I programmi della Salute: Lega Nord


partiti-7La Lega Nord, compare nel nostro Paese, come Movimento Lega Nord nel 1989. Da Movimento diventa presto Partito, e da strenuo oppositore secessionista, lentamente si trasforma in un partito di governo. L’evoluzione della Lega Nord è sotto gli occhi di tutti ma è innegabile che parti del partito siano ancora legate alla “pancia” del nord Italia. La forza della Lega, a detta di molti osservatori, è sempre stata quella di incarnare quella fetta d’Italia che stanca delle burocrazie e della politica (il mondo politico ha base a Roma), vuole rompere ogni tipo di rapporto con chi fa del potere politico un’arma oppressiva. Visto oggi, l’odio per la politica (con accuse come: Roma ladrona!), per la centralità dello Stato, non sembrano molto diverse dall’odio per la “casta” che si è creato negli ultimi anni. Nei primi anni novanta faceva molta paura l’odio che la Lega Nord indirizzava verso ciò che non era a Nord del fiume Po. Negli anni le tendenze secessioniste, le minacce di un esercito (mai esistito) pronto ad armarsi per cercare la divisione dal resto d’Italia, le pulsioni razziste ed anche le battute infelici, si sono chetate. Qualche esponente di terzo piano continua a tenere un linguaggio piuttosto violento, quasi per tenere attaccati a sé quella parte (minima), di vecchi irriducibili. Un fenomeno già visto in altri partiti (ricordiamo a mo d’esempio alcune minoranze in Alleanza Nazionale che strizzavano l’occhio ai vetero-fascisti). La trasformazione della Lega Nord è avvenuta lentamente ed anche oggi, seppure con modi più consoni, Lega Nord rimane un partito un po’ fuori dagli schemi e spesso prende posizioni piuttosto provocatorie. Il suo programma per la Sanità è affiancato ad un documento stilato alla fine di Agosto 2012, una scheda politica che raccoglie delle linee guida per questa difficile materia:

La Lega Nord ritiene che, nell’ambito della tutela della salute, i principi fondamentali che vanno uniformemente preservati come vincolo non eludibile siano:
· il principio di dignità umana, secondo cui tutti hanno gli stessi diritti,indipendentemente dalle caratteristiche personali;
· il principio della libertà di scelta dell’erogatore di prestazioni;
· il principio della centralità della persona nel percorso di cura;
· Il principio dell’applicazione del federalismo fiscale in ambito sanitario;
· Il principio della globalità della copertura assistenziale (livelli essenziali di assistenza e appropriatezza delle prestazioni);
· il principio della piena parità di diritti e di doveri fra soggetti accreditati di diritto pubblico e di diritto privato;
· il principio del finanziamento pubblico dei livelli essenziali di assistenza;
· Il principio del bisogno di salute;
· il principio dell’equità all’accesso all’assistenza;
· il principio della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo le specifiche esigenze;
· il principio dell’economicità nell’impiego delle risorse da conseguirsi anche tramite l’applicazione dei cd. costi standard;
· Il principio della promozione dell’integrazione delle funzioni sanitarie con quelle sociali di competenza degli enti locali.

Al termine del programma riportato Lega Nord presenta un documento redatto in Giugno 2012 che riportiamo:

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Scheda posizione politica
Oggetto Tutela della salute
Materia Politiche sanitarie
Data 30 Agosto 2012
Sintesi La Lega Nord ritiene che, nell’ambito della tutela della salute, i principi fondamentali
che vanno uniformemente preservati come vincolo non eludibile siano:
· il principio di dignità umana, secondo cui tutti hanno gli stessi diritti,
indipendentemente dalle caratteristiche personali;
· il principio della libertà di scelta dell’erogatore di prestazioni;
· il principio della centralità della persona nel percorso di cura;
· Il principio dell’applicazione del federalismo fiscale in ambito sanitario;
· Il principio della globalità della copertura assistenziale (livelli essenziali di
assistenza e appropriatezza delle prestazioni);
· il principio della piena parità di diritti e di doveri fra soggetti accreditati di
diritto pubblico e di diritto privato;
· il principio del finanziamento pubblico dei livelli essenziali di assistenza;
· Il principio del bisogno di salute;
· il principio dell’equità all’accesso all’assistenza;
· il principio della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo le
specifiche esigenze;
· il principio dell’economicità nell’impiego delle risorse da conseguirsi anche
tramite l’applicazione dei cd. costi standard;
· Il principio della promozione dell’integrazione delle funzioni sanitarie con
quelle sociali di competenza degli enti locali.
