La ridicola ‘patina’ di liberalismo della sinistra

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capitalistGentile direttore,

dalla lettura dell’articolo “La guerra inutile tra farmacisti presente su QuotidianoSanita.it” , a parte la ridicola “patina” di liberalismo, da “società aperta alla  K. Popper”,  che gli ex comunisti et similia (cattocomunisti:leggasi Prodi) si cuciono addosso per convenienza pro allocchi/i soliti tanti utili idioti (ben altre dovrebbero essere le liberalizzazioni, per es. è semplicemente grottesco aumentare di alcune unità il numero dei notai, quando i costi a carico dei cittadini restano invariati) è di tutta evidenza che ieri Prodi , oggi/domani (!) Bersani  mirano a qualcosa di non chiaro/non detto: intendano forse incrementare le opportunità per le parafarmacie a danno delle Farmacie?  Favorire forse le loro Coop rosse (non sono state – guarda caso- le prime ad ospitare le prime?), i cui affari sono noti (vedasi la querelle Esselunga: il libro di Caprotti è istruttivo!),senza dire dell’Unipol, e/o combattere alla “Vendola” i ricchi: farmacie/farmacisti come caste? Che lavoro svolge la consorte del leader PD? Cui prodest quell’insistente “dar addosso” alle farmacie?Pensar male si fa peccato, per dirla con Andreotti, però…! O forse l’ “ad personam”  vale solo per Berlusconi, mentre la sinistra  si preoccupa/agisce per il bene del popolo per default?! Se liberalizzazione deve essere che liberalizzazione sia, con l’abolizione di tutti gli ordini professionali, delle costose pratiche notarili,ecc., per non dire delle spese per mantenere nullafacenti parlamentari, regionali, provinciali,comunali, delle comunità montane.. al mare! (questa la vera utilità per il cittadino!), per lasciare che sia il libero mercato a decidere chi fa bene/chi è il migliore, senza lacci , lacciuoli, tessere partitiche, sindacali o raccomandazioni o finte interessate liberalizzazioni

Maurizio Giubertoni
Farmacista

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1 COMMENT

  1. Difatti solo un imbecille poteva aspettare l’ultimo momento(ma e’ in buona compagnia) per accorgersi dopo sei anni che
    c’è gia’ stata una liberalizzazione con la cosiddetta lenzuolata ed a ridosso della seconda riporta i soliti argomenti che schiere di persone con Q.I. medio avevano gia’ discusso dissertato e fatto la muffa su argomenti del tutto superati come: le Coop rosse, la moglie di Bersani, i taxi, i notai, le banche e tutte le….che ormai stanno lasciando il tempo che hanno trovato in sei dico sei anni.
    Ogni tanto arriva qualche sapientone senza Q.I. a ridire e riscrivere la solita fuffa. Anche la solita citazione su ”gli utili idioti”, ormai usata ed abusata da farmacisti paratitolari di farmacia, che oramai fa solo ”cagare”.(Cito esimi farmacisti su questo sito). Per non parlare di menate che non si possono piu’ sentire e tirate ogni volta all’occorrenza quando serve su Unipol, Prodi, Fassino e le ”patine” de sta mi…
    Caro Maurizio Giubertoni perche’ non ci dice ”qualcosa di farmaceutico”: che e’ meglio…sa la noia ci piglia..

  2. Che nella dinamica delle liberalizzazioni la sinistra sia senza colpe non lo crede più nessuno ma ignorare che le categorie professionali sono maggiormente rappresentate a destra e che questa ha governato da sola per 7 degli ultimi 10 anni è svista strumentale.
    Pretendere poi che si liberalizzi tutto o niente è la solita manfrina che punta solo a non far cambiare nulla (o il minimo possibile) per mantenere lo status quo.
    Ma il punto vero è un’ altro e cioè che la liberalizzazione della professione di farmacista è ormai un imperativo categorico, sia etico che giuridico, non più rinviabile.
    Sta alla dirigenza di categoria, soprattutto Fofi, la responsabilità di seguirne l’ iter in modo pragmatico e lungimirante operando in modo che la gestione del farmaco su ricetta rimanga in capo a società di soli farmacisti, con farmacie convenzionate e non convenzionate e quindi a tutti i farmacisti e non solo all’ attuale cerchio ristretto.

  3. x la convivenza delle farmacie convenzionate e non convenzionate quali criteri: la sola distanza, le zonme anche per le farmacie non convenzionate, da mettere in posti dove nn vi è una farmacia, in quanto il dr scioscia parla di caillarità? oppure creare un sistema di sussidio come previsto sul salva italia e poi abbandonato per garantire l’insediamento delle farmacie in zone rurali scarsamente abitate, anche alla luce delle parole del dr Scioscia?

    • Premesso che sta ai rappresentanti di categoria (titolari di farmacia, titolari di parafarmacia, non titolari dipendenti) ed alla supervisione più attiva e meno pilatesca di Fofi l’ obbligo morale di trovare un proposta univoca da presentare al mondo politico, a fronte di una liberalizzazione della professione di farmacista, le soluzioni possibili potrebbero essere le seguenti:

      1) Le farmacie tradizionali, per comodità chiamate convenzionate, mantengono le regole attuali e cioè pianta organica, distanza ed accessibilità alla titolarità per concorso o bando comunale.
      A queste farmacie il SSN potrebbe delegare anche servizi di base previa adeguata remunerazione.
      Farmacie comunali e prelazione Comune su nuove aperture rimangono invariati

      2) le attuali parafarmacie di proprietà di farmacisti (comprese quelle dei titolari di farmacia) che rispettano le normative strutturali ed organizzative previste si trasformano in farmacie non convenzionate autorizzate alla vendita a carico cliente di tutti i farmaci su ricetta. Le nuove future autorizzazioni potranno però essere concesse rispettando una distanza stabilita (attualmente 200 m. ma che si potrebbe anche aumentare es. fino a 500 m).

