LA LETTERA – Perché stravolgere un sistema che funziona?

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Walgreens-Photo-LogoSe si vuole veramente “liberalizzare” si affronti la riforma alla base: si apra all’ingresso nella proprietà delle farmacie anche alle persone fisiche e giuridiche non farmaciste, ferma restando la direzione riservata a farmacisti, come avviene da tempo in Inghilterra

Caro direttore,
ritengo che un sistema come quello della farmacia italiana – efficace ed efficiente – non andrebbe stravolto dal punto di vista delle attuali leggi che lo regolano, in quanto dagli eventuali cambiamenti della normativa in essere non ne deriverebbero vantaggi né per i cittadini né per lo Stato.

Ecco perché:
1 – Intanto teniamo sempre presente che per i farmaci su prescrizione della fascia A  – che rappresentano oltre il 90% dei farmaci in commercio – i prezzi al pubblico sono fissati dallo Stato o comunque da strutture pubbliche e pertanto non è possibile la concorrenza.
2 – La totalità dei prodotti “non farmaco” o “parafarmaco” presenti in farmacia sono già venduti anche dalla “Grande Distribuzione” (GDO) oltre che da tanti altri canali distributivi (profumerie, erboristerie, parafarmacie, etc.) e pertanto di concorrenza ce ne è già a iosa!
3 – Per quanto riguarda gli OTC essi sono già presenti nelle parafarmacie e nei “corner” dei supermercati e in molti casi i prezzi sono superiori a quelli praticati dalle farmacie per il brand originale.
4 – Il moltiplicarsi dei punti di vendita è statisticamente provato che favorisce la crescita dei consumi. Come si concilia ciò con la politica del risparmio nella spesa farmaceutica? Si dirà che questa parte di spesa non è a carico del Ssn, ma è comunque un costo per i cittadini che in molti casi si potrebbe evitare.
5 – A causa della riduzione dell’attività, le farmacie ridurranno gli investimenti, i servizi e l’occupazione; proprio il contrario di ciò che si auspica!
6 – Spariranno le farmacie dalle zone più disagiate dove svolgono un insostituibile servizio di grande rilevanza sociale e professionale per 365 giorni l’anno, giorno e notte!  E si avrà invece una “fuga” verso le aree più popolate.

Detto questo vi sono però due questioni sulle quali si dovrebbe intervenire:

La prima. Come proposto dalla stessa Federfarma e dalla Fofi, si deve permettere l’espletamento immediato dei concorsi per coprire tutte le sedi vacanti – concorsi in gran parte bloccati a causa di complicazioni burocratiche o di ricorsi amministrativi che non arrivano mai a conclusione – e si deve permettere l’apertura di nuove farmacie nei grandi centri commerciali, negli aeroporti, nelle grandi stazioni ferroviarie, nei grandi centri fieristici, lungo le autostrade. Come si può unificare il “quorum” a 4000 abitanti per farmacia al fine di aumentare il numero delle farmacie nei centri medio/piccoli, per meglio presidiare il territorio.

E’ poi indispensabile ed urgente intervenire con tempestività in certi contesti per eliminare alcune distorsioni, soprattutto per ciò che riguarda il numero di farmacie rispetto alla reale “presenza” di cittadini “utenti”, in particolare in alcuni quartieri urbani delle grandi metropoli, in nuovi insediamenti residenziali o in altri casi eclatanti. Le autorità preposte hanno la possibilità, anzi il dovere, di agire con immediatezza per disporre che in tali realtà le situazioni vengano “normalizzate”, secondo le leggi esistenti, con la massima tempestività.

Con le innovazioni legislative di cui sopra e con gli interventi che la normativa attuale già permette si potrebbe aprire un consistente numero di nuove Farmacie.

La seconda. Se si vuole veramente “liberalizzare”, allora si affronti la riforma alla base: si apra all’ingresso nella proprietà delle farmacie – con “paletti” da definire – anche alle persone fisiche e giuridiche non farmaciste, ferma restando la direzione riservata esclusivamente a farmacisti, come avviene da tempo in Inghilterra.

Si dovrebbe, ovviamente, anche facilitare la costituzione di società tra farmacisti al fine di realizzare aggregazioni o catene, sotto uno stesso marchio, di più farmacie, evitando però che si costituiscano oligopoli, prevedendo “paletti” ad hoc.
Innovazioni di questo tipo potrebbero portare al “sistema” significative risorse finanziarie e manageriali che ne favorirebbero sicuramente, laddove necessario, ammodernamento e sviluppo, efficienza ed efficacia, forza contrattuale adeguata nei confronti dell’industria; una forza di cui non disporrà mai un sistema estremamente polverizzato quale quello che si prefigura con le modifiche proposte.

