Esclusiva – Intervista a Sandra Palandri, presidente di Federfarma Pistoia, sospesa da Federfarma

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Sandra PalandriLa notizia ha fatto il giro delle redazioni delle riviste specializzate in pochi minuti: Federfarma Pistoia è stata sospesa da Federfarma nazionale fino all’11 Marzo 2014. Una decisione che viene a seguito di quella che è stata la condanna di Urto.Far., l’associazione regionale. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare la dottoressa Sandra Palandri, presidente di Federfarma Pistoia.

Dottoressa Palandri a Pistoia siete stati sospesi, che sta accadendo?

E’ una situazione delicata. Io sono molto dispiaciuta perché siamo tra colleghi , non siamo tra categorie diverse in cui è comprensibile, seppure non auspicabile, che ci siano anche colpi bassi o scorrettezze: ma qui siamo all’interno di una categoria sindacale in cui tutti lavoriamo per il bene della categoria; magari con idee diverse, con proposte differenti, però il fine dovrebbe essere lo stesso. Questa situazione ci ha lasciato estremamente perplessi.

 

Ci può raccontare dall’inizio? Cosa è successo?

Noi da oltre due anni abbiamo lavorato ad un progetto , sul nostro territorio, nella speranza di poter dimostrare con la forza dei risultati, ciò che sosteniamo con la nostra progettualità.

Fin da subito ci siamo resi conto che a livello regionale, la maggioranza era diversa e riteneva di percorrere altre strade sindacali. Scelte del tutto legittime, ma noi come provincia, sentendoci un po’ “stretti” in una decisione non condivisa, abbiamo provato a sondare strade alternative; anche perché ci potevano essere degli spazi di ragionamento con la nostra Asl quindi ci è sembrato opportuno, con il consenso dell’unanimità della nostra assemblea, quindi agendo sempre in maniera più che democratica, fare un tentativo.

 

Tentativo che sembra non essere piaciuto, direi.

Si infatti. Il progetto alternativo non è piaciuto, forse a causa nostra che non abbiamo saputo spiegarlo: si tratta del pharmaceutical care, ovvero un progetto nel quale la farmacia sul territorio acquisisce un ruolo diverso rispetto al passato; non è più solo il luogo di dispensazione del farmaco ma diventa un luogo dove si prende in carico il paziente cronico.

Si prova a sperimentare e a legare la professionalità del farmacista ad altri fattori: nel caso specifico era riferito al monitoraggio della terapia,  ma anche l’educazione a corretti stili di vita, la farmacovigilanza, in altre situazioni potrebbe essere lo screening sulle malattie croniche… insomma gli spazi ci sono.  

 

Non sembrano follie. Il sindacato regionale non ha gradito la vostra iniziativa?

Il progetto è stato recepito come un insulto alla dirigenza attuale, ed è stato fin da subito condannato come un vulnus che andava a ferire la linea politica sindacale fino a quel momento portata avanti dall’Urto.far., e siamo quindi stati sospesi.

Abbiamo fatto ricorso al collegio dei probiviri che si è espresso con due voti e un astenuto (l’astenuto ha  però  motivato la sua astensione dichiarando che non condivideva le scelte delle motivazioni degli altri due colleghi), confermando la sospensione ma riducendola ad otto mesi.  

 

Cosa l’ha ferita di più di questa decisione?

Fin qui siamo ancora a livello regionale che, sebbene ci siamo impegnati a spiegare le nostre ragioni, è giunto a questa misura. Ma non è finita qui: la cosa che più mi ha ferito è stata che da un giorno all’altro noi ci siamo ritrovati sospesi anche da Federfarma nazionale, senza che ci fosse comunicato nulla in merito.

 

Nessuna comunicazione in merito?

Nulla. Di punto in bianco. Questa è la cosa che mi ha ferito di più. Il modo. Non entro nel merito delle motivazioni, ma almeno la comunicazione della decisione che stava per essere presa con un moderato preavviso, onestamente me la sarei aspettata.