      3) le parafarmacie di non farmacisti (GDO, catene varie) potranno continuare a vendere i prodotti OTC/SOP con obbligo presenza di un farmacista. Comunque l’ AIFA periodicamente potrà effettuare un aggiornamento del delisting di farmaci da potersi vendere anche in parafarmacia senza obbligo ricetta.
      Anche per questi esercizi le future aperture dovranno rispettare distanze ed obblighi strutturali ed organizzativi.

      4) per favorire l’ apertura di farmacie convenzionate in zone disagiate (piccoli comuni o frazioni) dovrà essere stabilito un compenso minimo (es. 15.000 euro netti annui per bacini fino a 500 persone) da riconoscere al farmacista titolare e da coprire in quota da parte (33%) da Regione, Comune ed ENPAF che provvederà poi al recupero sui relativi oneri previdenziali a carico di tutti gli iscritti e in base alle specifiche quote di contribuzione (100%, 50% ecc.)

      5) La titolarità di farmacie convenzionate e non convenzionate deve rimanere riservata a farmacisti iscritti all’ ordine e/o società di soli farmacisti iscritti all’ ordine.

      Queste sono soluzioni razionali, basate sull’ esperienza ed ovviamente perfettibili, ma non va perso altro tempo perchè continuando, più o meno furbescamente, a cercare di salvaguardare il proprio orticello, non si eviterà il rischio dell’ anarchia del mercato del farmaco con spazio soprattutto per i più forti (GDO e potentati economici), dato che sono ormai quasi certe sia la liberalizzazione della professione (sentenze TAR emesse e prossime attese sentenze Corte Costituzionale/Europea) che la liberalizzazione erga omnes della fascia C.

    • Per Andrea: Questo lo puoi dire ai neotitolari di farmacia rurale e desertica…

      Per Massimo:
      Al punto (1) vanno riviste le regole di dismissione delle farmacie comunali.
      Al punto(2)il titolare della FNC puo’ essere un laureato in Farmacia che abbia l’abilitazione e due anni di esercizio professionale ad esclusione di chi e’ gia’ titolare o socio di farmacia convenzionata, come dall’art.7 del DDL 1814 Perduca e Poretti:
      (Esclusioni dal provvedimento
      di autorizzazione)
      ”- Sono esclusi dal provvedimento di autorizzazione della ASL gli esercizi di vicinato la cui titolarità sia riferita ad un soggetto giuridico attualmente titolare di farmacia convenzionata con il SSN, in qualità di persona fisica ovvero socio di società di persone o di società cooperative a responsabilità limitata, ubicata nella stessa regione. Parimenti l’acquisizione della titolarità di una farmacia convenzionata con il SSN determina per lo stesso soggetto giuridico, il ritiro dell’autorizzazione rilasciata dalla ASL-”
      Inoltre le FNC sono autorizzate alla vendita di tutti i farmaci su ricetta, ma non quelli inclusi nella fascia A.
      La distanza minima non deve essere inferiore a 400 metri dalle altre farmacie(convenzionate e non) e vale retroattivamente anche per le sedi preesistenti (come quelle di nuova apertura) che accettano di essere trasformate in farmacia non convenzionata.
      Al punto (3) i restanti esercizi di vicinato hanno la facolta’ di continuare a vendere farmaci senza obbligo di ricetta, ma essendo esercizi prettamente commerciali non possono seguire logiche limitanti le aperture come un presidio del sistema sanitario, quindi restano di libera apertura.
      Al punto (4) il sussidio fattivo, sufficiente e tempestivo alle farmacie CONVENZIONATE aperte in zone disagiate, va corrisposto quando venga dimostrato un ricavo dalla attivita’ non congruo per sostenere il servizio (ovviamente vale anche per quelle gia’ esistenti sul territorio).
      Questo solo per la FNC, ma c’è da riqualificare tutto il ruolo del farmacista rendendolo di nuovo una figura centrale e non un distributore automatico come e’ adesso.
      Ma si fa tanto per parlare(o scrivere) salvo che la magistratura o la politica ci metta mano. Perche’ da certa nomenclatura di titolari e loro rappresentanti, come possiamo ben capire, non ci si puo’ aspettare altro che ottusita’.

  4. vado in ordine sparso:
    1) la distanza mi pare riduttiva, in quanto se il dr scioscia parla di servizio e capillarità che senso ha la distanza? aprire una parafarmacia nelle vicinanze di una farmacia mi pare nn sia una capillarità ottima, in quanto al fine del servizio sarebbe + utile che la parafarmacia sia ubicata in zone dove la farmacia nn esiste, quindi sarebbe + capillare le aperture con le zone
    2) nn capisco x’ la gdo non possa vendere i fascia C: se si sostiene che i farmacisti possano vendere la C allora qs concetto deve valere anche per la gdo; inoltre la gdo ha da anni in contrazione i volumi di vendita e quindi il mercato di sbocco è il farmaco, possibilmente nella loro logica la fscia c: si concentra in un sol punto il cliente e quindi in quel punto puo’ comprare anche la benzodiazepina di turno, semplice.(la gdo VUOLE la fscia C, e qs mi pare scontato: NON accetterà mai una soluzione dove la fascia c esce ma non entra nei corner gdo)
    3) i concetti di cui sopra in una ottica liberista come quella di Giavazzi se nn ricordo male, ossia il modello Wallmart americano, cozza un pochino a mio modesto parere con la giusta ipotesi di un “salario minimo garantito” per chi apre in zone disagiate: le zone disagiate ormai non hanno + negozi, in quanto cannibalizzate dalla gdo, ergo i soggetti acquirenti vanno gioco forza nella gdo e quin comprano anche la fascia c entro la gdo. Quindi si sottrae alla farmacia disagiata una parte di mercato
    4) altra ipotesi la libertà totale: nn entro qui nei modelli, ma sono sicuro che a fronte di una apertura di n! farmacie nei primi anni poi vi sarebnbe una chiusura fisiologica di molte, che nn riescono a sopravvivere, visti costi sempre maggiori
    5) solo una riflessione: io nn ho mai sentito parlare nessuno dei dipendenti della farmacia tradizionale: in una ottica di riduzione di costi vi sono 2 sole strade, la prima è quella che il titolare si riduca gli utili, mantenendo il dipendente, la seconda che qs non sia economicamente fattibile e che il dipendente sia licenziato; qs NON vuole essere un concetto di ricatto, ma solo una riflessione su cui discutere

