L’Anifa, l’associazione dei produttori di farmaci da automedicazione, tira i conti del 2012 per i farmaci senza obbligo di ricetta e, com’era peraltro previsto, si tratta di conti in rosso: i dati indicano infatti un calo dei consumi del 5,4% e una contrazione della spesa del 3,7%. A impedire il tracollo del settore è intervenuto il massiccio delisting che, riclassificando 350 confezioni di farmaci non rimborsabili per sottrarli dall’obbligo di prescrizione e ammetterli nel novero dei farmaci senza ricetta. ha permesso una diminuzione più contenuta dei consumi (-1,6%) e una crescita dei fatturati (+2,5%) rispetto al 2011. In particolare, si osserva una contrazione delle vendite del 5,1% del numero di confezioni di farmaci di automedicazione od Otc (per cui è consentita la comunicazione al grande pubblico) con un fatturato di 1.675 milioni di euro, in calo del 2,8%, mentre si registra un tracollo delle vendite per i Sop (quelli senza obbligo di prescrizione per i quali non è però consentita comunicazione al cittadino) con una contrazione del 6,2% delle vendite (87,5 milioni) e del 5,6% della spesa (717 milioni). “La crisi economica sta contribuendo ad acuire un trend negativo che caratterizza da anni il comparto dei farmaci di automedicazione” spiega il presidente di Anifa, Stefano Brovelli (nella foto). “Da tempo auspichiamo un’inversione di tendenza, che può essere realizzata allargando l’offerta dei farmaci senza obbligo di ricetta, favorendo nuovi switch di molecole da prescrizione a Otc e semplificando l’iter burocratico del delisting. Lo sviluppo dell’automedicazione può essere cruciale anche per la sostenibilità del sistema sanitario pubblico, contribuendo a decongestionarne i conti, senza però che sian pregiudicato il benessere e la salute dei cittadini, che hanno in ogni caso a disposizione prodotti sicuri ed efficaci per trattare lievi disturbi di salute.“In termini di classi terapeutiche, nel 2012 i farmaci per la cura delle affezioni respiratorie (tosse, raffreddore) si confermano al primo posto in termini di quota di mercato (28,3% per un giro di affari di oltre 103 milioni di confezioni e fatturato di oltre 672 milioni di euro). Seguono i farmaci gastrointestinali, che si attestano al secondo posto con quasi 68 milioni di confezioni e 433 milioni di euro di fatturato (quota di mercato 18,2%), e gli analgesici con oltre 57 milioni di confezioni e quasi 437 milioni di euro (quota di mercato 18,3%).
Subito sotto il podio i dermatologici, con quasi 28 milioni di confezioni, 233 milioni di euro di fatturato e una quota di mercato del 9,8% a valori. Al quinto posto, guadagnano una posizione i farmaci per l’apparato circolatorio, quinti per importanza con oltre 14 milioni di confezioni e circa 158 milioni di euro di fatturato (quota di mercato pari al 6,6%). A farne le spese sono vitamine e integratori, che scendono al sesto posto della classifica per l’effetto congiunto, da un lato, del passaggio a prodotti notificati di numerosi integratori e dall’altro per l’impulso che il delisting di alcuni importanti prodotti ha dato al settore dei farmaci per l’apparato circolatorio.
La farmacia continua a essere il canale privilegiato per l’acquisto dei farmaci senza obbligo di ricetta (quota di mercato pari al 93% del giro di affari complessivo). Le dinamiche competitive tra i canali si mantengono stabili e consolidate: sebbene – date le diverse logiche di distribuzione e gestione degli assortimenti – la farmacia continui a registrare per i farmaci senza ricetta un prezzo medio generalmente più elevato (7,6 euro) rispetto alle parafarmacie (7,0 euro) e, soprattutto, ai corner della Gdo (5,8 euro), è ormai evidente che il prezzo non rappresenta l’unico driver di scelta del cittadino. Se il primato della farmacia come canale di vendita resta indiscutibile, qualche significativo segnale di controtendenza arriva dalle dinamiche di mercato, che registrano una pesante contrazione delle vendite, sia a volumi (-5,6%) che a valori (-4,0%), nelle farmacie, e per contro, rilevano nelle parafarmacie e nei corner della Gdo un incremento sia dei fatturati (+4,4% e +3,0% rispettivamente) sia delle confezioni vendute (+2,2% e +1,6%).
Il Mattinale
i dirigenti di Anifa lo sanno perfettamente che le cause sono da ricercare nel fatto che in Italia vengono consegnati farmaci di fascia C senza la ricetta in quasi tutte le farmacie del territorio nazionale e poi non si è ben capito se questi dirigenti sono li per per fare cosa, ci sono da 7 anni punti vendita, le parafarmacie, dedicati alla vendita di solamente questi farmaci e loro non se ne sono neanche accorti, o meglio, hanno fatto finta che non esistessero, in quanto siedono anche in altre poltone, come dire , per esempio, che coltivatori di banane avessero a disposizione in Italia 4000 punti vendita che possono vendere solo banane e non li degnassero della minima attenzione(guarda la pubblicità) preferendo venderli nei supermercati dove vendono TUTTI i tipi di frutta….cosa direste …che sono poco seri….?
Parlo per esperienza personale, in parafarmacia mi sono stati venduti farmaci sop/otc dalla commessa non laureata, storia già sentita.
in farmacia sono stati venduti tonnellate di farmaci, persino tabelle stupefacenti da impiegati neanche diplomati, esperienza diretta pluriennale
Vuoi dirmi che non appena arriveranno sugli scaffali delle para tutti quei farmaci, usciranno SEMPRE e SOLO con ricetta e venduti da farmacisti??
no assolutamente, se mai arrivassero io sarei la prima a venderli TUTTI senza ricetta e per anni e anni fintanto che “sentirò” di avere pareggiato con quello che ho fatto in farmacia per anni e anni…..giusto no?