 

Ho avuto delle informazioni che dicono che da un giorno all’altro voi vi siate trovati fuori dai server, fuori dalle circolari, dalle strutture telematiche… corrisponde al vero?

Non confermo e non smentisco.

Le posso dire che è arrivata la settimana scorsa una lettera, dopo che io avevo chiamato per avere maggiori informazioni in merito, nella quale si esponeva la presa d’atto da parte di Federfarma nazionale della delibera di sospensione dell’Urto.Far. Abbiamo a nostra volta risposto a Federfarma nazionale con una lettera per capire alcune cose.

 

Quali cose?

Prima di tutto vorrei capire se all’interno di questo sindacato c’è, come detto nell’ultima assemblea romana, l’apertura necessaria a fare anche un’opposizione costruttiva, oppure no.

Vorrei capire se c’è lo spazio per chi, a volte, non condivide completamente le scelte della dirigenza. Tra l’altro poi vorrei che mi si spiegasse dove sta una non condivisione delle scelte della dirigenza, in un progetto che da due anni si occupa di pharmaceutical care.

A me risulta che la pharmaceutical care sia ritenuta dalla dirigenza di Federfarma Nazionale una delle vie d’espansione della farmacia del futuro. Ci terrei a precisare che io sono stata tra le prime quest’anno a compilare il questionario che il professor Giancarlo Nadin ha messo sul sito di Federfarma nazionale invitando alla compilazione.

Io condivido a pieno questa scelta per il futuro e comprendo che è una strada da costruire giorno dopo giorno. Sono cose che non possono cambiare in pochi giorni, ma proprio per questo mi domando il perché dell’ostruzione ad un percorso che va in quella direzione. Il nostro progetto è tutto da buttare via?

 

Non avete avuto confronti sul vostro progetto?

Non sappiamo se il nostro progetto è da buttare, se è buono in parte, se è stato solo tollerato, se è condiviso… Ci terrei a ricordare che noi lo stiamo portando avanti a nostre spese, nella nostra provincia, nelle nostre farmacie: non diamo noia a nessuno.

 

Nell’intervista che lei gentilmente mi concesse in Primavera mi disse che Pistoia era un laboratorio avanzato dentro al laboratorio sperimentale che è la Toscana, è così ancora?

Certamente. Le cose da allora sono ulteriormente peggiorate perché in questa regione  si parla di “botteghe della salute”, che sono delle “non so che cosa”, forse botteghe, sportelli, spazi, dove del personale, che non è dato sapere chi sia, fa prenotazioni Cup, stampa referti medici, prenota  la consegna a domicilio dei farmaci, misura la pressione, misura il glucosio, misura il colesterolo… e questo è solo l’inizio.

 

In Toscana, a Siena, c’è già stata la polemica su Poste Italiane che consegna i farmaci.

Guardi, questa è una regione estremamente creativa. Qui le cose si inventano, poi è da vedere se sono tutte legali, e legittime, ma è un continuo inventare. Tra l’altro passa con molta facilità  dall’ideazione all’attuazione: qui da qualche tempo hanno iniziato anche ad aprire nelle zone più periferiche, nelle zone più disagiate, gli sportelli “Ecco fatto”.

 

Che cosa sono?

Sono sportelli a cui andrà un giovane volontario del servizio civile a fare da interfaccia nei servizi online, e relazione con la pubblica amministrazione ma farà anche… indovini un po’ ? Prenotazioni Cup, stampa dei referti medici, consegna dei farmaci… Prima di far prendere campo a tutta questa rete alternativa, che io chiamo “possibile rete alternativa di distribuzione del farmaco”, facciamoci noi responsabili di servizi di cui l’Asl in questo momento ha bisogno. Perché non noi?

 

In un ipotetico incontro con Annarosa Racca, cosa vorrebbe chiedere alla Presidente?