Una “riforma” che permetterebbe alle farmacie di avviare finalmente quella funzione di “farmacia dei servizi” prevista ma quasi mai attuata per dare un contributo determinante alla realizzazione di reti moderne di sanità territoriale.
E allora, mi chiedo, perché stravolgere un sistema che funziona, efficiente ed efficace, quando basterebbero poche ma significative innovazioni per renderlo ancora più performante e utile ai cittadini?

Ci sarebbero molti altri argomenti per motivare il dissenso nei confronti di un progetto, confuso e pasticciato, quale quello di cui si parla in questi giorni, come sarebbe necessario entrare nei dettagli di una seria proposta di miglioramento – là dove serve – del sistema farmacie come sopra sinteticamente evidenziato.

Anche perché non sarà certo la cosiddetta liberalizzazione dei farmaci – si fa per dire – a salvare l’Italia dalla crisi!

Cesare Manfroni
Consulente per la farmacia

12 COMMENTS

  1. Se il sistema della farmacia italiana e’ efficace ed efficiente perche’ stravolgerlo con l’ingresso dei mercificatori affaristi nella societa’ delle farmacie…voglia di ”pappare” con il business e le intermediazioni, eh? E magna magna…
    1) Al punto 1, la concorrenza sulla fascia A si commenta da sola…che ignoranza!
    2) Sui prodotti non farmaceutici, c’è solo da puntualizzare che sono state le farmacie a fare concorrenza per prime agli esercizi che vendevano ”parafarmaco” prima di loro( a cominciare da quando hanno deciso di vendere pannolini e pappine e per andare poi molto oltre…)
    3) Ma chi l’ha detto che i prezzi sono superiori di qui o di la? Sono titolare di parafarmacia e dico che i prezzi possono variare continuamente, da un giorno all’altro, a seconda di tanti fattori variabili: il primo fra tutti il prezzo di cessione.
    Un giorno ho il prezzo maggiore, il giorno dopo forse ce l’ho piu’ basso degli altri…e’ questa la concorrenza utile al cittadino, il quale potra’ poi scegliere il prezzo piu’ basso.
    Chiunque pratica un prezzo superiore, subito dopo lo puo’ praticare inferiore…..ma come si fanno a fare certe affermazioni?
    In ogni caso, personalmente lascerei così com’è la concorrenza dei prezzi ai SOP e OTC ma, diversamente il farmaco etico dovrebbe restare a prezzo fisso su tutto il territorio nazionale in quanto farmaco di ”livello” superiore, dove occorre la consulenza di un medico che lo prescriva su ricetta. Un farmaco del genere per il paziente( che ne ha piu’ necessita’ nei confronti della salute rispetto a SOP e OTC) , non dovrebbe costare di piu’ in una regione e meno in un’altra o di una citta’ rispetto ad un’altra. Per una questione di equita’ del diritto alla salute. Il prezzo di tutti gli etici, fissato dallo stato per legge.
    Il punto e’ un’altro e cioe’ che il FARMACISTA TITOLARE di parafarmacia, ha il diritto di poter vendere il farmaco di fascia C( non mutuabile), anche senza liberalizzarne necessariamente il prezzo.
    4)Questa e’ una caxxata: -”Il moltiplicarsi dei punti di vendita è statisticamente provato che favorisce la crescita dei consumi”-.
    E’ stato provato il contrario e cioe’ che: da quando sono nati gli esercizi di vicinato non c’è stato alcun aumento dei consumi e lo stato ha risparmiato sui rimborsi dei farmaci di fascia A, che sono stati sostituiti, quando si e’ potuto, con SOP e OTC a pagamento.
    5) Le cause della riduzione della redditivita’ delle farmacie non e’ ascrivibile alla minima concorrenza che dal 2006 hanno apportato gli esercizi di vicinato. E lo stesso sara’ quando la fascia C sara’ posta in vendita anche fuori farmacia.
    La gran parte dei volumi di vendita dei medicinali sono ancora e lo saranno anche in futuro, appannaggio della farmacia.
    6) La fantascienza non puo’ essere applicata alla distribuzione farmaceutica e quindi poiche’ la stragrande maggioranza delle parafarmacie, corner ed esercizi di vicinato(lo sanno anche i sassi) si aprono in centri medio-grandi, le farmacie dei piccoli centri non hanno e non avranno nulla da temere in concorrenza e capillarita’. Anzi, non avendo concorrenza, sara’ nel loro interesse conservare la propria sede.
    Ci sarebbero tanti altri argomenti per giustificare il fatto che e’ meglio restare alla larga dai consulenti…

  2. ottima lettera,perchè stravolgere un sistema tra i migliori d’europa?sappiamo che dietro monti e bersani ci sono le multinazionali..e allora cerchiamo tra noi farmacisti una riforma atta a migliorare la situazione attuale..far diventare le parafarmacie centri per salute,basate su omeopatia,erboristeria fitoterapia,e far tornare tutti i farmaci in farmacia(lasciando gli otc in libera vendita).Cosi le farmacie tornerebbero ad assumere,e le parafarmacie avrebbero una loro utenza precisa.