Dipartimento Welfare
Responsabile
politico dei
Dipartimenti
On. Giacomo Stucchi
Responsabile
politico
On. Massimiliano Fedriga
Referente
tecnico
Fabrizio Spinnato (Sintesi della relazione del Dott. Walter Locatelli, Direttore
Generale ASL Milano)
Direttore dei
Dipartimenti
Stefano Candiani
Testo
completo
Nell’ambito della tutela della salute si impone la ricerca di un punto di equilibrio
accettabile tra, da un lato, l’uniformità del servizio sanitario e l’universalità
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della
posizione
politica
dell’accesso alle prestazioni da parte dei cittadini, che sono da loro avvertite come
esigenze fondamentali in materia di salute (come del resto in tutti gli ambiti che
attengono ai “diritti civili e sociali”) e, dall’altro, la specificità che discende dai
bisogni particolari dei cittadini e dalle scelte organizzative dei livelli istituzionali
locali. Da questo punto di vista, la Lega Nord ritiene fondamentale conseguire i
seguenti obiettivi:
1. attuare pienamente e aggiornare i LEA
2. promuovere una rete integrata di servizi per i malati cronici e disabili
3. garantire e monitorare la qualità
4. potenziare i fattori di sviluppo nella sanità
5. realizzare la formazione permanente
6. promuovere l’ eccellenza e riqualificare le strutture
7. promuovere il territorio come sede di assistenza primaria e di governo dei
percorsi
8. potenziare la rete emergenza-urgenza
9. promuovere la ricerca
10. promuovere gli stili di vita salutari
11. promuovere un corretto impiego dei farmaci
Note e
richiami
normativi
Costituzione, Art. 32;
Legge 23 dicembre 1978, n. 833, Istituzione del servizio sanitario nazionale;
Decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, Riordino della disciplina in materia
sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421;
Decreto Legislativo 19 giugno 1999, n. 229, Norme per la razionalizzazione del
Servizio sanitario nazionale, a norma dell’articolo 1 della legge 30 novembre 1998, n.
419;
Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, Modifiche al titolo V della parte seconda
della Costituzione (Art. 3);
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 29 novembre 2001, Definizione dei
livelli essenziali di assistenza;
Regione Val d’Aosta, Legge regionale 25 gennaio 2000, n. 5Norme per la
razionalizzazione dell’organizzazione del Servizio socio-sanitario regionale e per il
miglioramento della qualità e dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie, sociosanitarie
e socio-assistenziali prodotte ed erogate nella regione;
Regione Piemonte, Legge regionale 6 agosto 2007, n. 18, Norme per la
programmazione socio-sanitaria e il riassetto del servizio sanitario regionale;
Regione Lombardia, Legge Regionale 30 Dicembre 2009, n. 33, Testo unico delle
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leggi regionali in materia di sanità;
Regione Veneto, Legge Regionale 29 giugno 2012, n. 23 – Norme in materia di
programmazione socio-sanitaria e approvazione del Piano socio-sanitario regionale
2012-2016;
Regione Friuli Venezia Giulia, Legge regionale 17 agosto 2004, n. 23, Disposizioni
sulla partecipazione degli enti locali ai processi programmatori e di verifica in
materia sanitaria, sociale e sociosanitaria e disciplina dei relativi strumenti di
programmazione, nonché altre disposizioni urgenti in materia sanitaria e sociale;
Regione Liguria, Legge Regionale 27 dicembre 2011, n. 36, Ulteriori disposizioni di
razionalizzazione del Servizio Sanitario Regionale e in materia di servizi sociali e di
cooperazione internazionale;
Regione Emilia-Romagna, Legge Regionale 23 dicembre 2004, n. 29, Norme generali
sull’organizzazione ed il funzionamento del servizio sanitario regionale;
Regione Toscana, Legge Regionale 24 febbraio 2005, n. 40, Disciplina del Servizio
Sanitario Regionale;
Regione Umbria, Legge Regionale 20 gennaio 1998, n. 3 e successive modificazioni
ed integrazioni, Ordinamento del sistema sanitario regionale;
Provincia Autonoma di Trento, Legge Provinciale 23 Luglio 2010, n. 16, Tutela della
salute in Provincia di Trento;
Provincia Autonoma di Bolzano, Legge provinciale 5 marzo 2001, n. 7,
Riordinamento del servizio sanitario provinciale.
