Ecco perchè non crescono i farmaci generici


balduzzi codaconsIl ministro Balduzzi, a nostro parere, è, per vari motivi, il miglior ministro della salute degli ultimi trent’anni (prima avevamo altro da fare che seguire il settore della salute). E poichè non leggerà certo questo sito siamo certi di non scrivere ciò per tendenza all’adulazione (piaggeria per i più istruiti).

Il caro ministro, che molto ha fatto per correggere le storture del sistema sanitario, le ha tentate tutte per dare lo slancio anche alla crescita dei farmaci equivalenti, credendo, anch’egli, che in tutti i paesi gli abitanti debbano reagire allo stesso modo davanti ad una legge promulgata senza guardare in faccia a nessuno.

Ma dopo alcuni mesi dalla vituperata legge che obbliga i medici a inserire il principio attivo nelle ricette, e varie campagne promozionali,  la percentuale delle vendite dei farmaci generici che era il 17% prima è il 17% anche oggi.

L’unico che ha dimostrato di aver capito a fondo il motivo per il quale i generici, dopo l’approvazione dell’obbligo suddetto di inserire il principio attivo in ricetta, non sono cresciuti di un decimale nelle prescrizioni dei medici e’ l’avvocato Carlo Rienzi, presidente del codacons (associazione che difende i diritti dei cittadini tranne che non facciano gli informatori), il quale, con una reazione forse un tantino scomposta, ha proposto di eliminare “in toto” i circa 25 mila posti di lavoro degli informatori del farmaco.

Purtroppo l’esimio avvocato ignora (oltre che gli informatori del farmaco esistono anche nei paesi incivili) che vi sono circa due chili di leggi vigenti che danno mandato alle aziende, ed alle Asl, di informare direttamente i medici e fare farmacovigilanza con i loro informatori scientifici.

Come forse ignora che i tanto vituperati (da lui) medici di famiglia hanno detto a chiare lettere che le aziende dei generici non si fanno vedere negli studi medici per sostenere scientificamente i loro prodotti.

Altro che colore delle pillole, forma delle confezioni o diffidenza dei medici e pazienti. L’Italia non è la Gran Bretagna o gli USA dove i generici raggiungono l’80% del mercato dei farmaci. Ogni mercato andrebbe studiato a fondo con le sue specificità e contraddizioni, prima di emettere e pubblicare baggianate sulle cause della mancata crescita di un prodotto.

Specie se l’unica figura professionale abilitata a prescriverlo te lo fa prima capire in ogni modo e poi te lo dice anche in lingua italiana.

Checche’ ne possano pensare Rienzi, Balduzzi o chicchessia, l’informatore scientifico non è un piazzista laureato. Potrebbe anche farlo ottimamente se volesse, ma la quasi totalità degli informatori del farmaco sono dei grandi professionisti della comunicazione scientifica (non quella che si fa in televisione o nei convegni) che utilizzano la loro preparazione per sostenere scientificamente, guardandolo negli occhi, il medico, con la sua pesante responsabilità,  nelle cui mani affidiamo spesso la nostra vita e quella dei nostri cari.

Medico che, finora, si è visto costretto, da troppe parti, Istituzioni e media compresi,  ad adottare una “medicina difensiva” di fronte ai tanti attacchi indirizzati a colpevolizzare ogni sua scelta medica. Beh, facciamola breve! Se ci tenete tanto a far crescere le prescrizioni dei generici, fate il contrario di quello che dice l’esimio avv. Rienzi: fate assumere e assumete gli informatori scientifici in tutte le aziende di farmaci equivalenti che ne sono prive, in cui sono insufficienti o dove li fanno lavorare solo come agenti di farmacia (e sono tante).

Non avete un margine di utile sufficiente per farlo? Non vi resta che lamentarvi “ad libitum” che i farmaci generici non sono prescritti abbastanza dai medici, o richiesti da quei diffidenti dei cittadini, ed accontentarvi degli sforzi legislativi gratuiti dell’ottimo ministro Balduzzi e propagandistici dell’esimio avv. Rienzi!

Francesco Lupinacci
informatori.it


2 risposte a “Ecco perchè non crescono i farmaci generici”

  1. “Fate” a chi si riferisce?
    Il concetto di identico non esiste in farmacologia: lo stesso farmaco della stessa marca (a scanso di equivoci: 2 compresse di originator preso dalla stessa scatola) somministrato in 2 tempi diversi, può dare curve di biodisponibilità differenti del +-20%.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *