– Professor Galeno, prego si accomodi…
– Sono un uomo umile, chiamami semplicemente magister.
– Magister, lei non immagina quanto io sia onorato..
– Lei chi? Qualcuno che non è qui? Dammi del tu, come si faceva tra latini.
– Davvero posso? Allora Galeno..
– Magister Galeno, se non ti dispiace…
– Oh, mi scusi. Anzi scusami.
– Per Giove, quanto si è imbarbarita la mia lingua, quanto tempo perdete a piazzare sillabe prima o dopo il verbo. Ai miei tempi…
– Ecco, proprio di questo volevo chiederti, dei tuoi tempi.
– Domanda pure figliolo, ma prima dimmi: vedo un caduceo sulla tua tonaca, sei forse anche tu un membro della setta dei therapeutes?
– In un certo senso. Sono un farmacista, un preparatore di rimedi medicamentosi per curare le genti.
– Per Atena, un collega! E dopo così tanti anni ancora la gente si ammala, non avete trovato rimedi al pneuma corrotto dai quattro umori corporei?
– Be’, ecco, direi di no. Anzi, quanto a corruzione, ti assicuro che siamo molto più avanti di quanto tu possa immaginare.
– E gli umori? La rete mirabilis?
– E che vuoi che ti dica, magister. Gli umori subiscono gli influssi del Senato e tendono sempre più a un colorito nero…
– Il Senato faceva danni già ai miei tempi. Perché non scegliete un Tiranno che risolva tutti i problemi?
– Guarda, anche su questo punto siamo abbastanza avanti, ma non divaghiamo. Dimmi piuttosto, come fai a conoscere Internet?
– L’etimo del vocabolo mi appartiene, ma quel net finale mi è sconosciuto. Forse perché il tennis ai miei tempi non era ancora stato inventato?
– Ma no, che c’entra! Era il tuo domandare della rete mirabilis che mi ha tratto in inganno e fatto pensare al web.
– Web? Quali oscure verba usi, o collega?
– E’ inglese, una lingua del Nord.
– Non pronunciare parole e terre barbare, ricordati che hai di fronte un magister!
– Sai, magister, qui sono cambiate diverse cosette. Ti dico solo che la natia Turchia e la vicina Grecia sono oggi ai confini dell’Impero.
– Vuoi forse dirmi che i barbari sono al potere?
– Tu vuoi a tutti i costi farmi prendere una denuncia, parliamo d’altro. Il tuo nome è immortalato nella professione di noi farmacisti: i rimedi che allestiamo in laboratorio vengono idealmente fatti risalire alle tue sperimentazioni.
– Lusinghiero. E allora cosa sono tutte quelle scatoline colorate sul tuo banco?
– Quelli sono OTC, magister. Un acronimo di… vabbe’, un termine barbaro che ti farebbe alterare.
– E quel cartello che avvisa del taglio di prezzo del 40% sui farmaci cos’è? La solita decima che Roma impone all’Impero?
– Sono cambiati i tempi, magister. Oggi Roma la decima la impone solo a noi farmacisti.
– Per Giove! E che dicono i nostri Pretori?
– Il proconsole Mandellus e la proconsolatrice Racca nei comizi curiati parlano della Apoteka officiorum.
– Lo traduco in farmacia dei servizi?
– Lasciamolo in originale, rende meglio la trasformazione della farmacia in ufficio. Resta comunque una grande vittoria: pensa che inizialmente era prevista la confisca dei nostri beni e l’esposizione di tutti i farmacisti ad bestias.
– Sì, ma perchè solo ai farmacisti? In cosa avete offeso l’imperatore?
– Nessuna offesa all’imperatore, per dirla alla tua maniera pecunia non olet anche se intorno si sente una forte puzza di bruciato.
– Vuoi forse dire che i mercanti si sono appropriati della nostra nobile professione? Cacciateli dal tempio!
– E chi dovrebbe farlo? Chi è impegnato nelle primarie non si perde dietro a questioni secondarie, chi si è scisso rischia di essere lui il cacciato dal tempio. E poi c’è la crisi e tutti siamo chiamati a fare sacrifici
− Vuoi dire che sono state ridotte le bighe blu e i compensi al Senato? O al solito pagano i Plebei e i Patrizi si trastullano in festini con musici e licenziose ancelle?
− Tu vuoi vedermi finire in catene al Colosseo, la prossima volta intervisterò l’aspide di Cleopatra: è meno velenosa di te…
Mala tempora currunt, sed peiora parantur.