    • 1) La distanza non e’ riduttiva a meno che non si voglia vedere farmacie convenzionate e non convenzionate a perdita d’occhio. La capillarita’(anche quella nei centri medio-grandi e’ migliorabile) un fattore che aumenta, semplicemente perche’ il servizio delle FNC (compreso i turni) va in aggiunta a quello gia’ presente sul territorio.Non e’ un concetto difficile da comprendere…
      La FNC si apre esattamente dove serve, ovvero nei centri abitati medio-grandi a migliorare (quella) capillarita’.
      Nei piccoli agglomerati la FNC non serve in quanto non avendo medicinali di fascia A, non puo’ servire gli utenti di medicinali essenziali, ed i residenti sarebbero comunque costretti a spostarsi alla farmacia tradizionale piu’ vicina. Li ci vuole una sede convenzionata realmente sostenuta con un reale sussidio.
      Al punto(2) che hai detto la soluzione per limitare la vendita alle FNC, sta tutta nella differenza tra considerarla una liberalizzazione della ”professione”, quindi del farmacista titolare di una attivita’ che preveda il suo leggittimo diritto di vendere anche la fascia C o come liberalizzazione ”del farmaco” come idea commerciale che preveda la vendita dovunque sia presente un farmacista in una struttura idonea. Questa la differenza fondamentale.La soluzione a questo dilemma vista la cecita’ di FederFOFI si trovera’ nei pronunciamenti costituzionali ed europei a venire( ammesso che si faccia a tempo)
      Al punto (3) ho gia’ risposto. Li ci vogliono farmacie sussidiate(ma sussidiate sul serio)ed il discorso dei corner della GDO che sottrae risorse a queste farmacie non ha alcun fondamento in quanto a ”loro” interessano i grandi centri super affollati.
      La (4): in quella ipotesi difficile fare previsioni.
      Al punto (5) se la farmacia tradizionale ha problemi di utili e non puo’ mantenere il dipendente, come da sempre accade, lo licenzia senza tanti mal di pancia o lo sostituisce con una figura meno costosa. Ma tutto questo non dipende certo dalle parafarmacie(che ci sono da almeno sei anni)ma dai tempi che sono cambiati. E nemmeno le future FNC incideranno in quanto regolamentate nelle aperture con una concorrenza sostenibile, ove mai venissero istituite. La farmacia non e’ piu’ un posto di lavoro sicuro per il non titolare…come tutto il resto d’altronde.

  5. Ogni riforma deve elevare la figura del farmacista, che fino a prova contraria dovrebbe essere l’unico vero esperto del farmaco, visto che il medico di base soprattutto, prescrive farmaci informato da informatori medici, che molte volte non sono nemmeno farmacisti. I medici non studiano la farmacologia, la farmaco dinamica, la chimica farmaceutica e la tecnica farmaceutica, che studiano i farmacisti, tuttavia il detto dice “che te lo ha ordinato il medico?”. il medico di base dovrebbe essere capace di dare più diagnosi corrette, invece di rimandare a specialisti e negare la possibilità di esprimere un parere sulla terapia farmacologica per il problema diagnosticato. Il farmacista potrebbe benissimo essere in grado di dispensare moltissimi farmaci a medio/alto indice terapeutico, ed avere la facoltà di dispensare farmaci non solo con lo stesso principio attivo indicato dal medico, ma anche della stessa classe farmacologica qualora lo ritenesse necessario.

    • Sono perfettamente d’accordo, questa e’ una cosa che mi appassiona(ma ancora meglio il farmacista prescrittore) piu’ di ogni altra cosa essendo stato spesso quasi un farmacista ”condotto” in certe realta’ socialmente difficili, dove trovare un medico al momento giusto era solo un’impresa. Sempre facendo riferimento ad una maggiore autonomia del farmacista e una assunzione di responsabilita’ prescrittiva riguardo le ”patologie minori” ed a interventi di primo soccorso ed infermieristici, una professionalita’ potenziata del farmacista avrebbe rappresentato un valore inestimabile in quei contesti….ma non solo. Penso per esempio al servizio che si potrebbe dare nelle zone poco servite dal punto di vista sanitario e che prima menzionavo, potendo fare ”di più” di cio’ che puo’ fare adesso un farmacista.
      Una vera rivoluzione…da sentirsi fieri di cio’ che si fa!

    • Finalmente un commento costruttivo, che può unire in un’unica lotta tutti i farmacisti di comunità, sia titolari di licenza di farmacia, sia operanti in parafarmacia! Non capisco proprio la smania di tanti farmacisti operanti in parafarmacia di diventare “consegnatori” di farmaci prescritti dal medico su ricetta medica, invece di provare a veder riconosciute le proprie competenze, chiedendo di aumentare significativamente i farmaci oggetto di “delisting”.”
      Che senso ha tenere fuori gli iniettabili, anche le vitamine e i ricostituenti? Perché per gli antibiotici + cortisone in pomata è ancora richiesta la ricetta?
      Ci vogliamo rendere conto che la nostra vera battaglia comune deve essere il nostro riconoscimento professionale di esperti del farmaco, e di sanitari di primo accesso sul territorio?
      Vi rendete conto che come “consegnatore” di farmaci su ricetta si può facilmente essere sostituiti da un distributore automatico (basterebbe che sulla ricetta sia presente il codice a barre del prodotto prescritto dal medico, cosa che molti sofware medici già possono aggiungere), mentre la vera ricchezza italiana è la diffusione capillare sul territorio di laureati operanti in esercizi di prossimità (farmacie o parafarmacie) che potrebbero facilmente convivere, se i farmacisti operanti all’interno di essere avessero a disposizione un’armamentario terapeutico adeguato per fronteggiare le richieste della loro popolazione di riferimento?

