Preoccupazione in Inghilterra per l’aumento dal 1° aprile del ticket che i pazienti versano al Nhs per ogni farmaco prescritto, escluse le categorie esenti che comprendono pensionati, bambini, disoccupati, persone con basso reddito e pazienti con specifiche patologie quali cancro o diabete. L’aggravio non è abnorme – 20 pence, 23 eurocent – ma va ad aggiungersi a una quota già particolarmente consistente che significherà alla fine un esborso di 7,85 sterline (9,13 euro) a confezione.
Tuttavia, per alleviare il costo ai cronici, il sistema inglese prevede uno sconto per chi ha bisogno di più di 13 farmaci l’anno: in tal caso è disponibile il cosiddetto Prescription prepayment certificate (Ppc) al costo trimestrale di 29,10 sterline (33,84 euro) o di 104 sterline l’anno (121 euro). Il Ppc, a differenza del ticket per confezione, non ha al momento subito alcun ritocco verso l’alto.
All’annuncio di tale aumento, le associazioni farmaceutiche hanno manifestato tutto il loro disappunto, frutto di una storica opposizione all’esistenza di un ticket di accesso alla prestazione farmaceutica. La Royal Pharmaceutical Society, organo di tutela di tutti i farmacisti inglesi, ha dichiarato la sua «forte preoccupazione in merito alla capacità dei cittadini di poter pagare tali cifre, mettendoli di fatto nella condizione di dover operare una scelta tra pagamento e rinuncia alla cura».
Da parte sua il Pharmaceutical Service Negotiating Committee, organo deputato a negoziare la Convenzione per conto delle farmacie, ha qualificato il ticket come “una tassa sulla salute” definendo deplorevole tale aumento in un periodo, come quello attuale, dove molti cittadini vedono diminuire, anche sensibilmente, il proprio reddito. (URI-ML-Filodiretto)