  3. Ma poiche’ non decide Maria (che dietro hasolo l’interesse personale degli altri titolari di farmacia), io non restituisco i farmaci che vendo nella mia parafarmacia ed anzi mi attengo alle decisioni che prendera’ la consulta europea sulla fascia C. La quale vedra’ una utenza precisa entrare: o nelle farmacie non convenzionate o in alternativa con la seconda lenzuolata politica, nella parafarmacia con fascia C. Entrambe le soluzioni vedranno entrare una utenza precisa in un presidio della salute non convenzionato.

  4. DICO SEMPLICEMENTE CHE DOPO AVER DATO UN OCCHIATA ALLE PRIME RIGHE , HO AVUTO L’IMPETO DI DISSENTIRE LA FRASE “APRIAMO AI NON FARMACISTI”.
    ALLORA DICO
    GUARDARE E GIUDICARE LE REALTA’ CHE HANNO INVASO IL MERCATO FARMACEUTICO IN NORD ITALIA FA PENSARE A TANTO PROFITTO GRAZIE AL LAVORO DI TANTI GENITORI CHE PUR NON ESSENDO FARMACISTI NE TANTOMENO TITOLARI DI FARMACIA HANNO,COMUNQUE PERMESSO AI FIGLI DI CONSEGUIRE UNA LAUREA CHE LI HA PORTATI AL SERVIZIO DI “PATRIZI” COME SERVITORI DELLA GLEBA.

    DIAMO LA FARMACIA AI LAUREATI IN FARMACIA E “LIBERALIZZIAMO IL FARMACO NON IL SERVIZIO”

  5. Ecco ancora il refrain sul sistema farmacia che funziona così bene, che è così efficace ed efficiente ….. peccato però che lo sia proprio per chi oggi ne gode di più e che non vuole mollare l’ osso.
    Non entro nel merito del dettaglio di questo incredibile ragionamento per il quale trovo una più che adeguata risposta nel commento di Rosario.
    Aggiungo solo due considerazioni:
    la prima è che per poter dare un minimo di credibilità al mantenimento di un sistema chiuso, bisognava almeno che fra le proposte di intervento evolutivo fosse compresa l’ eliminazione della ereditarietà e della compravendita della licenza pubblica di servizio farmaceutico, da assegnarsi quindi solo a concorso.
    Come si fa infatti a non capire che se in un sistema chiuso immetti più protagonisti (nuovi farmacisti) senza che questi abbiano le stesse possibilità di chi è già dentro, prima o dopo il tutto scoppia.

    La seconda è che l’ articolo trascura il fatto che il sistema farmacia è già stato cambiato nel 2006 e che oggi ci sono più di 3.000 farmacisti titolari di Parafarmacia che non sono considerati commercianti ma obbligati alla sola ed intera contribuzione ENPAF, senza però poter vendere farmaci su ricetta bianca (che per inciso i clienti che entrano in Parafarmacia chiedono e si stupiscono di non trovare).
    Ovviamente al riguardo il TAR ha evidenziato l’ incongruenza coinvolgendo Corte Costituzionale e Corte di Giustizia Europea, ma anche su questo aspetto si sorvola come se niente fosse.
    L’ unico argomento di questo articolo che merita una considerazione positiva è quello sulla apertura o meno al capitale nel futuro assetto del sistema farmacia e dei suoi diversi attori.
    E’ su questo terreno che le parti in causa (Fofi, Federfarma, MNLF, Federazione Parafarmacie) dovrebbero invece confrontarsi valutando bene pro e contro perchè, comunque la si voglia vedere, la farmacia del passato sarà a breve solo un ricordo.

  6. sono d accordo con la lettera scritta sopra.la farmacia va resa un vero e proprio presidio sanitario.la remunerazione va cambiata.i sop devono tornare in farmacia.per i para-farmacisti perché non puntare sulla vostra bravura riguardo la nutrizione ad es. ?negozi sulla prevenzione , su stili corretti di vita.diventa noioso ribadire sempre con la liberalizzazione selvaggia i primi a chiudere sarebbero le para.