      • Piu’ si fa ”delisting” e piu’ medicinali si mettono sugli scaffali di esercizi quali: corner della GDO, esercizi in franchising ed EssereBenessere della catena Salsi. La strada da intraprendere e’ invece quella di una maggiore liberta’ professionale del farmacista, espressa esclusivamente nel poter dispensare anche il farmaco con obbligo di ricetta , nell’ambito della attivita’ denominata ”farmacia non convenzionata” e nella figura di farmacista titolare.(Ad esclusione della fascia A che richiede normative diverse e convenzione statale). Dalla titolarita’ della FNC sono esclusi soggetti non laureati in farmacia e titolari di farmacia convenzionata( per ovvi motivi di concorrenza incompatibile con la regolamentazione della pianta organica delle farmacie convenzionate).
        Per quanto riguarda gli esercizi in zone disagiate( e non solo), piu’ che l’armamentario terapeutico, sempre potenziabile nella farmacia convenzionata ove aumentasse la domanda di farmaco, sarebbe piu’ utile potenziare le ”competenze” utili a sopperire alle mancanze sanitarie convenzionali di primo intervento.

  6. Premesso che per chiarirsi le idee sul possibile scenario evolutivo bisogna partire da una preventiva accettazione del diritto alla libertà di esercizio professionale, continuando a ragionare osservo:
    1)la distanza, sempre che non si voglia abolire, deve essere razionale per cui se oggi è di 200 m. mica la puoi portare a 1.000 m. solo per evitare la concorrenza.
    Un punto di equilibrio potrebbe essere 500 m. ma dovrà valere solo per il futuro perchè non si possono ignorare le realtà già operative (anche nei centri storici ci sono farmacie per per la loro storia distano fra loro meno di 200 m).
    2) ovviamente la GDO insisterà per avere la fascia C ma su questo aspetto la categoria dovrà cercare di mollare il meno possibile, al limite rinunciando all’ obbligo di presenza del farmacista per la vendita di OTC/SOP.
    Su questo aspetto la contropartita da offrire, soprattutto alla politica, potrebbe essere proprio l’ accettazione della premessa di cui sopra e cioè la liberalizzazione della professione con la creazione delle FNC accanto alle farmacie tradizionali.
    3) Una adeguata forma di sostegno alle farmacie in zone disagiate non mi sembra contrasti con una pragmatica e moderna visione liberista, a meno che non si voglia rinunciare al valore aggiunto di tutela della salute svolto dal farmacista (che sarebbe però come darsi il martello sulle …..)
    4) la farmacia è certamente una attività con un indiscussuo valore sociale ma contemporaneamente è anche attività commerciale che deve accettare le logiche del mercato ed i rischi di gestioni dissennate
    5) in tutte le evoluzioni aziendali si va incontro alla mobilità che impone anche il cambio del posto di lavoro, ma a fronte di una apetura intelligente bisogna essere ottimisti e considerare che alla fine ci saranno più opportunità per tutti.

    • Massimo su certe cose riscontro che noi viaggiamo con un percorso parallelo ma non coincidente: una sola considerazione su tutte.
      Cio’ che non dovra’ MAI accadere e’ scindere il binomio farmaco-farmacista. Dove c’è il farmaco, anche fosse l’aspirina, c’è il farmacista a controllare la dispensazione.
      Nel momento che si scindera’ il legame la professione del farmacista muore. Io sarei disposto a tornare a fare il dipendente, se servisse e non vedere uno scempio del genere. Su questo nessun farmacista serio ovunque lavori dovrebbe avere dubbi.

      • Caro Rosario il mondo è bello perchè è vario.
        Ovviamente è una questione di opinioni e di pesi che si vogliono dare ai singoli aspetti ma, se si dovesse andare ad una trattativa con la GDO è bene valutare tutte le opzioni, poi qualc’ uno deciderà.

  7. io proprio nn riesco a capire, ma qs è il mio limite, allora; mi pare che se una parte si chiede l’uscita della fascia C allora mettere un paletto sulla sua nn entrata nella gdo possa essere visto come una azione lobbistica dalla gdo: la giustificazione sul concetto di liberalizzazione o del farmaco o della professione mi pare nn stia in piedi.

    “E nemmeno le future FNC incideranno in quanto regolamentate nelle aperture con una concorrenza sostenibile, ove mai venissero istituite”: e quale sarebbe la regolamentazione? la sola distanzan oppure anche il numero di abitanti? la tesi secondo la quale si apriranno solo nei centri medio grandi NON ha valore assoluto, in quanto non vale al 100%. Pensi allora di mettere un limite sotto il quale non si possano aprire FNC?
    -sul fatto della dinamica dei licenziamenti dissento: ad oggi è vero vi sono le parafarmacie, ma non vendono la fascia C: con l’uscita di essa esse diventano come delle farmacie mancando solo la fascia A, quindi l’offerta da parte di esse aumenta e di molto. A qs punto penso che si apriranno molte + parafarmacie, logico.

  8. infine una domanda:verranno istituite le fnc solo con il criterio della distanza e nn della zona; a qs punto una eventuale trasformazoine della fnc in farmacia convenzionata, se votata dal parlamento è legale, che scenario aprirebbe? una miriade di farmacie, ma il mercato a poco a poco porterebbe ad un numero x le farmacie stesse, o sbaglio?

