Contratto farmacie comunali, si tratta ma l’accordo non sembra vicino

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Venanzio GizziFumata nera nelle trattative tra sindacati e Assofarm nella complessa trattativa per il rinnovo del Ccnl delle farmacie pubbliche. L’associazione delle farmacie comunali e le sigle dei lavoratori hanno chiuso con l’ennesimo nulla di fatto anche l’ultimo incontro,  al termine del quale l’intesa è apparsa ancora lontana. L’ostacolo maggiore continua a essere la disdetta unilaterale da parte dell’Assofarm del precedente accordo collettivo decisa lo scorso settembre scorso e il successivo invio a tutte le farmacie associate di un “regolamento” interno sostitutivo del contratto collettivo nazionale del lavoro (che, almeno nella parte economica, si ispira al contratto per i dipendenti delle farmacie private) da applicare dal primo gennaio 2013. Una decisione senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali del settore e che ha provocato la prevedibile e forte reazione in ambito sindacale, con la proclamazione dello stato di agitazione che, in alcune realtà locali (come Lucca e Modena) potrebbe anche presto sfociare nella decisione di scioperare.
Le trattative, tuttavia, non sono state interrotte e dunque esistono margini per provare a trovare un’intesa, dal momento che esiste almeno un terreno comune e condiviso: la tutela delle farmacie comunali, che minacciate dalla crisi potrebbero subire un forte ridimensionamento, se non addirittura sparire. Un rischio che sia Assofarm sia i lavoratori vogliono dichiaratamente scongiurare. Per l’associazione delle farmacie comunali, la salute delle farmacie pubbliche deve necessariamente passare anche per la stipula di un nuovo contratto di lavoro: il precedente Ccnl “disdettato” a settembre, secondo il presidente dei Assofarm Venanzio Gizzi (nella foto) costava alle farmacie comunali, considerandone la parte economica e normativa, almeno il 30.40 per cento in più del contratto delle farmacie private: uno svantaggio competitivo insostenibile, secondo i vertici Assofarm, anche alla luce  della prossima apertura di nuove farmacie a seguito delle disposizioni del “Cresci Italia” e al generalizzato calo di redditività del  settore dovuto alla costante diminuzione dei prezzi dei farmaci e al sempre maggiore ricorso alla distribuzione diretta da parte delle Asl.
Ai sindacati non sfuggono le difficoltà del settore continuamente colpito da pesanti e penalizzanti tagli governativi, ma respingono l’idea che a pagarle siano i lavoratori:  la difesa di condizioni di lavoro dignitose per i dipendenti e la salvaguardia della loro professionalità resta dunque la trincea da difendere senza cedimenti.
Difficile, al momento, ipotizzare quale possa essere il punto di incontro: l’intenzione di Assofarm, del tutto chiara alla luce dei contenuti del regolamento sostitutivo inviato alle aziende associate, sembra essere quella di arrivare a un contratto con contenuti normativi ed economici largamente sovrapponibili a quelli del Ccnl dei dipendenti delle farmacie private, così da arrivare (in pratica) a una sorta di contratto unico di settore. I sindacati, dall’altra parte del tavolo, sembrano del tutto indisponibili a una bozza d’accordo che, nella sostanza, ripropone struttura e contenuti di un regolamento che promana in via esclusiva dalla parte datoriale ed è stato varato in barba a qualsiasi accordo a tentativo di concertazione con le rappresentanze dei lavoratori. A bruciare moltissimo, insomma, non sono solo le questioni di merito ma anche (e forse di più)  quelle di metodo.
In ogni caso, come già detto, l’ultimo incontro tra le parti non ha sancito alcuna rottura: Assofarm ha sostanzialmente ribadito le sue posizioni, inoltrando una richiesta formale a Filcams, Fisasacat e Uiltucs di pronunciarsi al riguardo a brevissimo termine, in modo tale che il direttivo dell’associazione delle farmacie comunali (che si riunirà il 27 febbraio) possa a sua volta fare le relative valutazioni. Dopo di che – entro la prima metà di marzo, secondo quanto è ragionevole prevedere – le parti si incontreranno nuovamente.
Via Mattinale

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