Vediamo insieme come funziona la nano-capsula in squalene che è valsa il premio dell’European Patent Office ai due importanti ricercatori italiani e ai loro colleghi francesi.
Luigi Cattel e Barbara Stella l’hanno chiamata “magic bullet” proprio perchè la sua prerogativa è quella di riuscire a colpire il bersaglio con estrema precisione.
L’obiettivo è di colpire e distruggere le cellule tumorali cercando di non danneggiare i tessuti sani.
Il carrier, la nano-capsula appunto che convoglia il farmaco antitumorale verso le cellule malate, è stata realizzata in squalene, , materiale ottenuto dall’olio dello squalo: è un precursore del colesterolo, distribuito in tutti i vegetali, una molecola probiotica datata un miliardo di anni fa.
L’importanza sta nel fatto di essere un carrier a 360 gradi con mille utilizzi potenziali: può essere in grado di trasportare farmaci, anche cosmetici o diagnostici.
Forma nanoparticelle molto solide, quasi cristalline.
Precise come una pallottola.
Tantisima soddisfazione e qualche piccolo rammarico.
Sono saliti sul palco per ricevere il premio come migliore inventore dell’anno per la sezione Luigi Cattel, capelli bianco latte e sorriso contagioso, e Barbara Stella, stretta in un’ottimistica giacca gialla, erano giustamente emozionati.
Il premio è arrivato dopo molti anni di sforzi da cui è stata prodotta al nano-capsula 70 volte più piccola dei globuli rossi ed in grado di colpire in maniera selettiva le cellule cancerose.
Potenzialmente molto efficace per il tumore al pancreas, uno dei più micidiali.
E sulla soglia della fase clinica, quella più delicata, con la sperimentazione sui pazienti.
Una vittoria che i due ricercatori dell’università di Torino hanno deciso di condividere con i colleghi francesi guidati da Patrick Couvreur, dell’Università di Parigi Sud.
A dir la verità nei comunicati dell’Ufficio europeo dei brevetti, che da otto anni organizza il premio, il primo nome che compare è proprio il suo così come nel video introduttivo si vede la torre Eiffel, ma non la Mole.
Tuttavia la scoperta delle nano-capsule anticancro è avvenuta a Torino.
Proprio nel momento di fare il grande salto però, quando bisognava trovare qualcuno pronto a finanziare il lungo e costoso processo di brevettazione, in Italia Stella e Cattel hanno trovato solo porte chiuse.
Fortunatamente in Francia l’amico Couvreur con cui la collaborazione era avviata da anni ha messo in campo il CNR francese che, a sua volta, ha messo mano al portafoglio, garantendo 5 milioni di fondi.
Un’occasione irrinunciabile per i ricercatori di Torino che hanno accettato di buon grado la condizione posta dal CNR: Parigi doveva avere la proprietà del brevetto.
A Torino arriveranno le royalties delle future implementazioni del vettore anticancro, ma gli introiti della possibile vendita a una big pharma resteranno, come è giusto, nelle casse parigine.
Non è necessario chiedere a Cattel commenti sulla scarsa lungimiranza delle istituzioni italiane e anche delle stesse aziende, troppo spaventate dal rischio per investire in una ricerca pure di altissime potenzialità: in questo momento preferisce godersi la gioia del riconoscimento e incoraggiare i giovani ricercatori italiani.
Intervenuto in merito alla vicenda Cattel ha affermato:”Non abbiate paura di condividere le vostre scoperte con i colleghi stranieri, l’importante è far procedere la ricerca, anche a costo di qualche piccola amarezza“.