ALLEGATO
Walter Locatelli
24-08-2012
Sanità
Sembra universalmente riconosciuto che alla base del buon funzionamento di un sistema sanitario
nazionale esistono dei principi fondamentali che vanno uniformemente preservati, come vincolo
non eludibile:
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1. il principio di dignità umana, secondo cui tutti hanno gli stessi diritti, indipendentemente
dalle caratteristiche personali;
2. Il principio del bisogno di salute;
3. il principio dell’equità all’accesso all’assistenza;
4. il principio della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo le specifiche
esigenze;
5. il principio dell’economicità nell’impiego delle risorse.
Il problema è, dunque, quello di trovare un punto di equilibrio accettabile tra l’uniformità, che è
avvertita dai cittadini come un’esigenza fondamentale in materia di sanità (come del resto in tutti
gli ambiti che attengono ai “diritti civili e sociali”) e la diversità che discende dai bisogni specifici e
dalle scelte organizzative dei livelli istituzionali locali.
Quadro nazionale generale:
– dalla Sanità alla Salute
– decentramento a livello regionale (legge 18 settembre 2011 n.347 e legge 16 novembre 2001 n. 405)
o lo stato determina i LEA ma non interviene sul COME questi livelli sono garantiti
(competenza regionale)
o lo stato passa da gestore-organizzatore a garante di equità
Compiti (progetti strategici)
12. attuare e aggiornare i LEA
13. promuovere una rete integrata di servizi per i malati cronici e disabili
14. garantire e monitorare la qualità
15. potenziare i fattori di sviluppo nella sanità
16. realizzare la formazione permanente
17. promuovere l’ eccellenza e riqualificare le strutture
18. promuovere il territorio come sede di assistenza primaria e di governo dei percorsi
19. potenziare la rete emergenza-urgenza
20. promuovere la ricerca
21. promuovere gli stili di vita salutari
22. promuovere un corretto impiego dei farmaci
Al primo punto, e non casualmente, viene posta la messa in opera ed il monitoraggio dei Livelli
Minimi di Assistenza (LEA) che devono essere garantiti a tutti i cittadini, con uniformità, su tutto il
territorio nazionale.
I problema: LEA
Il problema della definizione delle prestazioni che devono essere garantite a tutti i cittadini,
nell’ambito delle risorse disponibili, ha impegnato ed impegna da molti anni le istituzioni pubbliche
di tutti i paesi.
La lunga storia della definizione dei livelli di assistenza nel sistema sanitario italiano è strettamente
connessa al sistema di finanziamento e di governo della spesa sanitaria. Se si passano in rassegna i
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principali cambiamenti intervenuti nel sistema di finanziamento e nella definizione dei livelli di
assistenza dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale fino alle attuali prospettive federalistiche, si
può osservare che il processo di realizzazione del Ssn è stato caratterizzato da una situazione di
profondi squilibri territoriali nelle diverse Regioni.
Va, comunque, fatto rimarcare che le diversità e gli squilibri che si riscontrano tra i servizi e le
prestazioni erogati nelle diverse Regioni costituiscono spesso un retaggio storico.
Cosa intendiamo per qualità in sanità
Garantire la salute della popolazione attraverso politiche sanitarie:
– che favoriscano un’ offerta appropriata ed efficace (EBM, EBP);
– ottimizzando le risorse ( efficienza);
– garantendo l’ equilibrio economico del sistema (governance).
