzare dall’interno un simile progetto” scrivono i due autori. “Allo stesso modo per contrastare i punti vendita alternativi si dovrebbe poter investire nei servizi, sostenere guerre di prezzo, creare integrazioni e reti. Ma tutto ciò richiede, ancora una volta, mezzi finanziari che oggi mancano all’appello. Ci vuole tempo per prepararsi a operare in un assetto concorrenziale radicalmente diverso; probabilmente il solco è tracciato e prima o poi il processo si compirà, ma oggi guadagnare un po’ di tempo per riorganizzarsi e rielaborare le strategie sarebbe indispensabile. Anche perché un altro elemento di fragilità è dato dalla scarsa dimestichezza del farmacista con le dinamiche concorrenziali e gestionali (un dato per tutti: più della metà delle farmacie non usa attivamente il gestionale per il controllo di gestione). Se la concorrenza viene iniettata gradualmente in piccole dosi, il farmacista può avere tempo di “vaccinarsi” o “mitridatizzarsi” (una sorta di ormesi) prima che scatti la liberalizzazione totale.”
Ma come fare, a guadagnare il tempo necessario per “attrezzarsi” a competere negli scenari critici che si profilano? Tarabusi e Trombetta hanno una loro ricetta e la espongono: “Le elezioni politiche sono alle porte, e si profila una vittoria del fronte liberista. Questo è il momento di farsi sentire con iniziative anche clamorose: la serrata ha poca forza comunicativa verso il pubblico, mentre un colpo di reni con una disdetta della convenzione scaduta e la minaccia di passaggio generalizzato all’indiretta (con un preavviso di qualche mese) potrebbe costituire il miglior ausilio a una piattaforma rivendicativa di richiesta a tutte le forze politiche di opportune garanzie di poter disporre di un orizzonte temporale di stabilità, dopo anni di stillicidio continuo di tagli e riforme” scrivono i due esperti economici. “Oltretutto se si disdice la convenzione diventa applicabile la nuova disciplina dei termini di pagamento della pubblica amministrazione, entrata in vigore il 1° gennaio 2013 e che alle farmacie non è applicabile perché le forniture Ssn sono regolate da un accordo anteriore (ancorché scaduto e in prorogatio).” “Oggi 17mila esercizi distribuiti su tutto il territorio possono dare luogo a una massiccia campagna di comunicazione dal basso, nei confronti dei loro clienti abituali, che può giocare un ruolo non piccolo nell’indirizzare il consenso popolare” concludono quindi Tarabusi e Trombetta. “Bisogna spiegare bene ai cittadini la posta in gioco, e sfruttare questo momento perché se dalle urne uscisse una maggioranza compatta sarà molto più difficile intavolare un negoziato. Come soleva dire Theodore Roosvelt, ci sono molti modi per avanzare, ma uno solo per restare fermi.”

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