In merito alle accuse mosse dal Movimento Nazionale Liberi Farmacisti sulla decisione dei presidi di facoltà di introdurre il numero chiuso, abbiamo contattato il Presidente della Conferenza dei Presidi di Facoltà di Farmacia d’Italia, il professor Ettore Novellino. L’accusa principale che il MNLF rivolge ai presidi è di miopia, d’incapacità di guardare al futuro, che ne pensa Novellino? “Io non credo che si sia capita la vera sostanza della questione. Mi pare ci sia uno scontro di tipo aprioristico. La nostra iniziativa non è una misura per impedire l’accesso alle università, ma di garantire un futuro a chi si iscrive cercando un ruolo professionale riconosciuto dal Ministero della Salute per i farmacisti”. E’ necessario fare un passo avanti nella professione? “Certamente. Se non riusciamo a fare questo salto sulla qualità professionale alla fine le farmacie diverranno come i tabaccai, con tutto il rispetto del caso”. Professore, l’intento è quello di non generare altra disoccupazione se ho capito bene, come pensate di riuscirci? “Esattamente. Non vogliamo creare altri disoccupati. Tra l’altro il numero programmato esiste già in tutte le facoltà di farmacia, ed è programmato in funzione della disponibilità della docenza. Le conseguenze? Il numero dei docenti, per effetto dei pensionamenti, sta diminuendo e non c’è ricambio; se si tiene conto che la normativa prevede che per ogni 100 studenti ci siano venti docenti già questo porterebbe ad una riduzione del numero degli iscritti”. Quindi avete colto l’occasione di un ridimensionamento “naturale” per introdurre il numero chiuso? “Esattamente, seppure il termine “numero chiuso” non vada bene. E’ un numero programmato quello che vogliamo, con l’aggiunta che stiamo cercando di ottenere un riconoscimento come ruolo professionale, facendo quindi una programmazione in considerazione di quella che è la necessità del Servizio Sanitario Nazionale, preparando meglio le persone e garantendo loro un futuro nella professione”. Professore, Mnlf sostiene che il farmacista sia l’unica figura professionale in grado di ricoprire contemporaneamente ruoli amministrativi e sanitari, insomma ci sarebbe bisogno di più farmacisti che vadano a sostituire figure professionali che non hanno la stessa preparazione. “Quali sono questi ruoli amministrativi? Sono quelli nelle Asl. Ma per accedervi c’è bisogno obbligatoriamente della specializzazione in farmacia ospedaliera: il numero degli accessi a farmacia ospedaliera è programmato. Sono 150 all’anno in tutta Italia”. Qual’è la “vision” di questa iniziativa? “Una famiglia investe sul proprio figlio o figlia, con un corso di laurea che dura cinque anni, le spese sono diventate ingenti ed incidono molto sul reddito familiare non perché l’Università costi molto ma perché si sono abbassati i redditi, dopo tutti questi sacrifici noi abbiamo il dovere di assicurare agli studenti un lavoro, per quanto possibile. Non possiamo farne laureare il maggior numero possibile e poi lasciarli a se stessi”. Anche la Corte Europea ha accertato che il numero programmato non lede il diritto allo studio. Quali sono le prossime tappe della proposta? “Quando come presidi ci saremo ben chiariti le idee e avremo fatto una prima interlocuzione con il Ministero per valutare il riconoscimento del ruolo sanitario, cercheremo di incontrare tutte le componenti della categoria per tastare il polso”. L’iniziativa di programmare il numero di accessi alla facoltà è di quelle che lasciano il segno, che cambiano le cose. Non tocca a noi esprimerci in merito, ma i nostri lettori cosa ne pensano?
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1) Il numero programmato e il numero chiuso sono la stessa cosa.
2) Il numero chiuso non assicura posti di lavoro. I posti di lavoro si creano.
3)Non si possono creare posti di lavoro, tagliando il numero di persone che aspirano a quel lavoro.
4) Per aumentare posti di lavoro bisogna liberarli prima da coloro che lo occupano abusivamente, poi aumentando le ”competenze” del farmacista, e poi liberalizzando la professione in modo da permettere ai soli farmacisti non titolari, l’apertura delle ”farmacie non convenzionate”.
Chiudendo invece il numero si cerca di permettere di svolgere questa professione solo ai figli dei titolari, o a chi per loro,nella speranza (vana) che si spengano i riflettori su riforme delle professioni mancate, riforme che permetterebbero a tanti ragazzi di lavorare dignitosamente, più facile chiudere il numero senza pensare o fare nulla per modificare questa situazione
In teoria un figlio di titolare e un figlio di non titolare al concorso per entrare con il numero chiuso partono alla pari, quindi la sua introduzione renderebbe più difficile la vita alla presunta casta. Se poi si ritiene che non partirebbero alla pari per “impicci&imbrogli” allora il problema sarebbe nell’applicazione del sistema, non nel sistema (allora aboliamo i limiti di velocità perché tanti non li rispettano e le tasse perchè c’è tanta evasione…) . Lo stato non può permettersi di sostenere i costi (le rette non coprono che una parte) per formare professionisti altamente formati che poi non avrebbero bastevole ricettività occupazionale, e inoltre si creerebbero schiere di frustrati.
Lo stato per lo piu’ finanzia gli stipendi delle risorse umane utilizzate nelle universita’ e per la ricerca. Se e’ stato sostenibile finora la spesa si spera che lo sia anche dopo. In ogni caso non c’entra nulla con gli studenti, i quali si pagano da soli, con la retta, le proprie spese.
Certo, perchè i figli dei titolari non dovrebbero farlo il test di ingresso vero? Ma vi rendete conto delle cavolate che dite?