Qualità in sanità = appropriatezza
Valutazione di un intervento in relazione:
– al rapporto rischio-beneficio
– ai costi
– ai bisogni della popolazione
Qualità aziendale
Negli ultimi anni si sono sviluppati un gran numero di strumenti e metodi per misurare, valutare e
migliorare la qualità delle cure:
– l’ Evidence Based Medicine;
– il technology assesment;
– il risk management;
– gli indicatori di performance;
– il benchmarking;
– i percorsi di assistenza;
– l’ audit clinico;
– i sistemi di valutazione della qualità.
Il secondo punto di criticità è rappresentato dalla sommatoria di problematiche che si possono
riassumere nella difficoltà della definizione del rapporto tra domanda ed offerta, con evidenti
implicazioni nel concetto di qualità ed appropriatezza, sinteticamente riassumibili nel capitolo “
governo della domanda”.
II problema: Rapporto tra domanda e bisogni (governo della domanda)
Soffermandoci su alcuni altri aspetti inerenti i rapporti tra la quantità di prestazioni e la popolazione
di riferimento, ossia tra domanda e bisogni, si evince che la domanda non è direttamente
correlabile al bisogno.
• il bisogno sanitario non espresso, per mancata capacità di riconoscere (da parte del paziente o
della sua famiglia, ma anche del medico) determinati problemi di salute;
• le richieste di prestazioni non appropriate per inadeguate conoscenze, per “consumismo”
sanitario, medicina “difensiva”;
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• la presenza di facilità o difficoltà di accesso alle prestazioni (distanze, orari o procedure per
l’accesso, costo).
Numerosi studi hanno evidenziato una relazione diretta tra l’incremento dell’offerta (numero di
medici, di tecnologie, di posti letto, di prestazioni) e l’incremento della domanda, che ha portato
al noto aforisma che “in sanità è l’offerta che determina la domanda”. In realtà, senza voler
banalizzare il problema, vi sono evidenze che non possono non preoccupare, poiché l’incremento
dell’offerta da parte delle strutture si accompagna progressivamente non solo ad un incremento
della domanda, ma anche ad una riduzione dell’appropriatezza.
Omissis
Appropriatezza in sanità
· efficacia: benefici rischi
o appropriatezza:
metodologica
scientifica
etica
· efficienza: benefici costi
o appropriatezza economica
· equità: benefici accessibilità
o appropriatezza sociale
La definizione di appropriatezza come buon uso delle risorse impone una riflessione sulla struttra
dell’organizzazione deputata all’erogazione.
Si può fare uso del modello della piramide sanitaria.
La piramide sanitaria “semplificata”
E’ fondamentale che ogni livello effettui gli interventi appropriati
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Una premessa valida per ogni livello: il numero di “casi”; elemento critico
Un elevato numero di casi di un problema di salute favorisce:
– un aumento della competenza delle professioni
– l’ utilità economica degli investimenti in attrezzature e personale
o rapporto costo/utilità e/o costo/beneficio rispetto ad altri programmi
Piramide sanitaria
TERZO LIVELLO – Ospedaliero ad alta specializzazione – bisogni sanitari
Ospedaliero ad alta specializzazione;
Risponde a bisogni “sanitari”, in senso stretto a danni sanitari;
Oggi la risposta a questi bisogni avviene o con ricovero, o con attività di Day Hospital, o
con Macroattività ambulatoriali complesse;
Occorre passare sempre più dal concetto esemplificativo Pizza Capricciosa ( mix confuso di
ingredienti) a Pizza 4 stagioni (mix degli stessi componenti orientato e ordinato);
Aree territoriali “piccole” non possono permettersi investimenti per mantenere standard
qualitativi elevati.
Terzo Livello ospedaliero ad alta specializzazione
Secondo livello sociosanitario
Primo livello “sociale”
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Problemi sul tappeto:
Potenziare le reti razionalizzando offerte di prestazioni specialistiche ( Radioterapia, Emodinamica,
Cardio e Neurochirurgia, punti nascita , etc. ), favorendo lo sviluppo di centri più importanti e
quindi più efficaci dal punto di vista di risultati di salute oltre che di risultati economici.