  7. Io appoggerei la proposta del paraculmacista Giovanni: la remunerazione va cambiata e quindi tutti i farmaci devono passare dalla farmacia in parafarmacia…compresa la convenzione ed affidata a gente piu’ capace ed onesta.

  8. Vedo che non si riesce ad imbastire un ragionamento per una riforma condivisa.L’unica cosa da fare subito sarebbe eleggere una rappresentanza nazionale di tutti i farmacisti di tutte le sigle e far confronti sui problemi e non su spartizioni di potere di rappresentanza.Come non si capisce che la miopia di alcuni sta facendo affondare la nave di tutti??Insomma la nostra disunione di sempre porterà sicuramente al peggior compromesso per i soliti noti.Contenti loro…

  9. esattamente. .la miopia delle parafarmacie nel non capire che si sta consegnando la professione alla gdo con questi continui attacchi è inspiegabile.

    • Invece i titolari ci vedono bene , ma solo per quanto riguarda una ottusa difesa ad oltranza dei propri interessi.
      Per quanto riguarda invece la professione che dichiarano di voler proteggere i casi sono due: o fanno un uso furbesco e strumentale della tecnica di gridare al pericolo addossando la colpa agli altri, oppure proprio non ci arrivano e non hanno ancora capito come stanno in realtà le cose.
      I più attenti sanno che la professione ha cominciato ad ammalarsi quando si è pensato (anni sessanta riforma Mariotti) che la licenza pubblica di servizio farmaceutico fosse indissolubilmente legata alla gestione economico commerciale della farmacia e che quindi si potesse dare sia in eredità che in compravendita, ovviamente mantenendo quorum e pianta organica.
      I responsabili di categoria, quasi tutti titolari, hanno poi illuso generazioni di farmacisti lasciando credere che chi non fosse stato di famiglia o ricco possidente poteva sempre acquisire la titolarità per concorso, ma solo se era bravo ovviamente.
      Peccato però che se era giovane ma con titoli la farmacia poteva comunue scordarsela, ci voleva anche l’ anzianità meglio se rurale, e che poi per avere nuove sedi disponibili da dare a concorso per i vari laureati che di anno in anno si sono aggiunti (oggi sono più di 70.000 a fronte di un numero di farmacie che anche dopo il concorsone restera bloccato a circa 20.000), la popolazione italiana avrebbe dovuto avere un tasso di crescita demografica da terzo mondo.
      Ma dove sta il problema per i titolari , meglio infatti avere un gran bacino di farmacisti sia per poter lucrare sulla compravendita (una farmacia fino ad ora è stata quotata da 3 a 5 volte in più di qualsiasi altra attività commerciale non farmaceutica di pari redditività) che per trovare forza lavoro a basso costo.
      Poi siamo arrivati al 2006 quando, invece di cambiare registro mettendo la politica difronte ad una svolta per la liberalizzazione della professione, la dirigenza di categoria , cioè in sostanza i titolari, hanno accettato che i farmacisti andassero a lavorare in GDO per vendere OTC e SOP.
      E qui hanno commesso il secondo errore in quanto non hanno valutato che c’ erano migliaia di farmacisti che non ne potevano più di un sistema chiuso per cui circa 3.000 sono diventati titolari di Parafarmacia ed altri circa 2.000 sono andati a lavorare in GDO, catene varie ma anche presso Parafarmacie di proprietà di titolari di Farmacia (nell’ ottica ovviamente di non perdere nessuna opportunità di quadagno, altro che professione).
      Oggi la spinta al cambiamento è inarrestabile ma il capitale lo hanno lasciato entrare loro, per miopia o supponenza.
      Ed ora si preoccupano e si lamentano accusando altri colleghi che si trovano ad essere invece assurdamente limitati a svolgere la propria professione.
      Bisognava pensarci prima e purtroppo ora credo che non ci si possa fare più niente anche perche, è inulile negarlo, ma il capitale rappresenta per i titolari proprio una possibile via per il recupero dei vari investimenti.
      Il futuro della farmacia e della professione di farmacista sarà pertanto inevitabilmente diverso e da vivere con maggiore attenzione ed impegno ,ma a mio avviso per i farmacisti seri non verrà mai meno deontologia e passione ma i guadagni facili, quelli sì che tutti , vecchi e nuovi titolari, se li dovranno scordare.

  10. E’ VERO SI E’ CONSEGNATA LA PROFESSIONE AD UN MERCATO MERAMENTE CAPITALIZZATO DA SOCI NON COMPETENTI E SENZA IL TITOLO PER ESERCITARLO

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