Avrei preferito che questa misura venisse adottata prima. Avrebbero salvato diversi di noi da disastri economici nn annunciati, come le parafarmacie. Eravamo gia troppi prima con la crisi ancora nel sottobosco, figuramoci ora.. Adesso noi nn titolari ci trovio a spasso sperando in una sostituzione o in un “lavoro benedizione” che ci liberi dal farmaceutico.. Io ho scelto per passione ma nn lo rifarei, è una vita brutta, dura, spesso di stenti.. Il mio impegno quotidiano è quello di scoraggiare chiunque ad intraprendere questa carriera di studi. Il numero chiuso doveva essere un dogma fin dagli ’80 in modo da permettere a molte piu persone di salvarsi.. Per quanto mi riguarda sento di aver fatto farmacia e di aver fatto un errore enorme e nn è una bellla cosa. L’assurdo è che la laurea blocca anche l’assunzione per lavori molto piu graticanti (ad essmpio un casellante sfiora i 2000 euro contro i 1300 del farmacista) in quanto “troppo qualificato”. Io con il cuore in mano consiglio a chiunque di evitare farmacia e allo stesso modo consoglio a chi è disoccupato e disperato di nn buttarsi nella fallimentare idea di una parafarmacia, vi rovinate la vita.. Cercate piuttosto di cambiare facoltà (va bene anche infermiristica) o muovetevi per un lavoro aldiguori del farmaceutico. Anchee se e dura, al momento sto cercando di venedere la mia parafarmacia x emigrare, cambiare vita vivere con poco, valutate questi aspetti, la vita e una sola, nn passatela ad elemosinare uno stipendio da fame, e a pagare debiti.. Ve lo dico con il cuore.
Permettimi di dubitare che tu abbia avuto una parafarmacia. In ogni caso la tua esperienza potrebbe essere solo ”tua”. Ci sono parecchie parafarmacie di colleghi che vanno bene ed anche io che ho entrate minori delle loro, ritengo che non ci sia stato alcun disastro che tu invece menzioni.
D’accordissimo. Ovviamente non si capisce la posizione del mnlf , non si possono formare schiere di laureati quando il numero di farmacie è sempre lo stesso. Se i professionisti sono difficilmente reperibili qualche titolare sara costretto al fuori busta , altrimenti nessuno ti viene a lavorare. Cmq al test dovranno partecipare sia i figli dei titolari che glia altri, come gia dimostrato dai test a medicina è l’uinica via. Cmq ormai quasi tutte le altre prof sanitarie sono a numero chiuso dov è lo scandalo?????
Fate bene a ”consigliare” i vostri conoscenti di non intraprendere(almeno al momento) il corso in farmacia. Così possono scegliere LIBERAMENTE e senza essere costretti da una regola ABERRANTE come quella del numero chiuso, se diventare farmacisti o no. Non possiamo consegnare anche l’universita’ di farmacia ai titolari di farmacia e loro figli. Al loro uso e consumo ed impedendo agli altri (non figli di titolari)il libero diritto a studiare. Se poi troveranno o no lavoro non e’ un vostro problema, fa parte dei rischi…
Inoltre la farmacia e’ una professione sanitaria solo in parte. Se per ”sanitaria” intendete quella che ha portato il farmacista ad erogare i cosiddetti servizi in farmacia…stiamo freschi!
Per me il farmacista sara’ un ”sanitario” quando tornera’ a preparare e dispensare con coscienza i farmaci e soprattutto quando gli si aumenteranno le COMPETENZE di un sanitario(farmacista prescrittore). Al momento possiamo solo parlare di farmacista come distributore automatico esperto in marketing, che di ”sanitario ha ben poco…
piuttosto che pensare prima al numero programmato o chiuso che sia, perchè università, Ministero della salute, ordini dei farmacisti e associazioni di categoria non pensino di fare una totale riforma della professione del Farmacista inserendolo nei ruoli che gli spettano avendo fatto un corso di laurea di 5 anni e un esame di abilitazione, paga l’enpaf anche se non lavora e l’iscrizione all’ordine. Per i ruoli mi riferisco al Farmacista nelle Asp non solo nella farmacia ospedaliera, Farmacista negli enti di ricerca dove spesso i concorsi riguardano ambiti studiati dal farmacista ma banditi per altre lauree, Farmacisti nella Pubblica amministrazione, bisogna riscrivere gli sbocchi occupazionali del Farmacista e rivedere le equipollenze della Laurea in Farmacia (ci sono lauree triennali e senza nessun esame di abilitazione che hanno molti più sbocchi, es. tecnico laboratorio biomedico o le lauree triennali in professioni sanitarie, come se il Farmacista non fosse una professione sanitaria!!).
Spero che qualche collega si svegli perché il lavoro di Farmacista in Farmacia o in Parafarmacia, come unico sbocco, se qualcuno lo trova vista la crisi e la saturazione che cè, è un ParaLavoro per pochi “fortunati” se così si possono chiamare visto che col CCNL che abbiamo un collaboratore guadagna 200-300 euro in più di un magazziniere con 10 anni di anzianità..
SVEGLIA!!
Ma la cosa peggiore e che a decidere ci sono persone, come Novellino che è Preside di facoltà e padre e marito di farmacista titolare di farmacia. Provate a scrivere su google il nome di quelli che si stanno occupando della cose e vedrete che tutti hanno una farmacia di proprietà. Ma andate a xxxxxxxxxxz
[…] addietro abbiamo affrontato l’argomento in svariati articoli ed interviste, in particolare l’intervista al Professor Ettore Novellino, presidente della Conferenza dei Presidi di facoltà di Farmacia italiani. Ricordiamo anche altri […]