Si renderà quindi necessario valutare l’ efficienza delle strutture erogatrici anche sulla base del
rispetto di standard minimi di casistica trattata sotto i quali non è stata garantita qualità.
Problema remunerazione DRG ( sistema di pagamento) può valere per tutte le prestazioni?
Occorre una riflessione.
DRG studiato per H per acuti dotati di Pronto Soccorso, per situazioni di intensità
interventistica/assistenziale minori presenta aspetti critici che vanno legati agli assetti di
accreditamento da ripensare. Utile valutare la possibilità di utilizzo dei costi standard di ricovero.
Esperienze:
Lombardia
– MAC;
– Razionalizzazione alte specialità;
– Modello assistenziale basato su intensità di cura;
– Integrazione con territorio ( PL sub acuti).
Emilia
– Laboratorio Hub Spock Romagna;
– Check list rischio clinico (Parma);
Toscana
– Unificazione sistemi informatici ( Estav centro)
SECONDO LIVELLO – sociosanitario prevalente – area territoriale
Risponde anche a bisogni sanitari emergenti o cronicizzati, cominciano ad evidenziarsi
danni alla persona (non però prevalenti);
Permane una componente di bisogno assistenziale con l’ esordio di necessità di ambito
sanitario (es. quote sanitarie in RSA);
Vanno visti in territori di riferimento, considerando anche che aree territoriali “piccole” non
possono permettersi investimenti per mantenere standard qualitativi adeguati;
Gli standard qualitativi possono essere incentivati e sviluppati e può essere ottimizzato il
controllo sugli standards di erogazione;
I professionisti possono partecipare maggiormente alla definizione dei programmi di lavoro;
I modelli di erogazione di assistenza alla fragilità sono rapportati al tessuto sociale.
Problemi sul tappeto:
Gli attori coinvolti sono molto:
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– Medici e Pediatri di Famiglia
– RSA e centri diurni
– Strutture di riabilitazione
– Cure intermedie
Occorre un nuovo e più incisivo governo di questi elementi.
1) MMG e PLS – va superato il rapporto convenzionale nazionale ( obiettivo minimo
razionalizzarlo), ma soprattutto andrebbe superato con altre forme contrattuali di lavoro (
contrattualizzazione?)
Vanno indicati nuovi modelli organizzativi che portano all’ associazionismo nelle sue varie
evoluzioni.
2) Gli altri attori coinvolti devono trovare una “governance” più di sistema.
Esperienze:
Lombardia
– Associazionismo;
– ADI (non completamente soddisfacenti);
– CREG (in sperimentazione).
Emilia
– Continuità H/Territorio (Azienda USL di Rimini)
Toscana
– Info utenti via chat (Firenze)
PRIMO LIVELLO – a prevalenza “sociale”
Ad oggi bisogni vicariati da interventi di tipo sanitario impropri (mancano strutture sul
territorio che non rendano necessari interventi di altro tipo).
Trattamenti domiciliari (ADI) – cure alla salute – c’è bisogno di Assistenza;
Vanno integrati maggiormente interventi con istituzioni (comuni);
Necessario parte coordinamento istituzionale.
Si rileva che la numerosità dei bisogni rilevati in ciascun segmento della piramide illustrata all’ inizio
è inversamente proporzionale al costo necessario per soddisfarli. Ciò significa che intervenire
efficacemente dal basso consente di evitare il passaggio al livello superiore, il cui trattamento
comporterà maggiore utilizzo di risorse.
Si rileva inoltre che il tasso di ospedalizzazione degli anziani cresce esponenzialmente con l’
avanzare dell’ età, il che rende necessaria la messa a punto di criteri di deospedalizzazione.
Riflessioni:
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1) Le azioni necessarie hanno in parte impatto sul consenso elettorale di vari attori, in primis dei
cittadini.
2) È necessario un efficace supporto tecnologico da riaggiornare alla luce delle evoluzioni
tecnologiche rapidissime:
o Tracciabilità;
o Prenotazioni;
o Supporto alle reti;
o Patient summary;
o Fascicolo sanitario elettronico;
o Dematerializzazione;
o Semplificazione
o etc


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