Il ripiano della spesa farmaceutica ospedaliera mette a rischio chiusura almeno 6-7 aziende, almeno a quanto afferma il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, nel corso dell’audizione in commissione Igiene e Sanita’ del Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva intrapresa dai senatori sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale .
Le stime parlano di 400-500 milioni di euro e «il problema» spiega Scaccabarozzi «è che questa cifra è a carico di poche aziende, quelle che fanno ricerca e producono farmaci ad esempio contro il cancro. Sono 6-7 imprese che, a fine anno, dovranno ‘restituire’ anche 50-60 milioni l’una. E il rischio è che debbano chiudere».
A tale proposito il presidente di Farmindustria torna a sollecitare l’entrata in campo del Tavolo sulla farmaceutica: «Abbiamo avuto una prima riunione che è stato molto positiva, ne avevamo pianificato un secondo ai primi di ottobre», ma la crisi di governo ha interrotto l’iter. «E adesso a breve speriamo che ci sia questo nuovo incontro, perché il Tavolo deve prendere delle decisioni urgenti».
Secondo Scaccarabozzi l’emergenza chiave della faccenda è «il ripiano della spesa ospedaliera perché c’è una spesa sanitaria visibile che è in contrazione, poi cè un dato invisibile e cioè quello dei ripiani che dovremmo fare, e sono ripiani importanti». Altrimenti, come già detto, il rischio è che le aziende chiudano.
«A pagare saranno l’occupazione e l’economia del Paese» sottolinea Scaccarabozzi «ma se si vuole intervenire si può e anche a costo zero». Una delle proposte di Farmindustria per risolvere la situazione è, ad esempio, quella di fare una specie di «compensazione» tra il pay-back dovuto dalle aziende alle Regioni e i debiti che le Regioni hanno nei confronti delle stesse.
«Noi siamo l’unico settore che ha il pay-back, che restituisce il 5% del fatturato e che ha l’1,83% di margine ridotto sul fatturato che dobbiamo restituire alle Regioni» spiega Scaccarabozzi «Ma le Regioni ci devono pagare: sono lo stesso ente. Se facessimo questa compensazione in un colpo solo risolveremo oltre il 25-30% dei debiti nei confronti delle industrie farmaceutiche a costo zero e questo non avrebbe nemmeno impatto sui parametri europei. Sarebbe per noi un grande segnale, anche verso gli investitori e di immagine».
E conclude ribadendo la necessità di «riportare a livello centrale le competenze sul farmaco», una situazione che gioverebbe anche a tutti i cittadini italiani in termini di accessibilità a determinati farmaci, che in alcune Regioni non arrivano mai solo «per questioni di costi».