  9. Il punto su cui riflettere è se con la liberalizzazione prossima ventura si avrà una liberalizzazione del farmaco (fascia C) o della professione o di entrambe (escludendo ovviamente l’ ipotesi nessuna delle tre a cui mira Federfofi ma che è oggettivamente la meno probabile).
    Se la fascia C va tout court a tutti gli operatori potenzialmente interessati non vedo come sia possibile evitare che la logica di mercato si imponga, per cui parafarmacie a go-go e predominio di GDO e catene.
    Se si liberalizza anche la professione (es. favorevole sentenza Corte costituzionale) senza una adeguata pianificazione giuridica si avranno tante FNC nelle quali la presenza del capitale diventerà poi quasi inevitabile per cui lo scenario tenderà a configurasi come sopra e cioè con il predominio di GDO e catene.
    In pratica la vedo dura per il singolo farmacista titolare di parafarmacia e/o FNC ma anche per le farmacie tradizionali che dovranno vedersela con un contesto di competitività senza quartiere.
    In uno scenario del genere probabilmente la condizione di farmacista dipendente risulterà la meno esposta, ma in tale contesto bisognerà poi anche chiedersi cosa resterà della parte più nobile della professione.
    La sfida consisterà pertanto nel cercare di ridimensionare i legittimi interessi che spingono il capitale ad inserirsi nel mercato del farmaco puntando ad evidenziare che, proprio in una nuova logica di liberalizzazione della professione (probabilmente inevitabile sul piano giuridico) si potranno coniugare aspetto sociale della tutela della salute con crescita economica (più farmacie sia tradizionali che non convenzionate ma riservate solo a farmacisti).
    Ovviamente come già evidenziato in altri commenti la GDO farà resistenza e, pur comprendendo bene l’ importanza del collegamento farmaco/farmacista, a mio avviso bisogna avere una visione pragmatica e strategica.
    A volte per vincere la partita bisogna saper sacrificare qualche pezzo.
    La butto lì: siamo sicuri che sia irrinunciabile la presenza del farmacista per i soli farmaci OTC ?
    Gli aspetti da considerare sono diversi, complessi e delicati al tempo stesso ma stare fermi ed arroccati ognuno sulle proprie posizioni non aiuterà nessuno ed alla fine le regole le faranno gli altri.

  10. ma se vieti la fascia c alla gdo allora la lobby in qs caso nn è solo delle farmacie ma anche delle parafarmacie, e mi spego meglio: io parafarmacista affermo che solo alla parafarmacia deve essere data la fascia c in quanto se finisce alla gdo vi è la deriva del mercato. Ma qs nn ha senso: se nn vogliamo i rischi del mercato allora vi puo’ essere una serie di paletti, ma un paletto NON puo’ esseree il no alla gdo, in quanto se il concetto della tutela del cittadino è garantito dal farmacista qs tutela avviene dove vi è il farmacista, quindi ANCHE gdo, e qui seguo il ragionamento del dr scioscia o del dr brunetti. Quindi come vedi con le stesse armi della parafarmacia la gdo controbatte alla parafarmacia stessa e sul piano della logica mi pare che la gdo vinca

    sulla crescita economica mi rifaccio ad un articolo su farmacista 33 ed in parte ai concetti di teoria economica pura; secondo alcuni la maggiore produzione fa aumentare l’offerta, secondo altri è la maggiore offerta che fa aumentare la produzione; nel ns caso con l’aumento della offerta, ossia maggiori farmacie ssn + maggiori fnc mi pare che il consumo dei farmaci nn aumenti, nel senso che il cittadino sui farmaci compra quando ha bisogno; vi sarà uno spostamento del fatturato su + soggetti, a mio modesto parere.

    no farmacista x otc: se passa qs linea cosa avremo? la fascia c fuori, la gdo con la fascia c, lo stesso per la fnc ed i sop ed otc in qualsiasi esercizio commerciale, o sbaglio?

    • Forse potrebbe esserci un leggero aumento di fatturato, nel senso che il paziente indeciso se comprare o no un farmaco potrebbe finire per comprarlo avendo più occasioni per farlo. Certamente vi sarà uno spostamento di fatturato su più soggetti, purtroppo anche non farmacisti: commercialisti, esperti di HACCP e di sicurezza, fornitori di arredamenti, ecc. ecc.
      Molti apriranno e molti altri chiuderanno.

    • A me invece sembra molto chiaro che il pronunciamento dei vari TAR a favore si riferiscano alla estensione della vendita della fascia C nello specifico caso in cui il farmacista sia TITOLARE di attivita’ diversa dalla farmacia(parafarmacia o esercizio di vicinato). Non si puo’semplicemente riferirsi genericamente alla dispensazione della fascia C del farmacista, ovunque eserciti la professione, in quanto questa facolta’ e’ gia’ insita nel suo bagaglio professionale e quindi il laureato in farmacia gia’ puo’ ”dispensare” qualunque farmaco essendo egli stesso garante della corretta dispensazione.
      Quindi ci riferiamo al farmacista ”che vende da titolare” e che puo’ vendere esclusivamente nelle strutture preposte. Ovviamente sono esclusi da questo i proprietari di esercizi di vicinato che non siano farmacisti e secondo me anche i titolari di farmacia tradizionale( in quanto incompatibile con le regole concorrenziali alla base della pianta organica; la quale ne regola le aperture e l’attivita’). Ed io direi che automaticamente tale riconoscimento fara’ sì che si dovra’ ridenominare la parafarmacia, ovvero l’esercizio che verra’ fuori come terzo canale nel nuovo assetto distributivo, come farmacia non convenzionata.
      Per quanto riguarda la regolamentazione delle aperture della FNC, una volta che si rispetti la distanza minima(400metri e’ l’ideale) dietro verifica comunale che ne rilascia l’autorizzazione, la distribuzione si autoregola. Basta immaginare ogni gruppo di sedi come una scacchiera…a distanza di quattrocento metri dalle altre farmacie (convenzionate e non), piu’ di tante non ce ne vanno…molto semplice.

