Ignazio Marino, senatore del Pd e noto medico, in un intervista con Filodiretto ha espresso pareri ed opinioni che “aprono” nuove strade alle farmacie. Il senatore Pd, infatti, ha parlato di un rientro in farmacia della distribuzione diretta, anche gli innovativi. Vi proponiamo qui di seguito l’intervista di Filodiretto:
Senatore, nel vostro manifesto parlate di valorizzazione del territorio, deospedalizzazione, sviluppo della rete delle Cure primarie. Per le farmacie che posto prevedete?
Consideriamo le farmacie un tassello imprescindibile del sistema. Prima una premessa però: al contrario del centrodestra, che pone un problema di sostenibilità del Ssn e mira ad ampliare la presenza del privato e della Sanità integrativa, il Pd difende il principio di un Servizio pubblico universale e solidale, compatibile economicamente grazie alla riorganizzazione del sistema. Di qui l’idea che serva meno ospedale e più territorio, dove va abbandonata la vecchia figura del medico di famiglia “solista” e sviluppata una rete di studi associati aperti h16 e 6 giorni su 7. In questo potenziamento della Cure primarie si colloca la valorizzazione delle farmacie, con due obiettivi prioritari: da un lato va riportata in farmacia la distribuzione dei medicinali innovativi, da raggiungere grazie al passaggio a una remunerazione basata sul fee for service e con l’obiettivo di assicurare al cittadino la massima accessibilità alle cure. Dall’altro vanno sviluppati una serie di servizi, orientati al monitoraggio delle terapie e della loro aderenza, che faranno delle farmacie un tassello integrante del Ssn.
Non c’è il rischio che l’accentramento dei medici in studi associati sguarnisca le aree più periferiche del territorio?
Le farmacie sono strategiche anche per evitare che questo accada. Con il collegamento in rete tra ambulatori della medicina generale e presidi, infatti, sarà possibile assicurare il governo clinico del territorio e attuare quella medicina d’iniziativa che è il modello imprescindibile della presa in carico delle cronicità.
E le risorse?
Meno ospedale e più territorio significa anche spostamento di spesa da un livello all’altro.
Parliamo di politica del farmaco: la vostra proposta è di superare prontuari terapeutici e differenze regionali nell’accesso ai nuovi farmaci. E sulla distribuzione diretta?
Esatto, basta con prontuari regionali e ospedalieri. Serve un nuovo quadro regolatorio che dia chiarezza all’industria E un sistema che garantisca investimenti costanti sui farmaci innovativi, da rendere subito disponibili al malato. Stesso discorso per quanto concerne la distribuzione diretta: basta con le frammentazioni regionali, i farmaci devono essere immediatamente disponibili attraverso la capillarità di quella rete di eccellenza professionale che è data dalle farmacie. E grazie al passaggio a quel fee for service di cui dicevo.
Però nel suo partito continua a restare in agenda la liberalizzazione della fascia C: come la mettiamo con l’eccellenza di cui lei ha appena parlato?
Per quanto mi riguarda non condivido l’idea che la farmacia sia argomento appartenente al campo della politica industriale di questo paese, la farmacia fa parte del mondo della Sanità. Sono però dell’idea che il sistema abbia bisogno di un riordino, va trovato un assetto che assicuri ai laureati un cammino professionale e una collocazione di lavoro dignitosa.
Proviamo a scendere un po’ più in dettaglio: lei cosa chiederebbe alle farmacie per arrivare a questo riassetto? Dove vede l’imbuto?
Non è un problema di imbuti, c’è da mettere in piedi un riordino del servizio che tenga conto delle legittime aspirazioni di tutti, che arrivi a una sintesi delle loro esigenze. E’ una meta alla quale si può arrivare soltanto mettendo attorno a un tavolo tutti gli attori interessati, non certo con azioni lobbistiche condotte dietro le quinte.
Ma quante belle chiacchiere
Finalmente un esperto in materia si è accorto che la dispensazione ospedaliera oltre a portare disagio ai pazienti (affetti di malattie gravi) costretti a fare chilometri, a presentarsi in orari stabiliti, per poi sentirsi dire il farmaco va ordinato, porta ad una maggiore spesa per le asl, costrette a pagare stipendi, affitti, ecc. ecc.. Il p.d. in questo campo dovrebbe far parlare chi capisce di sanita, e l’importanza di potenziare i servizi per stare più vicino ai cittadini. Le lenzuolate e annessi vanno in altri sensi spesso opposti, ovvero a favorire ed incrementare altre realtà.
Complimenti al Sen. Marino, spero sia in futuro ministro della salute.
Le ASL che fanno più diretta sono quelle in mano al PD: Marino su questo non ha niente da dire?
In passato Marino non mi è parso un grande estimatore delle farmacie, queste mi sembrano chiacchiere elettorali.
Si è già visto che dove sono nate le UTAP qualche farmacia è cresciuta e molte sono arrivate sull’orlo della chiusura. Lui dice che le farmacie sono strategiche ma non dice come camperanno quelle che i medici li avranno a 10 e più km di distanza.
semplice, nn campano
Far rientrare tutto in farmaco in farmacia sarebbe un buon punto di partenza che porterebbe vantaggio anche alle farmacie rurali che purtroppo oggi sono nelle condizioni difficili. E’ ovvio che bisognerebbe trovare un sistema più vantaggioso non solo per la loro sopravvivenza ma anche per poter offrire gli stessi servizi delle farmacie poste in altre realtà. E’ vero che nelle regioni rosse le farmacie sono più penalizzate per l’indiscriminata diretta e questo ricade sulla loro efficienza e quindi sul servizio offerto ai cittadini. In lombardia questo è più limitato, difatti le farmacie possono offrire ai cittadini una serie di servizi, scaricati dalle asl, con maggiori risparmi per le stesse e più accessibilità da parte dei cittadini. Tra gli ultimi inseriti quello di dare ausili pesanti agli aventi diritto , anche in affitto, con spese molto modiche ed assistenza tecnica domiciliare. Sono stati potenziati i servizi di prenotazioni SSN e privatistico, consegna farmaci h.24 a domicilio, analisi cliniche, campagne di prevenzione ed informazione ecc., tutto questo con utili quasi a zero.
è la premessa che è fallace: NON è realizzabile in quanto noi nn lo sappiamo ma la fascia C è già fuori…dove nn potrà la politica, potrà la magistratura, stanne certo. quindi crolla tutto il tuo ragionamento successivo