Un farmaco su dieci è contraffatto e il business delle adulterazioni, dalle molecole per favorire le performance sessuali e dagli integratori, si sta progressivamente spostando su farmaci più costosi e quindi più redditizi. I pericoli, come sempre, vengono dalle farmacie online, veri e propri pusher di medicinali taroccati. È la sintesi di un ampio servizio firmato da Elvira Naselli e pubblicato l’altro ieri dal quotidiano la Repubblica, del quale – a beneficio di chi lo avesse perso – ricordiamo i dati salienti. Il primo è che le attività di contrasto condotte su scala internazionale al fenomeno delle contraffazioni farmaceutiche e del traffico illegale dei farmaci sembrano produrre risultati: iI bilancio dell’operazione Pangea, coordinata dall’Interpol in oltre cento paesi, ha portato nella sola settimana dal 25 settembre al 2 ottobre dello scorso anno al sequestro di 3,75 milioni di farmaci contraffatti e pericolosi, per un totale di 10,5 milioni di dollari, all’arresto di 80 persone e alla chiusura dei 18 mila siti internet sui quali erano in vendita questi prodotti.
L’Italia, in materia di lotta al counterfeiting farmaceutico, è da sempre all’avanguardia, come attesta anche l’accordo tra Aifa, ministero della Salute e Nas dei Carabinieri per istituire una “superagenzia” italiana del farmaco che, attraverso una struttura di intelligence, esaminerà l’intero percorso del farmaco dalla fase di produzione, immissione in commercio, distribuzione, dispensazione e distruzione, per evitare che la filiera ufficiale farmaceutica possa essere inquinata da principi attivi o farmaci illegali.
Gli elementi più interessanti dell’articolo del quotidiano romano sono però le cifre, che contribuiscono a rappresentare le dimensioni di un fenomeno che rischia di diventare una grave emergenza sanitaria a livello planetario: “secondo la Food and Drug Administration statunitense più del 10 per cento del mercato farmaceutico mondiale è soggetto a contraffazione, con minimi dell’1 per cento circa del valore nei paesi industrializzati, dotati di norme e sistemi di monitoraggio efficaci, e punte del 20-30 per cento in molti Paesi africani, in alcune aree dell’Asia o dell’America Latina, e in nazioni con economie emergenti” ricorda infatti la Repubblica. Che continua: “Secondo una recentissima inchiesta del Wall Street Journal il nuovo business dei contraffattori è legato ai farmaci antitumorali, perché se una pillola per il deficit erettile, tipo Viagra ma non solo, costa dai 15 a 20 dollari, una fiala da 400 milligrammi dell’antitumorale Avastin (Roche), trovato contraffatto negli Usa l’anno scorso, praticamente senza principio attivo, ne costa circa 2400. Ed è persino arrivato nelle farmacie britanniche nel 2007 il farmaco per il cancro alla prostata Casodex, di Astra-Zeneca mentre ingenti quantità di falso Gleevec, un antileucemico di Novartis, è stato bloccato due anni fa dalla dogana maltese.”
Il mercato illegale dei farmaci, come detto, trova il suo brodo di coltura e il suo veicolo nella rete, dove è più facile per acquirenti incauti o semplicemente incoscienti trovare offerte di prodotti i ogni tipo, da quelli già ricordati agli ormoni della crescita e alle sostanze dopanti. Una delle trincee per combattere il problema è appunto il monitoraggio della rete, come si prpopone di fare il progetto Fakecare (www.fakecare.com), promosso da eCrime, gruppo di ricerca della facoltà di Giurisprudenza dell’università di Trento in collaborazione con Aifa, Interpol e Iracm, e finanziato dalla Commissione Europea per tre anni. L’obiettivo è quello di identificare le farmacie online illegali e mappare i farmaci più appetibili dal mercato illegale. mettendo insieme matematici, statistici, giuristi, informatici e criminologi, utilizzando molti parametri e testando oltre mille siti, è stato messo elaborato un primo algoritmo che si è mostrato in grado di identificare il 97 per cento dei siti potenzialmente illegali.
Ma anche le stesse aziende cominciano a elaborare strategie difensive contro le adulterazioni: la francese Sanofi, per esempio, ha inserito nelle confezioni dispositivi anticontraffazione, con un’etichetta che ha elementi visibili a pazienti e distributori e altri invisibili (noti solo al produttore), che garantiscono l’autenticità del farmaco. Sempre la Sanofi ha avviato da qualche anno un laboratorio centrale anti-contraffazione (a Tours, in Francia) che compie valutazioni delle confezioni e dei foglietti illustrativi sospetti: dal 2008 ha analizzato oltre 17.000 prodotti.
In Italia, come è noto, grazie alla tracciabilità della singola confezione di ogni farmaco, è praticamente impossibile che entri nella filiera legale di farmacie e parafarmacie un farmaco senza il bollino ottico realizzato dal Poligrafico dello Stato. Ma la battaglia – secondo gli operatori – si vince soprattutto sul terreno della informazione e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica: anche per questo il sindacato dei titolari di farmacia propone da tempo la realizzazione di campagne di informazione, coinvolgendo Pubblicità Progresso, e l’intervento dei farmacisti nelle scuole per informare i ragazzi dei rischi che corrono acquistando pillole e integratori sul web.