Al palazzo di Giustizia di Firenze il 30 Gennaio andrà in “scena” la prima udienza preliminare del “maxi-processo” in cui diverse Asl si sono costituite parte civile contro la Farmaceutica Menarini. Si fanno già ipotesi sulla possibile sanzione all’industria in caso venga riconosciuta colpevole: 3 milioni di Euro è la voce più accreditata. Stiamo parlando di quella che, se fosse confermata, sarebbe la più grande e devastante truffa allo Stato italiano che si ricordi. In questi anni i Pm hanno messo insieme oltre novantamila pagine sul caso. Un caso epocale, con un’accusa gravissima fatta al patron di Menarini Alberto Sergio Aleotti: avrebbe truffato le aziende sanitarie per oltre vent’anni con prezzi “gonfiati” dei principi attivi. Per la precisione gli indagati sono diversi: oltre a Alberto Sergio Aleotti accusato di truffa ai danni dello Stato, anche i figli dello stesso Lucia e Giovanni accusati di riciclaggio ed evasione fiscale, e alti manager dell’azienda tra cui spicca il caso della segretaria Licia Proietti nella casa della quale è stata trovata la chiave di un appartamento di Lugano dove era conservata tutta la documentazione della “vera” contabilità della Menarini. L’accusa è quella di aver installato un sistema che prevedeva un aumento del costo dei farmaci creando società inesistenti per far aumentare i costi di compravendita dei principi attivi. Il classico gioco delle scatole vuote. Non siamo esperti, ma è un sistema più volte salito agli onori delle cronache: si fondano società fittizie in paesi con facilitazioni fiscali e segretezza varia; una di queste società “fantasma” acquista un prodotto da un vero fornitore e poi si fanno una serie di vendite del prodotto da una società all’altra Una vera catena, ed ad ogni passaggio il costo aumenta. Ogni società ne trae un profitto. La società finale, quella madre, al termine della catena, avrà pagato ben di più del prezzo del fornitore diretto, ma con il passaggio dentro le società si è fatto fondamentalmente un trasferimento di denaro all’estero Denaro che scompare dall’Italia e finisce in paesi con economie defiscalizzate. Con questo sistema, che abbiamo tentato malamente di spiegare, Alberto Sergio Aleotti avrebbe, secondo l’accusa, creato un danno allo Stato di almeno 860 milioni di Euro, i figli dello stesso avrebbero trasferito all’estero 1,2 miliardi di Euro, di cui quasi la metà direttamente riconducibili alla truffa. Già Duilio Poggiolini (l’ex ministro che nascondeva i lingotti d’oro in casa), nel 1997 accusava Aleotti di essere l’ideatore di un grande sistema per truffare il SSN, ma le accuse sono diventate solide solo nel 2008 quando in Liechtenstein fu ritrovato un conto corrente intestato alla famiglia Aleotti da quasi cinquecento milioni di Euro. Tre anni di indagini sono stati necessari ai Pm per ricostruire la complessa struttura, esposta nelle sopra citate novantamila pagine. Il processo sarà lungo e travagliato e non potremo esimerci dal tenere informati i nostri lettori in proposito.