      • “Basta immaginare ogni gruppo di sedi come una scacchiera…a distanza di quattrocento metri dalle altre farmacie (convenzionate e non), piu’ di tante non ce ne vanno…molto semplice.”

        semplice il fatto che allora di servizio rispetto alle parole del dr scioscia NN vi è nulla: si prende la farmacia, e ci si mette nelle vicinanze al fine di potera avere un ritirno economico. Molto giusto, ma qs nn è il servizio, in quanto magari in quel comune che nn ha beneficiato di una nuova sede, vi sono zone che potrebbero vedere di buon occhio la parafarmacia o fnc

        • Pero’ se devi far polemica io ho altro da fare. Immagino che tu sappia anche ad occhio e croce quanto siano 400 metri porta a porta percorso pedonale piu’ breve. Soprattutto considerando la ”concentrazione cittadina” di farmacie e quanto invece distino attualmente le parafarmacie dalle farmacie…ZERO metri.
          Al contrario di quel che scrivi, sarebbe rimodulare la concorrenza sleale in leale e corretta e fatta soprattutto da colleghi farmacisti. Il servizio(o capillarita’) per forza di cose puo’ solo aumentare e non diminuire.
          Nei piccolissimi agglomerati senza sede farmaceutica la FNC non serve a niente in quanto non ha i farmaci ESSENZIALI di fascia A.
          In ogni caso chi volesse aprire la FNC, se proprio ci tiene facendo richiesta al comune e non avendo neanche l’obbligo di mantenere una distanza da una farmacia tradizionale che non c’è,
          ottiene l’autorizzazione su due piedi.

          • nessuna volontà di fare polemica, ci mancherebbe: io ho solo espresso il mio parere. giusto o sbagliaro che sia
            ed infatti io concordo su una distanza ma reputo che sia riduttiva. io nn parlo di piccoli agglomerati ma di paesi anche grandi dove nn è scattata la farmacia ma vi sono zone dove secondo me avrebbe + senso una parafarmacia che nn magari in centro, se si parla di servizio e capillarità. (in qs caso capillarità sarebbe + punti vendita non concentrati nello stesso punto ma in zone diverse)

  11. Continuando nel ragionamento osservo però che il punto chiave che non mi sembra venga preso in considerazione è il diritto di ogni farmacista al libero esercizio professionale.
    Se questo non dovesse essere riconosciuto è comunque inevitabile ed anche giusto che con la liberalizzazione della fascia C siano coinvolti tutti gli operatori ove sia presente un farmacista (parafarmacie attuali più molte altre nuove parafarmacie). Neanche un delisting più allargato cambierebbe le cose dato che si continuerebbe ad insistere per avere tutto il farmaco non mutuabile, giustificato proprio dalla presenza del farmacista.
    Forse si potrebbe ottenere che per nuove aperture fossero applicati criteri organizzativi tipo maggiore distanza, ma nella sostanza il sistema farmacia dovrebbe comunque confrontarsi con un ambiente molto più competitivo sotto vari aspetti, non solo economici e di organizzazione del lavoro, ma anche con l’ ingresso del capitale esterno.
    Con il riconoscimento giuridico della libertà di esercizio professionale, il cui iter è già in corso, gli scenari possibili sono invece diversi e più articolati.
    Il primo ed il più semplice è che oltre a parafarmacie e farmacie si aprirebbero, anche con eventuale regolazione delle distanze, diverse altre farmacie, quanto meno di tipo non convenzionato, e lo scenario generale non cambierebbe di molto rispetto a quanto sopra, se non addirittura con una competitività più accentuata tra i vari operatori. Se non succederà altro credo che questo sarà l’ inevitabile scenario a cui bisognerà adattarsi.

    Però esiste anche una altra possibile opzione, difficile ma non impossibile, ed è per assurdo quella di riportare indietro l’ orologio a prima del 2006.

    Mi spiego meglio, all’ epoca se la posizione di Federfofi fosse stata più lungimirante adottando ad es. il sistema tedesco (libero esercizio professionale), la spinta di GDO e capitale poteva essere contenuta con maggiore facilità lasciando, come avviene anche in altri paesi europei (es. UK), alcuni farmaci OTC a libera vendita tenendo però SOP e farmaci su ricetta in capo alle farmacie. E’ ovvio che la GDO a suo tempo ha accettato di prendersi in carico dei farmacisti, che sono una categoria decisamente anomala rispetto agli altri suoi dipendenti, solo per poter puntare ad avere molto di più e cioè tutto il farmaco, ma non escluderei che possa valutare pragmaticamente anche altre opzioni. La posizione di altri operatori economici (catene varie) è a suo modo diversa in quanto più legata al farmaco come proposta commerciale, ma potrebbe forse avere un peso politico minore.

    Oggi siamo di fronte ad un nuova svolta e la libera professione non sarà una opzione ma un diritto esercitabile per cui , in questo contesto, alla categoria dei farmacisti (Federfarma e Fofi in particolare) si apre la possibilità di cambiare strategia abbandonando la logica del sistema chiuso e per pochi, che peraltro stante anche il contrasto di interessi all’ interno della categoria verrà travolto dalle spinte esterne, per puntare invece non solo al binomio farmaco/farmacista ma soprattutto al binomio tutela salute / titolarità vendita del farmaco intesa ovviamente come responsabilità deontologica oltre che giuridica . Ciò ovviamente non può che essere accompagnato da una apertura sulle regole e sul numero delle farmacie (es. farmacie convenzionate con farmacie NC costituite sia da ex parafarmacie che da nuove aperture adottando in questo caso un nuovo sistema per le distanza e prevedendo anche nuove funzioni sociali per il farmacista ed un nuovo sistema di compensazione per i farmacisti titolari in zone disagiate).

    Detta proposta porta anche a maggiori vantaggi economici generali, che non sono la vendita di farmaci peraltro oggi percentualmente minoritari anche in farmacia, ma crescita legata all’ aumento di nuove iniziative economiche, per cui il mondo politico potrebbe adottare una posizione come minimo neutra se non addirittura avallare lo scenario proposto e rendere quindi per la GDO impossibile arrivare agli obiettivi ambiziosi e spingerla quindi ad accettare soluzioni di compromesso.