E’ molto semplice: vorrei chiederle perché ci ha sospeso dal sindacato nazionale. Che cosa abbiamo fatto? Io so che è stata una presa d’atto, ma vorrei capire le motivazioni della sospensione.  Il nostro è un progetto sperimentale se non piace si può ragionarci sopra, si possono fare variazioni, aggiustamenti… ma non sospenderci.

 

Sembra chiaro a molti che bisogna trovare strade alternative per rendere la professione remunerativa, la stessa dirigenza di Federfarma nelle interviste fatte anche sul nostro giornale ha ribadito spesso questa esigenza. Ne consegue che è proprio il vostro progetto a non piacere.

Io questo non posso saperlo, so soltanto che qui a Pistoia ci sono rimaste due strade: una è proseguire sulla strada già intrapresa e andare a vedere dove si va a finire, l’altra è tornare indietro, rinunciare al progetto, e ritrovarci tra due anni con le nostre farmacie che varranno la metà della metà di quel che è il loro valore attuale.

 

Ho di recente intervistato il dottor Franco Gariboldi  Muschietti, ex presidente di Federfarma Treviso, ed anche lui sottolineava l’inutilità dell’adesione ad un sindacato che non ascolta le proposte degli organi periferici, e nel quale non c’è dialogo reale. A Treviso è nata un’alternativa a Federfarma, è questo il destino che aspetta i farmacisti? La nascita di alternative sindacali?

Qui ci si gioca il futuro.  Personalmente sono convinta che un sindacato unico con persone capaci che lo guidano con convinzione e determinazione, sarebbe, come lo è stato per anni, la soluzione migliore. Noi qui a Pistoia, abbiamo sempre avuto l’intenzione di lavorare all’interno del sindacato. Nessuno vuole uscire.

3 COMMENTS

  1. La sig.ra racca invece non gradisce.

    E con un ALTO livello di democrazia nel sangue, oltre che di una simpatia che scioglie la pelle solo a guardarla, preferisce “aRRACCArsi” dentro le mura delle sue certezze.

    Non importa se queste mura sono di sabbia, e se le continue ondate ne spazzano via ogni giorno un pezzettino.

    Meglio cercare di tamponare, e di mettere sabbia nuova, sperando che un giorno non arrivi un’onda bella grande, o peggio uno TSUNAMI, che spazzi via lei, le mura, e tutta quanta la spiaggia!

  2. Sono responsabile di scuola di Formazione ECM. Nei possibili futuri scenari io ed i miei collaboratori siamo convinto che il ruolo di screening territoriale fatto dalle farmacie costituirà il futuro, uno dei futuri possibili, dei servizi. Se ho a ben capito il problema di Pistoia, isolare una iniziativa in tal senso non solo è controproducente ma è un suicidio professionale.

  3. Il fatto che la Presidente di Pistoia, insieme al Consiglio Direttivo e alla maggioranza (vera) dell’Assemblea dei Titolari di farmacia della Provincia, intendano assumere le responsabilità, del “cambiamento” del sistema farmacia, nell’ambito di una nuova dimensione inserita nel contesto di una complessa evoluzione sociale, che inevitabilmente si riflette sullo stesso concetto di salute.
    Il fatto che qualcuno cerchi di sviluppare la <> secondo le indicazioni della F.I.P., allo scopo di raggiungere un miglioramento della qualità di vita del paziente, avvalorando anche logiche che supportano la riserva di legge e la responsabilità del
    farmaco nelle esclusive competenze del farmacista, scongiurando e/o contrastando il grave fenomeno del commercio elettronico…. .
    Questi fatti, e queste dinamiche realtà, spesso vengono mortificate e assoggettate a mere logiche di potere locale e centrale (prebende sindacali), sordo ad ogni forma di democrazia e di pluralismo partecipativo.
    La Presidente, vada avanti per la sua strada, quella della coerenza e dell’innovazione, saremo in tanti a seguire il “nuovo corso”.
    Tonino Marchetti
    rurale Lecce

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