Si è svolto Mercoledì 3 Aprile a Roma l’incontro promosso dal Presidente dell’Enpaf Dr. Croce in seguito alle sollecitazioni giunte dalle varie componenti della categoria visto il protrarsi della crisi e le problematiche occupazionali oramai pressanti che investono la nostra professione.
CONASFA, quale rappresentante dei farmacisti non titolari, vale a dire della maggioranza assoluta dei contribuenti all’ENPAF, già da tempo denuncia le criticità del sistema pensionistico di categoria. Si registrano forti segnali di sofferenza da parte dei collaboratori che subiscono sulla propria pelle le vicissitudini delle aziende; giungono segnalazioni tra le più eclatanti in queste ultime settimane: dai ritardi nel percepire lo stipendio, al licenziamento e alla difficoltà di ricollocarsi; le nuove leve incorrono in assunzioni con le formule più varie. In questa situazione generale, ha un peso sempre più pressante la situazione previdenziale.
Il “problema strutturale” è la doppia contribuzione, voluta dal legislatore, che il farmacista dipendente è obbligato ad accettare. Da sempre CONASFA si batte per il riconoscimento della libera scelta per chi ha già un’assicurazione previdenziale obbligatoria di aderire o meno all’ENPAF.
Il peso di questa doppia contribuzione previdenziale e’ diventata per i colleghi che non arrivano a fine mese, o che non hanno più un lavoro, un onere insostenibile. Altri rivendicano la possibilità di poter scegliere liberamente la propria previdenza complementare.
Per la maggioranza dei farmacisti diventa sempre più difficile accettare che i contributi debbano colpire indistintamente tutti, indipendentemente dalla situazione lavorativa e reddituale. Ciò appare ancora più rilevante nelle situazioni critiche quali contratti atipici con importi al minimo o al di sotto della sussistenza, nei contratti di lavoro a tempo determinato, co.co.co o co.co.pro. Chiediamo al Consiglio di amministrazione dell’ENPAF di ricercare tutti gli strumenti affinché il farmacista possa richiedere l’esonero dei contributi all’ente nelle situazioni indicate seppur questo incida nel computo previdenziale del singolo.
I colleghi che non arrivano a fine mese, o che non hanno più un lavoro, necessitano di uno strumento previdenziale più flessibile.
Oggi la situazione economica e lavorativa dei farmacisti impone la ricerca di una quota fissa minima di solidarietà in attesa che si concretizzi la libera scelta di adesione all’Ente. Rimane aperta anche la questione della mancata deduzione delle quote di solidarietà, che potrebbe forse risolversi nella fusione delle tre casse dell’Ente. Si sottolinea come i dipendenti, soprattutto quelli con meno anzianità lavorativa, siano impossibilitati a pianificare una previdenza complementare fino a quando saranno soggetti a questi vincoli.
CONASFA pone l’attenzione anche sull’aspetto della rappresentatività: ritiene che dovrebbe essere l’iscritto, che è direttamente interessato, a partecipare alla vita dell’Ente e non l’Ordine. Appare opportuno un referendum consultativo tra gli iscritti per scegliere tra la partecipazione diretta, l’attuale formula ordinistica o attraverso l’elezione di rappresentanti territoriali ad hoc. Auspichiamo l’ istituzione di un tavolo permanente con le organizzazioni di categoria, cioè con coloro che cono più vicini al mondo dei farmacisti nelle sue varie sfaccettature.
Area Comunicazione CONASFA
Premetto che sono d’accordo con tutti i commenti precedenti che i colleghi, indignati e furibondi, hanno lasciato a più riprese su questo sito.
Li invito ad andare a guardare il bilancio preventivo dell’ente pubblicato sul sito. In periodo di spending review mi piacerebbe capire quale contributo darà l’enpaf riducendo alcune spese. Faccio un solo esempio ma sarebbe interessante analizzare tutte le voci di spesa per capire meglio dove vanno a finire i nostri soldi: i 68 dipendenti dell’ente costano circa 40000000€ all’ anno (tolto TFR e portierato)quindi a testa ( compresi i portinai) guadagnano 59000/anno cadauno vale a dire netti circa 35000€.Ma i farmacisti dipendenti quanto guadagnano???? A malapena 20.000€ all’anno. Si potrebbe iniziare a ridurre gli stipendi dei dipendenti enpaf in linea con quelli dei farmacisti dipendenti.
Altra valore sconvolgente: ci sono più di 100.000.000 di utili ; che fine fanno? E gli utili degli anni precedenti dove sono stati investiti?
Sono incompetente in materia ma questi numeri mi fanno riflettere.
Vorrei sentire vostri commenti o meglio ancora avere risposte tecniche in merito.
correggo: il portierato e escluso da questo conteggio approssimativo
Altra domanda (a chi vorrà rispodermi): cos’è la previdenza complementare per i dipendenti enpaf, a carico dell’ente e che costa (…..ci costa) 110.000€/anno?
Cara Viviana, sono bellissime domande che tra l’altro io mi faccio in continuazione, perchè non so nulla di un ente che “mantengo” da tantissimi anni…vorrei sapere per chi e dove vengono investiti questi soldi, ho sempre pensato che Enpaf sia il bancomat di Federfarma, tutti quei soldi dai dipendenti ingiustamente richiesti, anzi truffaldinamente richiesti sapendo di non dare nulla in cambio, sbaglio? visto la miseria delle pensioni che se si prende la minima dell’inps, quella dei poveri disgraziati è il doppio di questa ciofeca Enpaf….dobbiamo approfondire tutto il possibile riguardo a questo misterioso ente, ma non ce lo permetteranno e putrebbe essere pure pericoloso andare a fondo, quando ci sono cosi tanti soldi in ballo e tante case, tantissime case, a quanto sono affittate? e a chi? qualcuno lo sa?