    E qui, mi rendo conto, viene il difficile perchè le soluzioni potrebbero anche essere trovate ma la strada è tutta in salita e le posizioni, soprattutto quelle di Federfarma e Fofi , ancora troppo chiuse in uno sterile protezionismo. Impegnandosi invece, quanto meno per ragioni pratiche, al raggiungimento di un obiettivo comune che non può che essere un nuovo moderno e più equo sistema farmacia si potrebbe trovare un punto di incontro per gli interessi di tutti i farmacisti, di oggi e di domani.

    Mi scuso se mi sono dilungato ma non è facile fare la sintesi delle esperienze e dei pensieri di una vita , per cui come si dice …ai posteri l’ ardua sentenza …. sperando che i giochi non siano del tutto chiusi

  12. il problema in sintesi è uno solo: si lasci allora apertura totale senza nessun quorum, e quindi sarà il mercato che porterà il numero delle farmacie ad un valore tale per cui il mercato “regge” le farmacie, farmacie che potranno essere concentrate in + zone ma lasciando libere altre zone, oppure in un comune con una farmacia x si apre la farmacia y, molto + potente ed alla fine magari la x chiuderà e rimarrà solo la Y, quindi nn solo uno spostamento delle farmacuie ma magari anche una variazione delle proprietà delle stesse

    • La sintesi è corretta.
      Se non si troveranno soluzioni alternative alla presenza del capitale nel mercato del farmaco, lo scenario sarà
      quello determinato da una selezione naturale fra i diversi operatori e cioè oltre alle farmacie tradizionali anche farmacie NC e parafarmacie.
      Piccolo inciso, per chi oggi opera in parafarmacia la situazione è esattamente questa.

  13. Alle farmacie della coop si risparmia e questo e’ un fatto. Inoltre x il solo fatto che esistono gli altri tengono i prezzi + bassi. Idem x la benzina, la telefonia, i libri ecc ecc.
    Ma possibile che in un paese di evasori, furbi, bunga bunghisti, pidduisti, politici ladri di professione, e timide liberalizzazioni….. c’è la dobbiamo prendere proprio con quelle poche liberalizzazioni fatte?
    X me viva la surroga dei mutui senza spese x i clienti, le farmacie nei supermercati, la benzina a buon mercato, la liberalizzazione delle licenze dei taxi, gli orari dei negozi, l’abolizione degli ordini professionali e le tariffe minime fissate dall’ordine,le aperture festive… O va tutto bene solo quando si leva l’art. 18 e le pensioni? Vogliamo davvero il libero mercato?….allora che ci sia veramente x tutti!
    Ps 3 su 4 delle riforme non liberiste ma di concorrenza in questo paese non le ha fatte ne monti ne Berlusconi ma Bersani in veste di ministro dell’industria nel governo Prodi. Speriamo di bussare a breve quel periodo.

    • La Coop puo’ tranquillamente continuare a vendere SOP e OTC con la presenza del farmacista( e far risparmiare i consumatori)…perche’ no?

  14. La completa liberalizzazione delle parafarmacie non serve. Servono delle regole. Serve che nel mio paese con 4000 abitanti ci sia una farmacia e due parafarmacie? Ora non vi so dire quanti metri separino le tre attività, ma purtroppo con le leggi attuali, il comune non ha potuto battere ciglio.

    • Non so quanti esercizi servirebbero nel suo paese, ma le regole possono essere quelle che i sen. Perduca e Poretti
      sintetizzarono nel loro DDL n.1814, aggiungendo una distanza minima obbligatoria da mantenere, che sia maggiore di quella attuale.

    • ed infatti è un esempio lampante: la farmacia ha la zona ed il quorum in quanto essendo integrata con il ssn si parte dal presupposto che dando un servizio si debba avere un minimo di bacino di utenza tale per cui il servizio possa essere adeguato. la farmacia nn concenzionata nn ha nessuna attinenza
      con il numero di abitanti (x legge) e quindi si crea una situazione di qs tipo.
      ma si parla solo di distanza, ma nn di abitanti o di zona per le nuove istituzioni di fnc . Su lato sconti i numeri io li ho ma mi pare che in molti nn li abbiano: il risparmio sarà su un paniere, in quanto l’utile richiesto alla fnc dovrebbe essere + alto (nn vi è ssn che ha un utile inferiore) e quindi certi sconti su tutta la c sono improponibili in quanto la scontistica NON supera certi livelli

      • Non so se c’entra con il tuo discorso che non ho afferrato fino in fondo….ma la pianta organica serve a stabilire mediante calcolo piuttosto empirico(il quorum) un numero massimo di farmacie da aprire dividendo il numero di abitanti per il quorum. La pianta organica non indica, per niente, quale deve essere il minimo bacino di utenza per svolgere il servizio farmaceutico.
        La farmacia non convenzionata non deve avere alcuna attinenza con il numero di abitanti essendo una attivita’ che origina da libera imprenditoria e libero stabilimento(parafarmacia o esercizio di vicinato). La FNC segue un percorso, per cui la liberta’ di fare concorrenza (teoricamente) dove gli pare, in realta’ e’ gia’ limitata naturalmente ai centri medio-grandi ed al fatto molto concreto che potrebbe essere affidata alla titolarita’ esclusiva di un farmacista. Se poi ci aggiungiamo una distanza minima speciale (ma senza contingentare) vediamo come si possono distribuire equamente ed omogeneamente senza tradire la loro natura di esercizio commerciale a libera apertura.
        Per quanto riguarda il risparmio io preferisco pensare che con la FNC ci possiamo risparmiare di vedere tanti farmacisti non titolari senza lavoro e senza professione. Questo e’ il risparmio piu’ importante.

