Rispunta la tassa sulle sigarette elettroniche. Lo Stato ne può fare a meno?

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Sigaretta-elettronica.-Non-fa-male-pero_h_partbSi era già parlato, ed anche piuttosto a lungo, della possibilità di introdurre una tassa sulle sigarette elettroniche, ma il nuovo Parlamento alla fine non se l’è sentita.

Per essere più precisi, in Commissione Bilancio la Camera non se l’era sentita.

Ma l’intenzione di tassare questa tipologia di sigaretta è tornata.

Il consumo dei tabacchi, tradizionalmente intesi, sta diminuendo mentre le e-cig continuano ad aumentare il proprio successo.

Il problema si attorciglia intorno alla questione fondamentale: le e-cig sono un prodotto da fumo o un dispositivo medico?

A seconda di come si risponde a questa domanda cambia tutto: punti vendita autorizzati, pubblicità, tasse…

Alcuni, da buoni italiani, suggeriscono una terza “via”: tassare non le e-cig ma gli “atomizzatori”, ovvero i filtri.

Ma il Ministero non vuole certo ridurre gli introiti, specie in un momento simile.

Le casse dello Stato con le accise sui prodotti da fumo hanno un gettito annuale di tutto rispetto.

Stiamo parlando di cifre che si attestano intorno ai 14 miliardi di Euro all’anno, nelle casse dell’Erario.

Tra l’altro lo Stato non è mai andato leggero con questi tipi di prodotti: a mo’ di esempio è sufficiente pensare che quasi il sessanta per cento del costo di un pacchetto di sigarette è costituito dall’accisa sul tabacco; ed inoltre, argomento sempre molto contestato, l’Iva sul prodotto viene applicata considerando anche l’accisa. Una tassa sulla tassa.

La flessione di questo mercato, per le già magre casse dello Stato, è questione molto seria.

Con l’introduzione della sigaretta elettronica e con la crisi economica, nel trimestre che va da Dicembre 2012 fino a Febbraio 2013, pare che lo Stato abbia avuto un ammanco di circa 200 milioni di Euro.

Ci sarà l’introduzione di una accisa sulle e-cig? C’è chi è pronto a scommetterci.

 

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