        • nn è vero che le fnc nn si aprono nei centri medio piccoli: se arriva il grande capitale ed apre una fnc in un centro medio piccolo, e applica una forte politica concorrenziale e la farmacia va in crisi come per magia il grande capitale fa una offerta alla farmacia che magari vende e come per magia la fnc chiude. ad ogg cmq la limitazione che tu poni nn è valida al 100%
          sll’aumento della occupazione il delta tra entrata ed uscita è il valore da valutare: se molte farmacie licenziano nn è detto che qs colleghi riescano a trovare lavoro in altre farmacie o in fnc.
          se nn vi è attinenza con abitanti oppure zone lo accetto, ma allora dillo adl dr scioscia che parla di capillarità; peccato che quasi tutte le attuali fnc siano nei pressi di farmacie

          • La farmacia parte da un punto di forza, cioe’: e’ una ”farmacia”.
            I clienti/pazienti dovranno sempre entrare li per avere farmaci che curino la maggior parte delle patologie(farmaci mutuabili).
            Le farmacie rurali lavorano su questo, ovvero sulla caratteristica eta’ media dei piccoli centri, popolata per lo piu’ da anziani.
            Nessun imprenditore o farmacista lungimirante aprira’ mai una FNC in una zona dove la popolazione e’ scarsa e per di piu’ le medicine le procura con ricetta SSN.
            D’altronde se ci vogliamo basare su dati reali e non su sensazioni, abbiamo visto che gli esercizi di vicinato,( da cui poi deriverebbero le future FNC) si sono aperti quasi sempre in centri abitati medio-grandi , lasciando libere(ovviamente) le zone meno redditizie.
            Io credo che la capillarita’ e la redditivita’ delle farmacie dei piccoli centri sono in una botte di ferro!, in quanto la logica del mercato non li andra’ mai a disturbare. Le parafarmacie e corner della GDO vendendo poche cose, hanno assorbito 5-6000 farmacisti. I quali erano per la maggior parte senza lavoro gia’ da prima del decreto Bersani( e ce n’erano tanti altri). E’ ragionevole pensare che nel futuro si potra’ offrire a questi farmacisti senza prospettive altri posti di lavoro. Quanti? Difficile stabilirlo. Se poi le farmacie licenziano per svariati motivi che non dipendono dalla concorrenza delle para, questo non c’entra ed e’ un’altra storia.
            Molti esercizi di vicinato effettivamente si trovano molto vicini a farmacie, ma queste sono le regole del commercio libero. Se si vuol dare piu’ ”ordine” si doveva fare la FNC con la ”distanza” minima da rispettare. Non si e’ voluta fare e quindi si lasci maturare il mercato con la liberalizzazione della fascia C. D’altronde il mercato dopo sei anni ha gia’ cominciato ad autoregolarsi e tra aperture e chiusure non abbiamo assistito ad alcuno sfascio o armageddon, la concorrenza e’ stata perfettamente sostenibile, la capillarita’ non ne ha risentito…anzi! Forse e’ anche un pochino migliorata.
            In ogni caso le ”perdite” della farmacia di questi anni dipendono da ”altro”….forse dai tempi che cambiano.

        • l’analisi è qs: se oggi si pare una farmacia ogni 3.330 abinanti la seconda si apre con? le ipotesi potevaano essere diverse: a 6600, ma qs il legislatore ah detto che 2 erano poche, a 3500, ma qui il legislatore ha detto che erano troppe, allora ha optato per 4.950, ossia ha ritenuto che il 50%+1 fosse criterio tale x cui nn vi fossero troppe farmacie o troppo poche, quindi nn mettendo ad esempio 3500 ha affermato che con troppe farmacie il servizio ne possa risentire, mentre nn mettendo 6600 ha affermato che in qs caso il servizio nn sarebbe buono in quanto sono poche le farmacie
          quindi ha correlato il servizio la numero di abitanti, magari sbagliando si intende

          • Quindi si tratta di numero massimo di farmacie da aprire non di numero minimo sufficiente per sostenere il servizio.
            Il quorum attuale delle farmacie attualmente e’ ancora piu’ falsato di prima, poiche’ saranno aggiunte sedi in zone periferiche senza intaccare le zone centrali. Questo manterra’ inalterato il quorum delle farmacie preesistenti che da un calcolo empirico fatto con la media matematica, potrebbero risultare a 3300, ma in realta’ resteranno ad un quorum reale tra 4000 e diecimila.
            Mentre le nuove societa’ derivate dal concorsone si spartiranno sedi da 150 ad un massimo di 1000 unita’(poche sedi).
            Come vedi qualsiasi considerazione basato sul calcolo di un quorum non ha alcuna base valida e realistica e resta solo un strumento assolutamente empirico di calcolare un numero massimo non ben definito di farmacie.

  15. Siamo ai soliti discorsi …………..mille canali tutti adibiti alle stesse funzioni………………………….democrazia o casino istituzionale?…………..dato che vi siete sempre espressi per tutto e per tutti -.perche’ non poporre e fate una lotta per il diritto ai pastori delle malghe per dare loro la possibilita’ di esercitare questo loro DIRITTO faarmaceutico ? perche’ privare quelle zone del sistema farmaceutico?……andate a raccoglire le fragole nel vostro orto e non nell’orto del vicino per rubargli la dignita’ che ha gia’….UN PROBLEMA CHE TRA LE VOSTRE MENTI NON SI PORRA’ MAI…VISTO COME SRAGIONATE…….NON RIPRODUCETEVI COSI’ NON SERVIETE A NESSUNO….gdo? ma di che parlate? se siete stati a finaco fino ad oggi?…Paura e perche’ mai? sono i vostri suggeritori.,..ora li vorreste anche smentire dicendo che non e’ affatto vero?……..povera gente..che vive di espedienti per non essere farmacisti…

    • I tuoi canali adibiti solo a produrre inutile mota.
      Che mezza tacca di farmacista!
      Se penso che la fascia C dovra’ arrivare anche a certi cialtroni mi vien voglia di lasciar perdere tutto..

    • Sei perfettamente in linea con questo paese invece. Con il calcolo del quorum si perpetrano da sempre colossali ingiustizie tra farmacie e farmacie. E’ la regola dei polli di Trilussa…con la differenza che almeno una coscia voi la portate a casa anche se poi c’è quello che si mangia quasi due polli.
      C’è chi sta peggio, ti assicuro.
      Ma c’è ancora tempo per aggiustare le cose.

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